Un invito a condividere i Sogni
Questo è un invito sperimentale rivolto a sognatrici e sognatori: quando sognate qualcuno con cui avete un rapporto buono e stretto, scrivetegli per prendere un caffè, un tè del pomeriggio o un aperitivo, se possibile, così da avere modo di condividere il vostro sogno di persona, in presenza. Oppure parlateci al telefono…o scrivetegli…o insomma provate a contattarlo in qualche modo. Proponete di stare sul sogno insieme, di sognarlo ancora. Potrebbero emergere diversi significati condivisi, importanti e attuali: immagini, pensieri, fatti e altri sogni che hanno punti di incontro e confronto, di reciproco arricchimento. Spazi di comprensione e di contatto.
La condivisione dei sogni è una pratica nutriente e auspicabile in generale. Molte persone che vivono insieme o si vedono (quasi) tutti i giorni la mettono in atto spontaneamente: coinquilini, amici, familiari, coppie, a volte accade anche nei luoghi di lavoro. Spesso quando si racconta un sogno agli altri che ci ascoltano vengono in mente i propri contenuti e si creano reti immaginali: insieme si trovano associazioni, rimandi e ricordi (sogni, esperienze, libri, film, canzoni, quadri etc) e sguardi utili alla comunità che si raccoglie attorno al Sognare. Si trovano nessi preesistenti e sottesi che acquistano un senso nuovo, sia individuale che collettivo.
Le Reti oniriche
Con le precedenti parole era mia intenzione introdurre un’esperienza densa di significati ed emozioni, quella che si vive quando i propri sogni hanno dei punti di convergenza con quelli di amici, conoscenti e sconosciuti (nell’ultimo caso sognatori che partecipano a progetti di vario tipo sui sogni).
Le immagini oniriche non prescindono dalla vita di veglia, né si esauriscono in essa; si intessono nella storia personale, ma all’interno di arazzi ben più estesi e co-costruiti. Sono di più, molto di più, sono i fili di Arianna che compongono le trame delle Storie del Mondo. Potremmo dire che c’è come un’altra vita che si manifesta tra le onde della Notte. Gérard de Nerval diceva che “il sogno è una seconda vita”. Quando si osservano le Reti oniriche che si creano tra sognatrici/sognatori si può notare che queste vite (diurna e notturna, individuale e collettiva) non sono parallele, ma ben intrecciate, in modi tutti loro e alquanto sorprendenti. Siamo affacciati sull’Infinito. Pronti.
I nodi delle reti oniriche sono esperienze estetiche condivise.
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“La creazione sembra nascere dall’imperfezione, sembra venir fuori da uno sforzo e dalla frustrazione. Ed è così che, secondo me, è nato il linguaggio: è derivato da un forte desiderio di trascendere il nostro isolamento, per comunicare, in qualche modo, gli uni con gli altri.
E probabilmente è stato facile, è stata una semplice questione di sopravvivenza: per dire “acqua” abbiamo prodotto questo suono; “c’è una tigre dietro di te” e abbiamo prodotto un altro suono. Ma quello che è davvero interessante, secondo me, è il fatto che noi usiamo lo stesso identico sistema di simboli per comunicare tutti i fenomeni astratti e intangibili che si presentano nella nostra vita.
Come si esprime la frustrazione? O come si esprime la rabbia o l’amore? Quando dico la parola amore, il suono viene fuori dalla mia bocca e colpisce l’orecchio dell’altra persona, viaggia attraverso un intricato percorso che porta al cervello, attraverso i ricordi d’amore o di mancanza d’amore. E l’altra persona registra quello che dico e dice di capire, ma io come faccio a saperlo? Perché le parole sono inerti, sono simboli, sono morte. E una grandissima parte di tutta la nostra esperienza è intangibile, gran parte di quello che percepiamo non può essere espressa con le parole.
Eppure quando noi comunichiamo l’uno con l’altro e sentiamo di aver stabilito un contatto e crediamo di essere stati capiti, secondo me proviamo una sensazione quasi di comunione spirituale. Ed è forse una sensazione transitoria, ma è ciò per cui viviamo.”
Richard Linklater, Waking Life