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Consulenza con i Tarocchi

Consulenza con i Tarocchi

  ‘Come un vecchio Saggio il Tarot ci accompagna, con la sua luce-lanterna, in un percorso di messa in trasparenza dell’Emergente in noi.’   La consulenza con i Tarocchi consiste in un momento di incontro e di confronto con i bisogni attuali ed emergenti, rappresentati 

Esplorare i significati attraverso il Tarot

Esplorare i significati attraverso il Tarot

  I territori simbolici e immaginali I Tarocchi sono uno stupendo strumento poliedrico capace di offrire un’esperienza significativa, al di fuori della cornice della predizione e della prescrizione. Il livello di lavoro che più sento evocativo e suggestivo appartiene ai territori del simbolico e dell’immaginale. 

L’Innamorato. Percorso musicale con i Maggiori

L’Innamorato. Percorso musicale con i Maggiori

 

L’innamorato in musica 

L’amoureux, o The Lovers nel mazzo Rider-Waite, era originariamente denominato L’amore: in alto vi compare infatti, chiarissima, l’immagine di Cupido intento a colpire con il suo dardo il giovane al centro della scena, affiancato da due figure femminili che tradizionalmente rimandano alla scelta tra virtù e vizio, tra passione e legge morale.

E’ interessante osservare che lungo il cammino dei 22 arcani come proposto dal maestro cartaio Camoin, disposti in 3 file di 7 carte con Le Mat collocato al di fuori all’inizio del percorso, l’Innamorato si trova, insieme a le Chariot con il quale ha in comune diversi aspetti simbolici riguardo il dominio sulle passioni, a conclusione del primo livello dell’itinerario – la cui meta sarà Le Monde – prima della svolta verso la Giustizia; dopo gli insegnamenti del Mago, della Papessa e della coppia imperiale sembra essere dunque il decisivo momento della scelta tra il bene e il male.

E’ in tale contesto valoriale, brevemente riepilogato, che proponiamo l’associazione musicale di questa tappa del viaggio tra gli arcani, prendendo questa volta in considerazione un noto personaggio del mondo della lirica al quale diversi compositori e librettisti hanno dedicato le loro opere ma che è stato consegnato alla fama immortale dalla musica di Mozart su libretto di Lorenzo da Ponte: Don Giovanni, nel dramma giocoso del 1787 intitolato appunto Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni.

Chi è Don Giovanni? Le origini del personaggio sono da ricercarsi nella commedia El Burlador de Sevilla y convidado de piedra (L’ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra, 1630 circa) del drammaturgo spagnolo Tirso de Molina, ripresa in seguito dai massimi autori di teatro di ogni tempo, quali Molière, Goldoni, Puskin e Byron: in quest’opera è descritto come un nobile cavaliere, accompagnato dal servo Leporello, instancabile seduttore di donne di ogni età e condizione sociale, che a causa delle sue innumerevoli avventure licenziose e dei suoi delitti attira su di sé la vendetta delle sue vittime e la rovina, fino ad essere sprofondato nell’inferno; all’inizio dell’opera, introdotti nell’azione in medias res, lo troviamo infatti mentre, dopo un tentativo di violenza, fugge nottetempo dalle stanze di Donna Anna e sorpreso dal Commendatore del luogo – padre di lei – finisce per ferirlo a morte, macchiandosi di un ulteriore crimine. Nel finale il defunto, nella forma di una statua animata, tornerà dall’oltretomba e comparirà dinnanzi al protagonista che rifiutando il pentimento verrà condannato alla dannazione eterna.

Nel corso delle varie epoche e delle numerose rappresentazioni teatrali e letterarie (oltre agli autori già citati ricordiamo anche Baudelaire, Flaubert, Hoffmann, Pirandello) Don Giovanni ha rappresentato un mito, un archetipo, un simbolo universale dell’individuo che sfida le leggi divine e le norme sociali, della incoercibile forza e potenza vitale che necessita di confrontarsi con i propri limiti e le strutture etiche, della natura complessa del desiderio e della libertà umani: si potrebbe dire, in riferimento alla scena rappresentata dall’arcano VI, di colui che ineluttabilmente è chiamato a scegliere e che a tale scelta in ultimo non può sottrarsi. A questo proposito nella sua opera Aut-aut (1843) il filosofo danese Kierkegaard, iniziatore della corrente esistenzialista, nell’ambito della sua visione circa i tre stadi dell’esistenza (estetico, etico, religioso) elegge Don Giovanni a rappresentante dello stadio estetico della vita, basato sul piacere effimero, sull’attimo e sulla finitezza delle cose, e afferma che la musica è il solo mezzo artistico capace di rendere nella maniera più efficace la sensualità erotica e l’inafferrabilità espresse dal personaggio, in quanto linguaggio immediato e che ha bisogno di essere ricreato di volta in volta: “…Don Giovanni non deve essere visto, ma ascoltato!”.

A rendere l’opera un classico del patrimonio culturale vi è inoltre la straordinaria, sfaccettata fusione di registri diversi, dal tragico al comico, dal sublime al grossolano, che la musica riesce a tenere miracolosamente assieme e che consente di guardare al protagonista come ad un simbolo portatore di volta in volta di considerazioni nuove e di questioni e dispute, come quella amorosa-erotica, mai del tutto esaurite e risolte dall’uomo. Il Don Giovanni, allora, che rappresenta la spiritualizzazione della sensualità – il demoniaco sensuale, afferma Kierkegaard – e la genialità sensuale, espressa appunto dalla musica mozartiana, che seduce in forza del suo inesauribile, traboccante desiderare e che di tale desiderio finisce egli stesso vittima, si presta a rappresentare da una parte l’assillo della scelta – il passaggio dallo stadio estetico allo stadio etico coincide proprio con l’assunzione della propria responsabilità e del dovere: da seduttore a marito – dall’altra l’eterna tragicommedia degli amanti, posti di fronte alla sfida del tempo che inesorabilmente consuma la passione e obbligati a misurarsi con le norme etico-sociali che regolano i limiti del loro agire. Li ritroviamo nella raffigurazione del mazzo Rider-Waite, in cui addirittura sono rappresentati come la coppia primordiale del giardino dell’Eden, dal quale, come è ben noto, saranno scacciati e puniti con la morte in conseguenza della loro trasgressione alla legge divina: e tuttavia da ogni nuova coppia umana, in virtù della misteriosa potenza di Eros/Amore, rinasce ogni volta la vita e una nuova anima compie il suo debutto sul grande palcoscenico del mondo.

Un momento emblematico dell’azione di Don Giovanni, e l’aria più celebre dell’opera, è il duetto (Atto I, scena 9) con Zerlina, una giovane contadina appena andata in sposa a Masetto, che il cavaliere incontra durante la sua festa di nozze e che ciò nonostante non esita a sedurre: rimasto solo con lei con uno stratagemma, intona le famose parole che danno il titolo al brano, Là ci darem la mano / là mi dirai di si…

L’atmosfera è resa dalla soavità e dall’equilibrio della scrittura mozartiana, nel dialogo bilanciato delle voci del baritono (Don Giovanni) e soprano (Zerlina) che poggiano su un accompagnamento dal battito regolare e dai brevi interventi dell’orchestra che sottolineano i sentimenti dei due personaggi, evidenziando i punti di tensione delle parole, in una vocalità che appare semplice ma sempre espressiva e aggraziata, tipica dello stile del genio salisburghese. Un cambiamento del tempo, che si fa vivace, caratterizza il finale dell’aria, sulle parole, ora cantate dai due assieme

“Andiam andiam mio bene / a ristorar le pene / d’un innocente amor”

Qui è chiara anche la trasfigurazione, come in un incanto, compiuta dalla musica: anche se per un solo attimo (subito dopo ad interrompere l’idillio comparirà in scena un’altra donna precedentemente sedotta e abbandonata dal burlador di Siviglia: Donna Elvira) l’amore dei due innamorati è detto essere innocente e gli amanti, vinti da una passione che li trascende, non avrebbero che la colpa di voler alleviare le sofferenze d’amore causate in loro dalle frecce di Eros; con questa riflessione, che mostra come l’archetipo del Don Giovanni è posto sotto diverse luci cangianti, possiamo allora pensare anche alla complessità dell’arcano VI, una carta tutt’altro che semplice, che esprime significati molteplici, dalla vita emozionale e affettiva all’amicizia, dal piacere alla separazione, dal triangolo amoroso alla scelta di un legame consapevole.

 

Numerosissimi gli allestimenti, le produzioni e le incisioni dell’opera: da parte nostra proponiamo una rappresentazione andata in scena nel 1997 presso il Teatro Comunale di Ferrara, sotto la sapiente direzione di Claudio Abbado (già distintosi come direttore presso le maggiori istituzioni musicali del tempo: La Scala di Milano, l’orchestra di stato di Vienna, il Metropolitan Opera di New York, direttore artistico del festival di Salisburgo) alla guida della Chamber Orchestra of Europe. Nel ruolo di Don Giovanni il baritono inglese Simon Keenlyside, nei panni di Zerlina il soprano Patrizia Pace.

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Se proviamo, come nelle considerazioni intorno ai precedenti arcani, ad esplorare la costellazione archetipica di ciascuno di essi in ogni suo lato, facendo luce – ci si perdoni il gioco di parole – sulla sua ombra e se con un gran balzo trasferiamo l’arcano avanti di due secoli dalle ambientazioni mozartiane alla contemporaneità della società (post) industriale, in un scenario profondamente mutato, le tematiche dell’eros e dell’amore appaiono oscurate e avvolte dalla crisi antropologica e sociale che ha sconvolto il secolo XX. Mantenendo sempre una prospettiva dal basso, rivolta all’universo delle sottoculture e dei movimenti della popular music, c’è stato un quartetto inglese, tra i moltissimi nella scena post-punk della fine degli anni ’70 del secolo scorso, che ha incarnato tragicamente, con il suicidio del suo giovanissimo leader Ian Curtis, le dense inquietudini della sua generazione: i Joy Division. La scelta che diviene angoscia, la disgregazione e l’alienazione dei rapporti umani, l’impossibilità asfissiante di vivere sentimenti autentici, le ombre della depressione e della catalessi emotiva sono le tematiche che emergono dai loro dischi, fatti di una musica cruda, buia, affilata, glaciale nella squadrata monotonia delle sue ritmiche e caratterizzata dalle cupe propulsioni del basso di Peter Hook, che viveva della capacità di Curtis di mettere in scena in maniera espressionista i propri tormenti, in un fatale connubio tra rappresentazione e vita quotidiana, fino alla morte a soli 23 anni.

Dovette suonare sinistramente profetica allora la pubblicazione, a brevissima distanza dalla scomparsa del cantante nel maggio 1980, del singolo Love will tear us apart, che è rimasto infine il loro brano simbolo e sicuramente uno dei migliori composti: per alcuni persino la canzone che rappresenta la condizione e l’umore di una intera generazione (l’autorevole webzine Pitchfork la colloca tra ai primi posti delle migliori canzoni del decennio ’80). Il titolo del brano, per volontà della moglie Deborah, è stato scelto come epitaffio e inciso sulla lapide di Curtis, posta presso il cimitero di Macclesfield.

Musicalmente la canzone è aperta da un inesorabile crescendo ed è impreziosita da un riff di synth, all’unisono con l’onnipresente basso, al tempo stesso cantabile, ballabile e alienante, come nella migliore tradizione della new wave dell’epoca, su cui si innesta la voce, baritonale, lamentosa e desolata: le linee eteree del sintetizzatore unite al suono ruvido degli strumenti creano, in contrasto, un’atmosfera spettrale e disturbante, mossa e animata però da un regolarissimo beat della batteria e resa ipnotica dalla circolarità a loop del motivo principale. La perturbante sensazione finale è quella di non poter fare a meno di ballare incarcerati in una minuscola gabbia.

Ascoltandola mentre si tiene a mente l’immagine dell’Innamorato si può avere l’idea del vortice di smarrimento in cui cade chi è diviso tra sentimenti opposti; è noto da alcune interviste rilasciate dalla compagna Deborah e da diverse biografie che l’unione dei due, e di conseguenza l’equilibrio mentale di Ian, era stata incrinata dalla relazione del cantante con la giornalista e produttrice musicale Annik Honoré. Il testo delinea, con pochi e scarni versi nello stile tipico di Curtis, la discesa agli inferi della rottura di un amore, con il suo carico di dolore, paranoia, solitudine, senso di fallimento:

“L’abitudine ci divora, il desiderio è basso

e il rancore è alle stelle ma queste emozioni rimarranno dentro

e noi stiamo cambiando e prendendo altre  strade

e allora l’amore ci farà a pezzi

l’amore, l’amore ci distruggerà ancora una volta

[…] tu gridi nel sonno, tutti i miei fallimenti mi sono davanti

il sapore della disperazione che mi afferra la gola

qualcosa che era così bello semplicemente non può più funzionare

e allora l’amore ci farà a pezzi

l’amore, l’amore ci distruggerà ancora una volta”.

 

L’amore si è tramutato da piacere in veleno, la libertà in schiavitù, la pulsione di vita nel suo opposto di morte: l’eros sembra essere avvinto in un indivisibile abbraccio con thanatos. Nel gioco di corrispondenze tra gli arcani è interessante notare come, in riferimento sempre al diagramma Camoin, la sesta colonna raggruppi verticalmente l’Amoureux, il Senza nome e il Giudizio, in una rappresentazione che ricapitola tutti gli i temi su cui ci siamo soffermati: la passione, la morte, anche concepita come catarsi, e la gravità del giudizio finale. Se si guarda invece alle corrisponde numeriche tra i gradi allora il VI richiama il XVI, la maison Dieu, ancora castigo divino ma anche crollo e disfacimento di ambizioni rivelatesi illusorie…then love will tear us apart.

 

Ascolti:

Claudio Abbado & The Chamber Orchestra of Europe – Don Giovanni; Atto I scena IX duetto Là ci darem la mano (3xCD Deutsche Grammophon, Germany 1998).

Al link troverete recitativo e aria (l’aria vera e propria inizia a 2.03).

 

Joy Division – Love will tear usa part (7’’ Single, Factory UK 1980)

 

Bibliografia:

Soren Kierkegaard – Enten eller, tomo primo – Gli stadi erotici immediati, ovvero il musicale erotico (Adelphi, 1976)

Web: www.flaminioonline.it/Guide/Mozart/Mozart-Dongiovanni.html

Peter Hook – Joy Division, tutta la storia (Tsunami 2014)

 

 

Aldo Pavesi

 

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Il Matto. Percorso musicale con i Maggiori

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RACCOLTA SOGNI con i TAROCCHI vol. 1

RACCOLTA SOGNI con i TAROCCHI vol. 1

 

In questa raccolta sono presenti diversi sogni in cui gli Arcani sono presenti come mazzo, come Lame singole, come stese e come personaggi onirici. Inserisco anche altre narrazioni in cui i simboli dei Tarocchi sono chiaramente espressi dalle immagini e dalla dinamica del sogno.

Ringrazio le sognatrici e i sognatori che hanno condiviso con me queste loro storie oniriche, contribuendo in modo prezioso al farsi della raccolta.

 

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Chi desiderasse aiutarmi ad ampliare questa pagina con nuovi sogni sul Tarot può compilare il seguente questionario/raccolta:

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Tutte le informazioni e le indicazioni di compilazione sono riportate nella prima e nella seconda sezione del modulo Google.

 

Chi ha già compilato il questionario e vuole solo inserire nuovi report onirici può utilizzare questo modulo:

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Sogni con gli Arcani Maggiori

 

L’Eremita e la Papessa

“Sono all’interno di un edificio e ne salgo le scale a chiocciola: incontro un uomo con una lanterna che mi fa strada illuminando la via. Raggiungo una stanza in alto dove in fondo, seduta ad un tavolo, c’è una donna ad attendermi: mi leggerà i Tarocchi”.

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L’Imperatrice e l’Imperatore

“Sono all’interno di uno spazio virtuale, con il mio partner: ci sono due grandi lame, alte almeno tre metri, una dell’Imperatrice e una dell’Imperatore, che si dispongono una di fronte all’altra. Io mi metto a fianco della tre e lui a fianco della quattro. Sembra stia per iniziare il vero agone amoroso”.

 

Note della sognatrice: il sogno si colloca in un periodo in cui in qualche modo dovevo “lottare” per conquistare un amore instabile, operando quello che per me era un passaggio complesso, ovvero fare diventare la mia Papessa…un’Imperatrice intraprendente e battagliera al bisogno.

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La Papessa e il Matto

“Sono all’interno di un edificio di pietra, sembra un castello, c’è penombra. Alla mia sinistra c’è un alto arco e alla mia destra un uomo. In mano ho la carta della Papessa: rappresenta la donna girata di spalle, seduta ad una piccola scrivania che studia. So che quella carta rappresenta i Tarocchi nella dinamica con cui generano il tutto, è la carta chiave. Sento il bisogno di vedere la Papessa in volto, di scoprire il mistero che è celato e quindi di “girare la carta”, che significa girarne l’immagine mantenendola nello stesso verso (un’azione che compio con il pensiero), anche se so che significa svelare un tabù, che di per sé può essere un’azione pericolosa (come per alcune tribù africane vedere i feticci del proprio culto).

Ora che ho girato la carta vedo il Matto che ha due volti a formarne uno solo, uno dritto e uno girato, fatti combaciare esattamente come fosse il Tao. La carta è sul colore del giallo, il corpo è uno solo. A questo punto sento un voce ed è il volto a diritto del Matto che mi dice “io non me ne andrò mai”, il tono è arrabbiato, come se io lo avessi incitato ad andarsene, e contemporaneamente una vertigine violenta mi attanaglia, come se ci fosse una forte scossa di terremoto. Mi spavento a morte, la tentazione è quella di fuggire, velocemente. Nella grande paura però mi rendo conto che fuggirei da una situazione interna da cui non c’è nessun allontanamento sensato e possibile (sia l’allucinazione acustica sia la vertigine realizzo essere eventi interni che l’uomo alla mia destra non percepisce). Ecco che nel momento in cui passa la seconda vertigine-terremoto io ritrovo la calma, so che se rimango lì non succederà niente di male e che anche il Matto ora è tranquillo”.

 

Note della sognatrice: il Matto che sta dietro alla Papessa mi fa pensare alla mia Luna quadrato Urano.

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L’Apocalisse

“Sono una suora, indosso la veste nera sopra e quella bianca sotto; mi trovo in una sagrestia, dal soffitto amplissimo a volta, è tutto in pietra ed è una costruzione molto antica. Dall’altra parte di fronte a me, vicino ad uno scalino che porta ad un piano leggermente rialzato, c’è un’altra suora, più anziana, oltre i sessant’anni. Alla mia destra c’è un vescovo, vestito di porpora, e alla mia sinistra un prete, entrambi di mezza età. Sappiamo tutti che l’apocalisse è imminente, è questione di pochi minuti. Davanti al vescovo c’è una teca di vetro, in cui lui ripone un antico manoscritto rilegato in pelle che contiene la parola che potrebbe impedire il compiersi dell’apocalisse. Sappiamo tutti cosa contiene quel testo. Ma ora il vescovo ha richiuso la teca e ha messo in tasca la chiave e se ne sta andando…e non deve sapere che io intendo prendere il libro. Ho una copia della chiave, ma è in un altro luogo e oramai non c’è più tempo per recuperarla. Ora il vescovo e il prete se vanno uscendo da una porta situata sulla sinistra e rimango sola con la consorella. Mi avvicino a lei e ci inginocchiamo una di fianco all’altra, sul gradino, rimanendo in basso. Non rimane altro da fare che pregare e iniziamo a farlo. La consorella, alla mia destra, intona un canto su San Francesco d’Assisi: la sua voce è soave, delicata e intensa allo stesso tempo. Ecco che davanti a noi appare un aggraziato filo d’erba, verde, vivo. Ora entrambe ridiamo piene di gioia, siamo in stato di grazia. Una luce immensa e calda risale i corpi, tutta la stanza si riempie di luce e calore”.

 

Note della sognatrice: la sera precedente avevo saputo da mio padre che mia nonna (paterna) aveva lasciato questa terra, era un giorno di dicembre del 2011. Nel sogno l’apocalisse mi fa pensare all’arcano del Giudizio anche per il tema del canto e del filo d’erba che appare, si materializza, a testimoniare la continuità della vita. Due frasi che trovo attinenti al sogno: “La pienezza della divinità abita in ogni filo d’erba” (Elias Hicks); “Nell’esistenza non c’è alcuna gerarchia, non c’è nulla di piccolo e nulla di grande. La stella più grande e il più piccolo filo d’erba esistono entrambi su un piano di uguaglianza” (Osho). Come arcani trovo siano presenti anche la Papessa (le due suore), con il suo Libro della Vita, e il Papa come prete e come vescovo, negli aspetti ombra dell’archetipo.

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L’Appeso e la Stella

“Sono davanti ad un piccolo tavolino, posto all’inizio di una specie di ponticello: l’atmosfera è sfumata, come se fossi fuori dal tempo e dallo spazio. Stese sopra il telo che ricopre il tavolino ci sono tre carte: quella di sinistra non la vedo bene (mi sembra sia la Papessa), quella centrale è le Pendu su cui c’è la scritta ‘sogni’ (al posto del nome reale), e la terza a destra è l’Etoile in cui c’è scritto ‘verità’”.

 

Note della sognatrice: il sogno termina così, la carta finale mi dà grande respiro e sollievo sia nel sogno che da sveglia. L’atmosfera del sogno è quasi metafisica…mi sembra di osservare qualcosa di complesso e che impiegherò molto tempo per comprenderne le implicazioni più profonde.

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L’Amoreux e l’Appeso

“Sono all’interno di un castello a forma rettangolare, con delle altre persone. Stiamo facendo un gioco a gruppi: ognuno, a turno, guida le persone alla ricerca di un tesoro e quando il proprio compito è terminato “scompare”. Ora sono seduta attorno ad un tavolo, con altri cinque giocatori: tutti fanno vedere la propria carta, che è sempre una variante dell’Amoreux. L’ultimo, che non mostra ciò che ha in mano, ha l’Appeso”.

 

Note della sognatrice: per “scompare” intendo che letteralmente quel qualcuno si “smaterializza” come per magia ed esce dal gioco. La scena finale è alquanto enigmatica ma a suo modo eloquente e correlata al periodo del sogno. Una relazione, un significato ricorrente e un non riuscire a portare nella realtà un elemento, un bisogno, rappresentato dall’Appeso.

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La Stella

“Vedo un’immagine fugace di una donna che si lava il volto e una voce fuori campo suggerisce che nell’arcano della Stella c’è il significato delle abluzioni della Vergine”.

 

Note della sognatrice: da Wikipedia “Secondo la tradizione divino-apostolica, Maria avrebbe eseguito un’abluzione purificale (mikhvè) prima di recarsi da Elisabetta, presso En Karem, 6 km a sud-ovest di Gerusalemme”.

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Una Luna sottesa al Matto

“Sono all’esterno di una casa nel bosco con delle persone (ricordo in particolare due uomini della mia età). Siamo su una specie di crinale (ma non in alta montagna) e la strada precede la casa e continua oltre essa. C’è una situazione di ricerca o simili, forse di tensione; è tardo pomeriggio. Io procedo per un po’ a sinistra, da sola: gli alberi sono sia alla mia destra che alla mia sinistra. Ora è notte. Cammino fino ad arrivare ad un punto in cui mi ritrovo davanti un animale, in piedi su una grande pietra piatta, un po’ sopraelevata rispetto al terreno. Lo guardo e rapidamente riconosco che è un lupo. E’ grigio perla, pelosone e morbido, non è molto grande come stazza ma è indubbiamente un lupo (si capisce dagli occhi, penso nel sogno).

L’animale mi guarda, non è minaccioso, non ringhia e non abbaia ma ritengo opportuno tornare indietro, fine del viaggio. Per fare questa operazione senza dare le spalle al lupo (per non rimanere “scoperta” o senza occhi dietro le spalle) inizio a camminare all’indietro, in modo cauto. Per un po’ di strada. Quando sono abbastanza lontana mi giro nella direzione verso cui muovo i passi. Ecco che ad un certo punto mi si affianca un cane (cane senza dubbio, riconoscibilissimo): è anche lui pelosone e morbido, di color marrone e nero, taglia media. Per la seconda volta vado in allerta e vigilanza…ora il cane mi prende la caviglia e la scarpa sinistra con un morso che non penetra la carne, ma che sento bene, è una presa decisa. Mi fermo, lo guardo e cerco di fare un’operazione simile alla precedente: dopo averlo invitato  (con il corpo e lo sguardo) ad allontanarsi dalle mie gambe, mi muovo a mia volta mantenendo lo sguardo verso il cane. Il cane si avvicina per la seconda volta e mi riprende sempre la caviglia di sinistra, lo sposto fisicamente da me e poi torno verso la casa senza fare altri incontri”.

 

Note della sognatrice: sogno del 4 giugno 2020. Ieri c’è stato un evento legato ad un cane (che si è dolorosamente incastrato una zampa nello spazio tra un muretto e un cancello) che mi ha fatto pensare a quando vivevo in una grande casa con tanti cani. Durante l’episodio mi sono preoccupata e allarmata, anche per la signora che lo stava aiutando, ho temuto fosse stata morsa, vedevo la scena da una prospettiva che non dava accesso pieno. E alla fine la signora un morso l’ha ricevuto (non perché il cane volesse farle male, ma perché era concitato per il dolore e la paura) e questo l’ho saputo solo qualche giorno dopo. Per fortuna alla fine entrambi stanno bene, ma è stato un momento di forte preoccupazione. Nel sogno il cane che spinge, sollecita o addirittura morde il viandante è una delle possibili rappresentazioni del Matto; la dinamica notturna coinvolge due animali (ci sono due cani nell’Arcano XVIII) e un bosco… tutto questo mi fa pensare anche alla Luna, elemento che non è esplicitato ma sotteso, perché è notte e io non ho una torica ad illuminare il sentiero ma ci vedo chiaramente, alla luce dell’astro argenteo. Ieri il pensare ai cani, alla vecchia casa e a tanti altri ricordi associati (avevo vent’anni allora!), mi ha riportata indietro nel tempo. E anche questo è Luna.

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La Senza Nome nel bosco

“Sono in un bosco, sotto a degli alberi e ho la percezione di alberi fitti sopra di me. Io cammino circospetto ma non spaventato. Ad un certo punto sorge davanti a me, in qualche modo tra gli alberi l’arcano XIII. Quando lo vedo rimango basito, non terrorizzato ma è una sorpresa che mi blocca e dentro di me penso “oddio!”, tipo che non è un bel segno. Poi l’arcano si muove e inizia a falciare letteralmente e io vengo spinto…qualcosa mi spinge a portare la mia attenzione verso il basso e vedo quello che la XIII taglia, tra cui i residui di teste e braccia come nella carta. Immediatamente capisco che tutto ciò diventa nutrimento: io ho la percezione del fatto che il suo tagliare sia funzionale a nutrire e quindi mi rassereno moltissimo e penso a M. nel sogno e dico “la devo subito dire a M. questa cosa!”. Nel momento in cui finisco di pensarlo mi giro e lei è lì con me, mi sta sorridendo e io e lei ci prendiamo per mano e tutti e due veniamo investiti da un’energia di un colore rosso brillante che sale dalla terra e ci colora le gambe. E rimaniamo stupiti e un po’ estasiati da questa cosa. Poi da lì so che il sogno prosegue, ci muoviamo, non c’è più la carta e continuiamo a camminare in questo bosco. Da qui non ricordo più niente…”.

 

Note del sognatore: sogno del 4 giugno 2020. I due sognatori, la stessa mattina, si sono sognati a vicenda e nelle vicende oniriche ci sono alcuni elementi comuni: gli alberi (l’ambientazione) e il nero come colore dominante.

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La Torre di Bologna

“Sono davanti ad una vecchia torre di Bologna (che oggi non esiste più), e ci sono degli anziani che per mezzo di un sistema a carrello e impalcature di sostegno vogliono spostare la struttura in un altro luogo. L’operazione non va a buon fine e la torre crolla: correndo trovo riparo sotto ai portici, mentre gli anziani non riescono a salvarsi”.

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La caduta dalla Torre

“Mi trovo su una torre molto alta ed eccomi precipitare: mentre cado avverto l’aria che mi frena e penso “beh, non è un attimo allora!”. Così ho il tempo di raccomandare l’anima a Dio”.

 

Note del sognatore: sogno fatto mentre ero convalescente dopo essere stato operato d’urgenza; non credente, ho ricevuto un’educazione cattolica.

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La Torre dell’Alchimista

“Sono nella mia casa (molto più grande di quella reale), in una stanza a forma circolare, con mobili antichi, vetrate e una grande biblioteca attorno: sembra lo studio di un alchimista. Dalla parte alta si possono vedere le stelle. All’improvviso arriva una scossa di terremoto molto forte, cerco riparo sotto una porta, con altre due persone, il mio partner e la mia migliore amica. Durante la scossa la stanza ruota a 360° su se stessa e rimane complessivamente intatta…sembra quasi una torre, nel senso che so che quella stanza è una struttura a se stante. Siamo a Venezia. Non provo la sensazione di panico, mi preoccupo di sentire telefonicamente mio padre ed anche i miei stanno bene. Prima di lasciare la casa recuperiamo qualcosa per uscire e mentre raggiungo la mia stanza, passando per un corridoio, vedo uscire due topi bianchi da quello che sarebbe uno sgabuzzino: all’inizio la cosa mi spaventa…più che altro sono stupita di avere dei topi in casa!!! Poi tranquillizzata anche dal mio partner, sento di essere contenta che si siano salvati anche i topi!”.

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La Torre da ristrutturare

“Mi trovo in una casa simile alla torre di Jung (Bollingen): dà su un lago ed è circondata dalle montagne. La casa è da risistemare”.

 

Note della sognatrice: l’incisione della pietra di Bollingen recita: “Il tempo è un bambino che gioca a dadi: il regno del bambino. Questo è Telesphoros, che vaga attraverso le regioni oscure di questo cosmo e splende come una stella dal profondo. Egli indica la strada verso i cancelli del sole e la terra dei sogni”. Telesforo (in greco antico Τελεσφόρος Telesphòros, “che porta alla realizzazione”) era figlio di Asclepio e dio della convalescenza. Spesso accompagnato da sua sorella, Igea, era rappresentato con il capo coperto da un cappuccio o berretto frigio.

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Il grattacielo e il fulmine

“Sono a New York con il mio compagno: ci troviamo in un grattacielo altissimo, di notte. Guardiamo fuori la città buia, quando all’improvviso un potente fulmine colpisce il suolo, aprendo una gigantesca crepa che avanza verso il palazzo…dobbiamo scendere per salvarci”.

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L’accesso al Tempio

“Sono con la mia vicina di casa e stiamo per entrare in un tempio nel bosco. La giornata è splendida, piena di sole, tutto intorno il verde. Nell’aprire la porta le dico: “Aspetta, fermati. Per entrare qui dentro devi lasciare fuori l’ego; a lui non è permesso entrare”.

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I due mazzi 

“Sono nello studio di C., sul tavolo ci sono due mazzi di Tarocchi, entrambi Camoin-Jodorowsky. Mi chiedo a cosa servano due mazzi”.

Note della sognatrice: forse i due mazzi si riferiscono a strumenti diversi, ma sempre orientati alla salute e alla relazione di aiuto. Da sveglia ho pensato potessero rappresentare i titoli e le professioni della persona sognata, che è sia medico che psicologa.

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Il Mago, il Due di Ori e l’Appeso

“Entro in una struttura diurna per persone con disabilità, accompagnata da uno degli operatori: è in corso un incontro di discussione sui problemi della società, in cui si pianificano anche attività di solidarietà. Rimango molto colpita dall’impegno che avverto nell’aria. Esco da una porta secondaria e mi ritrovo in un cortile ampio con altre persone. E’ l’ora del crepuscolo e si avvicina un ragazzo che mi mostra come può creare una fiamma dal palmo della sua mano: sono meravigliata ed affascinata, l’effetto del fuoco e il contrasto con la luce calante crea una forte suggestione. Lo sguardo del ragazzo è di chi sa che sta facendo un’operazione magica. Si muove tra le altre persone mostrando ciò che sa fare. Ora risalgo all’interno della struttura e mi siedo ad un grande tavolo insieme a L., una mia cara amica: sparpagliati sul tavolo ci sono i nostri mazzi di Tarocchi, il mio sul lato destro e il suo sul lato sinistro. Raccolgo le mie carte per sistemarle e mentre lei fa lo stesso vedo chiaramente il due di Ori. Mentre riconto per controllare che ci siano tutte, mi accorgo che manca l’Appeso…per errore è finito nel suo mazzo”.

 

Note della sognatrice: io e l’amica del sogno, ai tempi, vivevamo diverse situazioni di vita (e molteplici interessi) che avevano un elevato grado di sovrapponibilità. Mi colpiscono la relazione tra il Due di Ori e l’Appeso e le azioni del risistemare i mazzi e del far di conto. Quando io e L. parlavamo a lungo delle rispettive situazioni e ci confrontavamo, alla fine, non facevamo i conti con le nostre vite, cercando di fare ordine, di ricomporre dei quadri di senso? Forse tutte quelle esperienze in comune sono espresse così nel sogno e l’Appeso era allora, per entrambe, la condizione più forte.

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Il timone

“Mi trovo in riva al mare: sulla spiaggia, ai miei piedi, arriva il timone di una nave, trasportato dalle onde. Mi chiedo da dove arrivi, se le persone che erano a bordo sono salve o meno…quale sarà la sorte di quella imbarcazione”.

 

Note della sognatrice: al timone del sogno associo l’Arcano Roue de Fortune. 

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La Signora degli Animali

“Sono in un deserto, sullo sfondo domina un grande olivo. Mi trovo seduta su un trono e attorno a me ci sono animali di diverso tipo (leoni, giaguari), che mi proteggono”.

 

Ndr: il sogno fa pensare alla Dea della Montagna e all’Arcano la Force.

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Il Mondo in movimento

“Vedo l’androgino de le Monde sospeso in aria…e intorno, sempre sospese, le quattro entità. Non sono fissi, si muovono leggermente con molta armonia”.

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La Luna, il Matto e l’Eremita

“Sono nella mia camera da letto, c’è penombra, come in una notte illuminata dalla luna piena. Al centro della stanza c’è un albero, sul tronco è arrotolato un enorme serpente nero: è tranquillo ma voglio mandarlo via comunque, cosi con un rametto gli dò qualche spinta. Il serpente apre gli occhi e inizia a muoversi verso la finestra; mentre lo fa si trasforma in un inquietante giullare con un vestito multicolore e il cappello con i campanelli: in mano ha una lanterna a forma di nuvola, mentre sogghigna e mi guarda esce dalla finestra, camminando per aria. Quando se ne va sono così sollevata che mi sveglio”.

Nel sogno sembrano esserci dei riferimenti alla figura del Trickster.

 

 

Sogni con gli Arcani Minori

 

Le sei carte

“Sono in compagnia di una mia amica che mi dice “Queste carte sono per te”. Le guardo una ad una e noto che sono rappresentati due animali, due figure umane (Re e Regina degli Arcani Minori) e due cuori. In tutto sono sei carte”.

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Il Tre di Spade

“Vedo un tre di spade, colore blu marino, legate con una corda. Le tre spade vertono verso il basso, una all’angolo sinistro, una al centro e una all’angolo destro. Le spade sono coperte di striature rosse. Come color corallo o ruggine”.

Note di Ciro Fusciello: sono laureando in Filosofia.

Aldo

Aldo

Mi presento: vivo nei pressi di Roma, svolgo la professione di insegnante e da anni mi dedico allo studio della filosofia, con particolare attenzione alla prospettiva della philosophia perennis, e a tematiche di spiritualità e arte. La mia formazione, successivamente alla maturità classica e la 

La Luna e i molteplici significati di un Arcano

La Luna e i molteplici significati di un Arcano

 

 

La Luna è un arcano complesso, a suo modo denso ma anche sfumato, in cui è facile riflettersi e a volte smarrirsi. Alcuni significati sono più manifesti, o deducibili, altri lo sono meno. Ogni simbolo porta in sé questa ricchezza.

 

I significati noti della Luna sono:

  • ciclicità, fasi, cambiamento, rinnovamento
  • inconscio, sogni
  • Anima
  • Archetipo della Madre
  • maternita’, passato, memoria, storia
  • emozioni e componente istintiva-fisica
  • intuizione (entrare nella visione); oppure visione offuscata
  • cambio di luogo, citta’, nazione, trasloco
  • ansia e paura
  • separazione

 

Nella mia esperienza spesso in una stesa sono presenti anche due o tre dei significati sopra elencati e in generale questi sono declinazioni (a volte molto specifiche) o concetti che si rifanno a dei significati centrali, ovvero rimangono in aree semantiche coerenti.

 

 

La Luna e il principio di rigenerazione

La Luna è connessa a significati e immagini della notte (più o meno rischiarata, a seconda delle fasi lunari), del sonno e del sogno e dell’inconscio. In assenza della luce solare si svolgono processi correlati con il ripristino, la regolazione e il mantenimento di funzioni vitali cruciali. Pertanto, alla Luna, possiamo associare il principio di “rigenerazione”. Oltre ai noti significati che afferiscono ai pericoli della notte (pericoli arcaici e archetipici profondamente radicati nella memoria collettiva), infatti, possiamo trovare due processi necessari alla vita e all’evoluzione:

 

sonno: processi rigenerativi cellulari (es. produzione del fattore di crescita); preponderante attivazione del sistema glinfatico (per la rimozione dei prodotti di rifiuto del metabolismo cellulare); ripristino delle energie fisiche; processo di pruning (eliminazione delle connessioni tra neuroni che non sono più utili) e di consolidamento della memoria (cfr. lavoro di Tononi e Cirelli);

Cfr. i disturbi del sonno possono essere prodromici (anticipare e al contempo segnalare) e/o sintomi di diversi disturbi (depressione, ansia, disturbi bipolari etc); nella terza età possono essere concomitanti al manifestarsi di malattie a carattere neurodegenerativo.

 

sogni: durante il sogno si svolgono processi di elaborazione e bilanciamento di affetti ed emozioni (sognare produce salute mentale e la mantiene, cfr. post con il link al lavoro di Fosshage); sognare è allenamento alla realtà (in senso evoluzionistico), processo di problem solving (cfr. post dal libro di T. Nathan), messa in campo del pensiero divergente; sognare è un processo creativo, autopoietico e mitopoietico.

 

 

La Luna e i modelli di relazione

Quando questo Arcano occupa una posizione importante nella stesa può essere utile rintracciare e studiare la Luna del consultante nel tema natale, in quale segno e casa si trova e quindi come si esprime.

In Astrologia Umanistica la Luna descrive il mondo dei bisogni e come ci si relaziona ad essi, in base a ciò che si è sperimentato e appreso nel rapporto con il caregiver e con gli Altri significativi. La relazione con la mamma è precoce: inizia nel periodo della gestazione, per poi consolidarsi, crescere e definirsi ulteriormente dalla nascita in poi. Questi vissuti, secondo la psicologia dell’età evolutiva, confluiscono nei Modelli Operativi Interni (i MOI di Bowlby): sono modelli formati dalle rappresentazioni interne di se stessi, delle proprie figure d’attaccamento e del mondo, nonché delle relazioni che li legano. I MOI si formano precocemente, influenzano la sfera emotiva-affettiva, cognitiva e relazionale. Sono operativi nel senso che si dispiegano nel comportamento e, non ultimo, sono suscettibili di cambiamento grazie a nuove esperienze positive e costruttive con gli Altri significativi.

 

In quest’ottica, la Luna del tema natale può descrivere (in modo non deterministico):

  • l’immagine di noi stessi quando sperimentiamo emozioni, affetti, bisogni: come e quanto si tende a sentirli, riconoscerli e soddisfarli;

 

  • lo stile di relazione con l’altro: come tendiamo a proiettare sull’altro – in generale, in termini positivi e negativi-, le aspettative sulla relazione e come viviamo l’altro, in particolare quando ci sono dei momenti di rottura (assenza di sintonizzazione).

 

 

Possibili significati della Luna

Più in generale l’Arcano può indicare diversi aspetti e vissuti della persona:

  • eccesso di emotività che non permette di vedere lucidamente il proprio mondo interiore e la realtà (cfr. sogni di tsunami come possibile espressione di questa condizione);
  • aver desiderato fortemente la maternità senza poterla vivere;
  • desiderare dei figli (carta centrale o a destra), l’esperienza della maternità (rafforzata dalla presenza della Papessa o della Stella);
  • la Luna come specchio in cui si riflette l’immagine di sé: il narcisismo e la coppia come luogo di realizzazione attraverso il riconoscimento dell’altro; affettività infantile, nostalgica del rapporto esclusivo con la madre: ci si aspetta che l’altro soddisfi istanze non verbalizzate, nella modalità che si confà alle nostre più intime richieste.
  • Luna a sinistra del rigo base: molti traslochi, cambiamenti, peregrinazioni; difficoltà a trovare e creare il “nido”, la “casa interiore”.

 

Dal punto di vista fisico la Luna può correlare con diverse condizioni (problematiche legate al ciclo femminile) e può accompagnarsi o meno con la Papessa, una presenza che può rafforzare ulteriormente questi significati.

 

 

Il materno

I valori della Luna riferiti al materno possono concernere le seguenti esperienze:

  • contenimento come esperienza precoce e come continuità nel tempo dell’essere “contenuti”, a partire dallo sviluppo nel grembo materno;

 

  • holding: successivamente alla nascita il contenimento continua con l’essere tenuti in braccio: il contatto, oltre a far sentire sicuro il piccolo, si fa anche processo di conoscenza dei suoi confini psichici e corporei, per differenziarsi nel tempo dalla simbiosi con la mamma;

 

  • abilità di autocontenimentoe di autoregolazione emozionale: dall’esperienza di co-regolazione emozionale con la madre, il piccolo apprende ad auto-regolarsi. Se la relazione con il caregiver però non offre esperienze funzionali, si possono generare le basi per lo sviluppo di una condizione opposta, la disregolazione emozionale.

 

 

La casa e la Luna

Nei sogni la casa è considerata in generale il simbolo della struttura psichica dell’individuo. Il tema della casa richiama anche l’idea di una struttura, un contenitore e uno spazio circoscritto che rappresentano una dimensione protettiva e difensiva, il raccoglimento e l’intimità.

Su un piano simbolico la casa può riferirsi anche al concetto di base sicura. A seconda di come come viene vissuto il proprio mondo interiore, la persona si percepisce più o meno capace di metabolizzare gli eventi e le emozioni, sentendo di avere un centro che è sia punto di partenza da cui muovere i passi per esplorare il mondo (fare esperienza), sia il luogo a cui tornare. La presenza di una base sicura è un fattore preventivo nei confronti delle dinamiche di dipendenza affettiva, un altro possibile significato presente nell’arcano della Luna. Quando sono presenti problematiche di questo tipo, spesso non è stato possibile interiorizzare la capacità di autocontenersi e regolarsi emotivamente: si chiede all’Altro, inconsciamente o esplicitamente, di mediare per noi le ondate emotive e gli affetti disregolati (ipotesi onirica: sogni di tsunami, alluvioni, inondazioni etc).

 

Inoltre, se si sta nel tema del ritmo e della fasi lunari, possiamo immaginare che lo spazio interiore si fa mondo condiviso e spazio di accoglienza nei contesti della relazione e dell’intersoggettività. La Luna ci dà il timing nell’alternare lo stare dentro di sè (casa/struttura/base) con l’incontrarci in spazi intimi (condivisi) e in spazi sociali con vari gradi di profondità.

 

 

Il crostaceo della Luna

Il tema del crostaceo possiamo analizzarlo da un punto di vista strettamente simbolico, per poi ricavare altre considerazioni assumendo uno sguardo etologico (relativo a struttura, funzioni, habitat, comportamento). Nell’insieme queste prospettive ci possono aiutare a circumnavigare il simbolo e a riflettere sui vari significati immaginali di cui il crostaceo si fa portatore.

 

In relazione agli aspetti psicologici, il crostaceo può essere considerato un analogo del Cancro in astrologia: sono presenti i temi della “corazza” dovuta ad un’ipersensibilità di fondo, così come il bisogno di procedere gradualmente nell’andare verso l’altro o nel dargli l’accesso al proprio mondo interno.

Nella corazza del crostaceo possiamo trovare delle analogie con il tema dell’ispessimento della pelle (intesa come “difesa”) e le sue relazioni simboliche con i confini e con i temi dell’Io e dell’identità. La pelle è un organo che svolge diverse funzioni: regolazione, difesa e scambio (come espressione della relazione interno-esterno).

 

  • La corazza può costruirsi per difendersi dalle emozioni suscitate dallo stare in relazione. Una condizione di ipersensibilità agli stimoli (interni ed esterni) nel tempo può portare alla necessità di una pelle che si fa corazza difensiva. La pelle scoperta va protetta e i confini diventano muri.

 

  • Nel crostaceo abbiamo il carapace: “duplicatura cutanea che ha inizio nel limite posteriore della regione cefalica di gran parte dei crostacei, di forma, consistenza e sviluppo vari, e che, fusa con un numero variabile di tergiti, può assumere l’aspetto di scudo bivalve” da Treccani.it. In particolare, si legge su Wikipedia, questa porzione di esoscheletro protegge il cefalotorace (capo + torace, come suggerisce il nome). Per Maria Pusceddu, autrice di Il corpo racconta. Psicosomatica e archetipo, “il rapporto tra protezione e scambio (nella formazione dei tessuti, ndr) resta un punto fondamentale, variamente risolto nel corso della filogenesi alla ricerca di un giusto equilibrio fra i due aspetti. E’ interessante notare che, quando in tessuti specializzati la funzione protettiva prevale totalmente su quella comunicativa. la cellula muore. Ne sono esempio le cellule della corteccia degli alberi come quelle dello strato corneo della nostra pelle. E’ importante riflettere su questi aspetti, perché tramite lo strumento dell’analogia, potremo trarre spunti su certe malattie della pelle e sui loro correlati simbolici”. […] Gli esoscheletri degli Invertebrati sono un esempio di funzione difensiva passiva”.

 

A livello etologico l’analisi del crostaceo può vertere ancora più in dettaglio su:

  • anatomia, struttura;
  • funzioni;
  • modi di muoversi nello spazio/habitat (e adattamenti delle forme all’habitat);
  • modi di cacciare dell’animale (procurarsi cibo);
  • etc…

 

Da qui si ricavano altri elementi simbolici. Lo stesso discorso vale quando si sogna qualsiasi animale o pianta. Oltre ai dizionari dei simboli, dunque, è molto utile vedere dei documentari e studiare l’animale così come si presenta e come si comporta.

 

 

Il tempo e la Luna

L’Arcano della Luna può indicare, in una stesa, anche il riattualizzarsi di eventi/dinamiche passate (spesso secondo il principio della pars pro toto): nello stato d’animo si ripresentano le condizioni vissute in precedenza. Il passato di fa presente e si sente, vede, pensa e agisce come allora.

 

 

Possibili significati psicologici e processi fisiopatologici

Sintesi dei significati che si sono aggiunti con la pratica di lettura:

  • fenomeni di proiezione;
  • dipendenza affettiva;
  • rapporti non vissuti alla luce del sole;
  • disregolazione emozionale;
  • dimensione senso-motoria;
  • disturbi dell’umore (soprattutto di tipo bipolare), disturbi d’ansia, disturbo da attacco di panico;
  • disturbi dell’alimentazione;
  • problematiche dermatologiche (psoriasi, dermatiti atopiche etc);
  • riemergere di memorie traumatiche (cfr. Luna rafforzata o meno dalla presenza di Roue de Fortune e/o Senza Nome);
  • ciclicità dei disturbi (cfr. Luna rafforzata o meno dalla presenza di Roue de Fortune).

 

Ogni stesa ha un suo significato coerente rispetto alla persona e alla domanda posta (o sottesa), ovvero è un macro-codice che più viene approfondito e più consente di restituire senso al consultante. Le domande  e il dialogo permettono, infatti, di individuare una/più linee narrative che nella loro compresenza richiamano significati aggregati attorno ad un nucleo, e permettono di escluderne altri non pertinenti, dando un particolare senso anche alla carta precedente o successiva e all’economia generale della stesa.

 

Marta

La geografia della stesa. Scenari possibili

La geografia della stesa. Scenari possibili

Quando si utilizza il metodo Camoin per le letture di Tarocchi, a seconda di come si dispongono le carte, si possono configurare diversi scenari. Il metodo prevede che il mazzo sia mescolato (dal consultante) in modo tale che al disporsi delle Lame nella stesa queste possano 

SITOGRAFIA sul TAROT

SITOGRAFIA sul TAROT

Propongo alcuni siti che ho trovato utili e interessanti per approfondire lo studio dei Tarocchi. Quando specificato i link sono stati consigliati da altri studiosi della materia. La pagina, come tutte le altre bibliografie e sitografie sul blog, sarà aggiornata con altre condivisioni ad ogni 

BIBLIOGRAFIA sul TAROT

BIBLIOGRAFIA sul TAROT

 

 

Le origini dei Tarocchi, la loro storia ed evoluzione sono ancora oggi dati a dir poco incerti e molto dibattuti. La letteratura sulle Lame è pressochè infinita: come libro muto che raccoglie ogni manifestazione della conoscenza umana, il Tarot si presta a moltissime interpretazioni e connessioni, tra culture tanto antiche quanto lontane. A seguire una proposta bibliografica circoscritta ma più che sufficiente per iniziare un avvincente viaggio nelle immagini fondanti l’esperienza di Psiche nel Mondo.

 

TAROCCHI n. 13 OLTRE CONFINE, Ed. Spazio Interiore, 2014

La VIA dei TAROCCHI, A. Jodoroswsky e M. Costa, Ed. Universale Economica Feltrinelli, 2005

Gli ARCANI della VITA. Una lettura psicologica dei Tarocchi, Claudio Widmann, Ed. Magi, 2010

Il SISTEMA dei SIMBOLI. Un nuovo modo di guardare ai Tarocchi, Toni Allen, Ed. Spazio Interiore, 2014 

Le 22 SCINTILLE di VITA. La comprensione del corpo attraverso i 22 arcani, Gérard Athias, Canali di Venexia, 2015

L’INTERPRETAZIONE dei SOGNI con i TAROCCHI. ONIROTAROLOGIA, Massimiliano Colosimo, Ed. Cerchio della Luna

MEDITAZIONI sui TAROCCHI. Un viaggio nell’ermetismo cristiano vol. 1 e 2, Anonimo, Ed. Estrella de oriente

JUNG and TAROT. An archetypal journey, Sallie Nichols, Ed. Weiser, 1980