‘Come un vecchio Saggio il Tarot ci accompagna, con la sua luce-lanterna, in un percorso di messa in trasparenza dell’Emergente in noi.’ La consulenza con i Tarocchi consiste in un momento di incontro e di confronto con i bisogni attuali ed emergenti, rappresentati …
Il Carro in musica. Osservando il settimo arcano i significati subito evidenti sono quelli di vittoria, conquista, movimento, audacia, successo: di nuovo è dal ricco repertorio dell’opera lirica che vogliamo proporre l’associazione musicale per questa carta, dopo le profonde riflessioni che l’Amoureux ci ha …
Da “Gli arcani della vita. Una lettura psicologica dei tarocchi” di Claudio Widmann, Edizioni Magi, 2010:
“Nell’espressione liber mundi l’idea del libro (liber) e quella dell’universo (mundi) entrano in sinergia reciproca, riecheggiando l’affermazione di I’bn Al Arabi secondo cui l’Universo è un immenso libro. Alla luce di queste suggestioni, è interessante che nell’Apocalisse l’Albero della Vita venga identificato con il Libro della Vita, instaurando una connessione fra l’archetipo della vita e quello del libro. Il liber mundi, in altri termini, è un simbolo della Vita universale che stilla entro ogni forma della vita individuale; ne contiene i misteri, le leggi, le formule trasmutative, il disegno evolutivo, il grande e inaccessibile progetto esistenziale. ‘Tale’, scriverà Fulcanelli, ‘e’ il Grande Libro della Natura che racchiude nelle sue pagine la rivelazione delle scienze profane e quella dei misteri sacri’. Passaggio essenziale, questo, perché il liber mundi non è soltanto una rappresentazione dell’universo, ma diventa anche strumento della sua rivelazione, simbolo della totalità universale che si rende manifesta”.
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La Raccolta Sogni con i Tarocchi è un progetto volto ad esplorare le rappresentazioni oniriche degli Arcani, intese come ‘rivelazioni’ che questi -come liber mundi– e l’inconscio -come depositario del Sapere- non cessano mai di elargire, se interrogati. Nel blog sono già pubblicate la Raccolta Sogni con i Tarocchi vol. 1 e vol. 2, nella categoria Raccolte Sogni e in Tarot. Nelle Raccolte sono presenti diversi sogni in cui gli Arcani sono presenti come mazzo, come Lame singole, come stese e come personaggi onirici. Inserisco anche altre narrazioni in cui i simboli dei Tarocchi sono chiaramente espressi dalle immagini e dalla dinamica del sogno.
Ringrazio le sognatrici e i sognatori che hanno condiviso con me queste loro storie oniriche, contribuendo in modo prezioso al farsi della raccolta. A seguito di alcuni report onirici sono presenti i commenti dell’autrice/autore del sogno.
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Chi desiderasse partecipare alle prossime edizioni della Raccolta con nuovi sogni sul Tarot può compilare il seguente questionario/raccolta:
“Mi trovo sul mio letto, e rifletto. Concepisco dei pensieri che mi inquietano. Questi pensieri, li vedo poi proiettati fuori di me come immagini cinematografiche che ruotano, mentre lo sfondo è diventato nero. Assumono via via sembianze mostruose portandomi a uno stato d’animo sempre più cupo, ma rimango a guardare. Le immagini rivelano l’allegoria: ciascuna di esse assume un nome, la gelosia, il sospetto, la bassa autostima, la paura del giudizio. Comprendo quindi il significato delle immagini, ho un vero e proprio insight. A questo punto le immagini si unificano confluendo tutte in un’unica figura: una scimmia, che ride dispettosa. A quel punto la scimmia si posiziona sulla Ruota, mettendola in movimento discendente, a ritroso. Si chiude qui la visione e l’ambiente torna a essere bianco.”
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I Minori in lettura
“Sono nel cortile esterno dell’Asilo F.. E’ l’imbrunire, il cielo è blu elettrico. Sono seduto su una sedia di plastica, con di fronte diverse persone. Sono qui per un’intervista in presenza sui Tarocchi di Marsiglia. Vengo intervistato da un tarologo più anziano, C., che mi pone diverse domande. Ad un certo punto il discorso cade sull’utilizzo degli Arcani Minori in lettura. Io affermo che i Minori vadano integrati sempre nei tiraggi, perchè fanno parte dello stesso mazzo, e non è ottimale far esprime i tarocchi con solo una delle loro possibilità di linguaggio. L’intervistatore non è convinto, afferma che Jodorowsky propone letture prevalentemente con i Maggiori, e che sui minori il lavoro di proiezione è più difficile. Chiamo ad intervenire nell’intervista il tarologo M.C., la sua voce si sente provenire da uno stereo anni ’80. M.C. parla del suo approccio ai tarocchi basato sul sogno, e afferma che il 30% del mazzo è composto dagli arcani maggiori, il restante dai minori. Dice che la stessa percentuale la troviamo tra i sogni archetipici e i sogni “normali”. Quindi conclude che se così si presentano i sogni, è giusto che si presentino in lettura tutti gli arcani. Sono contento M.C. sia d’accordo con me. Il tarologo intervistatore ancora non è convinto. Improvvisamente visualizzo come in un flash, davanti agli occhi, l’arcano della Luna. Dopo questa visione faccio molta fatica a parlare, mi riduco al silenzio. Questo silenzio mi spaventa inizialmente, ma provo anche piacere.”
Commento: in questo periodo lo studio e l’applicazione dei Minori mi ha preso molto. Avevo realmente da poco sentito il tarologo M.C. in una sua diretta fare un’affermazione simile sulla percentuale simile tra arcani maggiori e sogni.
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Judgement, Appeso e Bateleur
“E’ notte. Di fronte a me compare l’arcano de Le Judgement, ingigantito. L’angelo vuole chiamare il Bateleur. La tromba dell’Angelo si rivela in realtà essere le gambe dell’Appeso.
… E’ giorno. Mi ritrovo in macchina con C., la mia fidanzata, lei è alla guida. Cerchiamo un paese tra le montagne per visitare una vecchia chiesa. Passiamo per molti paesi di C., con altrettante chiese. A volte la visuale si sposta come se ci osservassi da un dispositivo di guida satellitare (come da Google Maps), per osservare il cammino.
… Mi ritrovo a M., a fare compere e servizi. Sono vestito con un trench ed un cappello a falda larga, mi dico di assomigliare al Bateleur. Risalgo a piedi da M. verso C., il paese della mia ragazza. Arrivo a casa che ormai è sera. Salgo al secondo piano, e mi accorgo che nessuno mi ha lasciato da mangiare. BaGatto (il mio gatto) e Astrid (il gatto di C.) sono saliti sul tavolo e mangiano simmenthal e spinaci da uno stesso ciotolino, che forse era per me. Ad un certo punto Astrid caccia via BaGatto, io do uno schiaffetto sulla schiena ad Astrid per redarguirla.”
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Il Sogno Preparato
“Ricevo un invito da Jodorowsky, a casa sua. Entro in una casa enorme, principesca, e mi dirigo verso il salone, arredato come una casa nobiliare dell’800. Ad aspettarmi trovo due Alejandro Jodorowsky identici, solo che uno viene dal Cile e l’altro dalla Russia. Mi hanno chiamato per farmi un regalo: mi hanno preparato un sogno. Mi chiedono di addormentarmi, io acconsento e loro cominciano a mettere gentilmente dei pensieri nella mia testa. Mi addormento. Mi risveglio in un luogo dalla luce tenue come all’alba, semidesertico e roccioso, di colore rosso. Sono sull’orlo di un precipizio. Una donna, so che è la Forza, danza sulla parete rocciosa tenendosi ad un tessuto rosso. E’ molto bella. lentamente sale verso di me. Siamo uno di fronte all’altro, ci guardiamo negli occhi, entrambi piangiamo di commozione. dopo un pò proseguo il mio cammino. Davanti a me vedo la mia amica R., donna dai tratti molto delicati, dietro ad un bancone, vestita da Bateleur. Ha un sorriso sarcastico e mi scruta. Con gesti da prestigiatore, ad un certo punto si scopre il braccio destro che era completamente coperto dalla giubba e me lo piazza nudo davanti agli occhi: é un braccio maschile, muscolosissimo e pieno di peli, totalmente in contrasto con il resto del corpo. Sulla nocca del dito medio o anulare ha una deformazione mostruosa, come una specie di teratoma, o di sigillo deforme. Io comincio ad urlare preso da uno spavento fortissimo. Mentre urlo mi ricordo che i due Jodorowsky mi avevano preparato il sogno, e che dovevo guardarmi le mani per confermare che stessi sognando e poter continuare. Riesco ad osservarmi il Palmo delle due mani. Mi giro di nuovo verso R., ha di nuovo il braccio coperto, ed ora mi sorride gentilmente, mi fa segno con il capo di proseguire il cammino. Mi volto e faccio qualche passo, quando dalla terra compare un uomo totalmente deforme, soprattutto gli occhi: sono molto sporgenti, da tiroideo, la sua espressione è vuota, gretta. Sono assalito nuovamente da un terrore fortissimo, dal panico. Mi ricordo nuovamente che i due Jodorowsky mi avevano preparato il sogno, e che in un libro Jodorowsky consigliava di accettare nel sogno qualsiasi pericolo per trasformarlo. Mi avvicino allora all’uomo deforme e lo inizio a cullare ed accarezzare, vincendo il disgusto. Sempre più uomini deformi escono da sottoterra e iniziano ad accerchiarmi. Li accarezzo, con meno sempre disgusto e iniziando a provare tenerezza. Ad un certo punto sono completamente coperto dai corpi di questi uomini deformi, come se avessero formato una cupola attorno e sopra di me. la cupola si apre sulla sommità, mi alzo levitando e mi allontano dalla cupola, ho il corpo dorato ed un senso di serenità e gioia mai provati prima.”
Commento: nel periodo in cui ho fatto questo sogno stavo iniziando a riprendere contatto con il mio corpo e ad intraprendere un lungo percorso di amorevolezza verso di me.
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Appesi
“Vedo diverse persone nella posizione dell’Appeso o che vogliono essere messe in quella posizione.”
Commento: il sogno era ambientato in una città già sognata, un ibrido tra Firenze e Venezia.
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Children of the moon
“Sto disegnando il tarocco Luna, strisciando lateralmente una bastoncino di carboncino, per crearne la silhouette. La canzone ‘Children of the Moon’ risuona con forza, come facesse parte del disegno, che si muove e mi comunica qualcosa. Non é comunque esattamente una luna – intesa come tondo – che sto disegnando, ma una donna a cavallo, come fosse un fante, con il corpo coperto da una grossa armatura argentea (di ferro?): é questo particolare che sto tracciando con il carboncino. Continuo a disegnare, ma il ricordo é vago: ci sono anche colori viola e bianco, lo sfondo é campestre, orizzonte molto basso, come negli antichi affreschi del tardo medioevo/rinascimento. La ‘Luna’ mi dà istruzioni su come procedere con il disegno, e canta la canzone degli Alan Parson Project.”
Commento: ho effettivamente utilizzato la tecnica di strisciare il carboncino per disegnare alcuni tarocchi, nessuno però assomiglia a quello nel sogno. In questi giorni é luna piena.
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La Forza che cade dal cielo
“Attorno a me non vedo nulla. Vedo solo che davanti ai miei occhi c’è una superficie scura con sopra due carte dei Tarocchi di Marsiglia. Il Giudizio al diritto e sotto di esso, capovolta, la carta della Forza. Osservo bene i due arcani e mi sembrano profondamente uniti. La carta della Forza sembra prendere vita, mi sembra che la fanciulla, col suo leone, siano immersi in un flusso, e stiano scendendo giù, -verso la terra- mi dico.” Mi sveglio.
Commento: mi dico che nel giudizio qualcosa viene alla luce, emerge. La fanciulla della Forza qui invece sembra scendere. Sembra quasi indicare un movimento di un’energia femminile e allo stesso tempo istintiva e animalesca, verso il basso. Sta scendendo dal conscio all’inconscio? Oppure sta andando verso la Terra, dunque si sta incarnando?
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Chi legge i Tarocchi?
“Parlo con una ragazza con cui facevo l’università, più piccola di me, ma la vedo in video, della lettura dei Tarocchi, che lei mi dice di aver cominciato a saper fare all’improvviso, e non con lo studio, ma perché segue il suo spirito guida. E mentre mi racconta di quando ha ricevuto questo dono dice di aver sentito una voce che le diceva delle cose e mentre parla la sua voce diventa maschile e dice: “i miei ordini, tu esegui i miei ordini porco… (E bestemmia)” e io capisco che era il diavolo.”
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Danzando con le Spade
“Sono nell’ampia terrazza di un alto castello. La luce è quella di mezzogiorno, il cielo è terso. Sono con altre persone (ci sono sia donne che uomini) e stiamo facendo una danza-gioco: indossiamo vesti lunghe, ognuno di noi ha una spada e ci si muove danzando e ruotando. Il gioco consiste nel toccarsi con le spade su una parte del corpo, appoggiando solo il lato piatto della lama (che non deve essere usata in altro modo), mentre si danza. I movimenti sono armonici e nel complesso è tutto morbido e giocoso. Sembra di essere in un altro tempo.”
Sogno di M.
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L’Asso di Spade
“Sono in una stanza, apparentemente è sera o è senza finestre, l’ambiente non è molto illuminato, vedo bene solo in un’area attorno a me. Davanti, attaccato alla parete, c’è un bersaglio. Devo fare centro con una spada e c’è un uomo che mi aiuta, mi dice come fare. Tengo la spada in mano, ma prima di fare i lanci mi avvicino al bersaglio e lo libero dei vari coltelli che sono già stati lanciati. Sono coltelli da cucina, di vario tipo, anche comuni. C’è anche un coltello Ikea, simil piccola mannaia. Inizio a toglierli per fare spazio e iniziare ad allenarmi.”
Sogno di M.
Commento: l’uomo che aiuta nell’allenarsi al lancio della spada mi fa venire in mente una puntata della serie tv American Gods.
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Le due Torri
“In uno spazio completamente bianco si erigono due torri una vicina all’altra. Sono altissime e dal basso non riesco a scorgerne le cime. Sulla torre a destra c’è un’asta inchiodata lungo tutta la sua altezza e decido di arrampicarmici per arrivare in cima. Mentre proseguo la salita, dai minuscoli finestrini riesco a vedere l’interno. Potrei infilarmi dentro ma capisco che è pericoloso; le stanze stanno crollando una sull’altra. Raggiungo un’altezza dalla quale non vedo più la terra ma continuo a non vedere la cima. Mi chiedo quanto ci sia ancora da proseguire…Mi accorgo che l’asta alla quale sono aggrappata inizia a vacillare, non è più ben aderente alla parete della torre e inizia a staccarsi. Con il corpo mi spingo in avanti per tentare di appoggiarmi alla parete. I chiodi giganti iniziano a sfilarsi ad effetto domino. Potrei fare in tempo ad entrare nella finestrella ma capisco che è meglio cadere fuori che dentro. Non c’è nulla che possa fare per evitare il crollo. Mi dico: “Precipitare non è niente. Morire non è niente”. Chiudo gli occhi e rilasso il corpo. L’aria sbatte sull’asta che si sta staccando sempre più velocemente e produce un suono ipnotico. Sento un tonfo e sento l’asta tremare. Poi quiete assoluta; sono ferma. Apro gli occhi e vedo che l’asta invece di cadere a terra è andata ad appoggiarsi sulla torre di fianco. Resto sospesa in obliquo sul nulla.”
Sogno di D.
Commento: questo sogno è apparso in un periodo in cui quotidianamente avvertivo una sensazione di crollo; una sorta di black-out durante il quale quasi svenivo. Questo mi succedeva sia sul piano emotivo che mentale e fisico. Avevo le energie molto basse ed ero molto preoccupata perché non capivo cosa mi stesse succedendo. Sentivo una sorta di vuoto e desiderio di annientamento per non percepire questa costante caduta…Questo sogno è stato molto significativo e l’ho meditato a lungo.
In questa raccolta sono presenti diversi sogni in cui gli Arcani sono presenti come mazzo, come Lame singole, come stese e come personaggi onirici. Inserisco anche altre narrazioni in cui i simboli dei Tarocchi sono chiaramente espressi dalle immagini e dalla dinamica del sogno. …
“Ehi, sei un sognatore? Oramai non se vedono quasi più, è un periodo duro per i sognatori. Dicono che il sogno è morto, che nessuno sogna più, ma non è morto, è stato solo dimenticato, rimosso dal nostro linguaggio. Nessuno lo insegna così nessuno …
L’amoureux, o The Lovers nel mazzo Rider-Waite, era originariamente denominato L’amore: in alto vi compare infatti, chiarissima, l’immagine di Cupido intento a colpire con il suo dardo il giovane al centro della scena, affiancato da due figure femminili che tradizionalmente rimandano alla scelta tra virtù e vizio, tra passione e legge morale.
E’ interessante osservare che lungo il cammino dei 22 arcani come proposto dal maestro cartaio Camoin, disposti in 3 file di 7 carte con Le Mat collocato al di fuori all’inizio del percorso, l’Innamorato si trova, insieme a le Chariot con il quale ha in comune diversi aspetti simbolici riguardo il dominio sulle passioni, a conclusione del primo livello dell’itinerario – la cui meta sarà Le Monde – prima della svolta verso la Giustizia; dopo gli insegnamenti del Mago, della Papessa e della coppia imperiale sembra essere dunque il decisivo momento della scelta tra il bene e il male.
E’ in tale contesto valoriale, brevemente riepilogato, che proponiamo l’associazione musicale di questa tappa del viaggio tra gli arcani, prendendo questa volta in considerazione un noto personaggio del mondo della lirica al quale diversi compositori e librettisti hanno dedicato le loro opere ma che è stato consegnato alla fama immortale dalla musica di Mozart su libretto di Lorenzo da Ponte: Don Giovanni, nel dramma giocoso del 1787 intitolato appunto Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni.
Chi è Don Giovanni? Le origini del personaggio sono da ricercarsi nella commedia El Burlador de Sevilla y convidado de piedra (L’ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra, 1630 circa) del drammaturgo spagnolo Tirso de Molina, ripresa in seguito dai massimi autori di teatro di ogni tempo, quali Molière, Goldoni, Puskin e Byron: in quest’opera è descritto come un nobile cavaliere, accompagnato dal servo Leporello, instancabile seduttore di donne di ogni età e condizione sociale, che a causa delle sue innumerevoli avventure licenziose e dei suoi delitti attira su di sé la vendetta delle sue vittime e la rovina, fino ad essere sprofondato nell’inferno; all’inizio dell’opera, introdotti nell’azione in medias res, lo troviamo infatti mentre, dopo un tentativo di violenza, fugge nottetempo dalle stanze di Donna Anna e sorpreso dal Commendatore del luogo – padre di lei – finisce per ferirlo a morte, macchiandosi di un ulteriore crimine. Nel finale il defunto, nella forma di una statua animata, tornerà dall’oltretomba e comparirà dinnanzi al protagonista che rifiutando il pentimento verrà condannato alla dannazione eterna.
Nel corso delle varie epoche e delle numerose rappresentazioni teatrali e letterarie (oltre agli autori già citati ricordiamo anche Baudelaire, Flaubert, Hoffmann, Pirandello) Don Giovanni ha rappresentato un mito, un archetipo, un simbolo universale dell’individuo che sfida le leggi divine e le norme sociali, della incoercibile forza e potenza vitale che necessita di confrontarsi con i propri limiti e le strutture etiche, della natura complessa del desiderio e della libertà umani: si potrebbe dire, in riferimento alla scena rappresentata dall’arcano VI, di colui che ineluttabilmente è chiamato a scegliere e che a tale scelta in ultimo non può sottrarsi. A questo proposito nella sua opera Aut-aut (1843) il filosofo danese Kierkegaard, iniziatore della corrente esistenzialista, nell’ambito della sua visione circa i tre stadi dell’esistenza (estetico, etico, religioso) elegge Don Giovanni a rappresentante dello stadio estetico della vita, basato sul piacere effimero, sull’attimo e sulla finitezza delle cose, e afferma che la musica è il solo mezzo artistico capace di rendere nella maniera più efficace la sensualità erotica e l’inafferrabilità espresse dal personaggio, in quanto linguaggio immediato e che ha bisogno di essere ricreato di volta in volta: “…Don Giovanni non deve essere visto, ma ascoltato!”.
A rendere l’opera un classico del patrimonio culturale vi è inoltre la straordinaria, sfaccettata fusione di registri diversi, dal tragico al comico, dal sublime al grossolano, che la musica riesce a tenere miracolosamente assieme e che consente di guardare al protagonista come ad un simbolo portatore di volta in volta di considerazioni nuove e di questioni e dispute, come quella amorosa-erotica, mai del tutto esaurite e risolte dall’uomo. Il Don Giovanni, allora, che rappresenta la spiritualizzazione della sensualità – il demoniaco sensuale, afferma Kierkegaard – e la genialità sensuale, espressa appunto dalla musica mozartiana, che seduce in forza del suo inesauribile, traboccante desiderare e che di tale desiderio finisce egli stesso vittima, si presta a rappresentare da una parte l’assillo della scelta – il passaggio dallo stadio estetico allo stadio etico coincide proprio con l’assunzione della propria responsabilità e del dovere: da seduttore a marito – dall’altra l’eterna tragicommedia degli amanti, posti di fronte alla sfida del tempo che inesorabilmente consuma la passione e obbligati a misurarsi con le norme etico-sociali che regolano i limiti del loro agire. Li ritroviamo nella raffigurazione del mazzo Rider-Waite, in cui addirittura sono rappresentati come la coppia primordiale del giardino dell’Eden, dal quale, come è ben noto, saranno scacciati e puniti con la morte in conseguenza della loro trasgressione alla legge divina: e tuttavia da ogni nuova coppia umana, in virtù della misteriosa potenza di Eros/Amore, rinasce ogni volta la vita e una nuova anima compie il suo debutto sul grande palcoscenico del mondo.
Un momento emblematico dell’azione di Don Giovanni, e l’aria più celebre dell’opera, è il duetto (Atto I, scena 9) con Zerlina, una giovane contadina appena andata in sposa a Masetto, che il cavaliere incontra durante la sua festa di nozze e che ciò nonostante non esita a sedurre: rimasto solo con lei con uno stratagemma, intona le famose parole che danno il titolo al brano, Là ci darem la mano / là mi dirai di si…
L’atmosfera è resa dalla soavità e dall’equilibrio della scrittura mozartiana, nel dialogo bilanciato delle voci del baritono (Don Giovanni) e soprano (Zerlina) che poggiano su un accompagnamento dal battito regolare e dai brevi interventi dell’orchestra che sottolineano i sentimenti dei due personaggi, evidenziando i punti di tensione delle parole, in una vocalità che appare semplice ma sempre espressiva e aggraziata, tipica dello stile del genio salisburghese. Un cambiamento del tempo, che si fa vivace, caratterizza il finale dell’aria, sulle parole, ora cantate dai due assieme
“Andiam andiam mio bene / a ristorar le pene / d’un innocente amor”
Qui è chiara anche la trasfigurazione, come in un incanto, compiuta dalla musica: anche se per un solo attimo (subito dopo ad interrompere l’idillio comparirà in scena un’altra donna precedentemente sedotta e abbandonata dal burlador di Siviglia: Donna Elvira) l’amore dei due innamorati è detto essere innocente e gli amanti, vinti da una passione che li trascende, non avrebbero che la colpa di voler alleviare le sofferenze d’amore causate in loro dalle frecce di Eros; con questa riflessione, che mostra come l’archetipo del Don Giovanni è posto sotto diverse luci cangianti, possiamo allora pensare anche alla complessità dell’arcano VI, una carta tutt’altro che semplice, che esprime significati molteplici, dalla vita emozionale e affettiva all’amicizia, dal piacere alla separazione, dal triangolo amoroso alla scelta di un legame consapevole.
Numerosissimi gli allestimenti, le produzioni e le incisioni dell’opera: da parte nostra proponiamo una rappresentazione andata in scena nel 1997 presso il Teatro Comunale di Ferrara, sotto la sapiente direzione di Claudio Abbado (già distintosi come direttore presso le maggiori istituzioni musicali del tempo: La Scala di Milano, l’orchestra di stato di Vienna, il Metropolitan Opera di New York, direttore artistico del festival di Salisburgo) alla guida della Chamber Orchestra of Europe. Nel ruolo di Don Giovanni il baritono inglese Simon Keenlyside, nei panni di Zerlina il soprano Patrizia Pace.
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Se proviamo, come nelle considerazioni intorno ai precedenti arcani, ad esplorare la costellazione archetipica di ciascuno di essi in ogni suo lato, facendo luce – ci si perdoni il gioco di parole – sulla sua ombra e se con un gran balzo trasferiamo l’arcano avanti di due secoli dalle ambientazioni mozartiane alla contemporaneità della società (post) industriale, in un scenario profondamente mutato, le tematiche dell’eros e dell’amore appaiono oscurate e avvolte dalla crisi antropologica e sociale che ha sconvolto il secolo XX. Mantenendo sempre una prospettiva dal basso, rivolta all’universo delle sottoculture e dei movimenti della popular music, c’è stato un quartetto inglese, tra i moltissimi nella scena post-punk della fine degli anni ’70 del secolo scorso, che ha incarnato tragicamente, con il suicidio del suo giovanissimo leader Ian Curtis, le dense inquietudini della sua generazione: i Joy Division. La scelta che diviene angoscia, la disgregazione e l’alienazione dei rapporti umani, l’impossibilità asfissiante di vivere sentimenti autentici, le ombre della depressione e della catalessi emotiva sono le tematiche che emergono dai loro dischi, fatti di una musica cruda, buia, affilata, glaciale nella squadrata monotonia delle sue ritmiche e caratterizzata dalle cupe propulsioni del basso di Peter Hook, che viveva della capacità di Curtis di mettere in scena in maniera espressionista i propri tormenti, in un fatale connubio tra rappresentazione e vita quotidiana, fino alla morte a soli 23 anni.
Dovette suonare sinistramente profetica allora la pubblicazione, a brevissima distanza dalla scomparsa del cantante nel maggio 1980, del singolo Love will tear us apart, che è rimasto infine il loro brano simbolo e sicuramente uno dei migliori composti: per alcuni persino la canzone che rappresenta la condizione e l’umore di una intera generazione (l’autorevole webzine Pitchfork la colloca tra ai primi posti delle migliori canzoni del decennio ’80). Il titolo del brano, per volontà della moglie Deborah, è stato scelto come epitaffio e inciso sulla lapide di Curtis, posta presso il cimitero di Macclesfield.
Musicalmente la canzone è aperta da un inesorabile crescendo ed è impreziosita da un riff di synth, all’unisono con l’onnipresente basso, al tempo stesso cantabile, ballabile e alienante, come nella migliore tradizione della new wave dell’epoca, su cui si innesta la voce, baritonale, lamentosa e desolata: le linee eteree del sintetizzatore unite al suono ruvido degli strumenti creano, in contrasto, un’atmosfera spettrale e disturbante, mossa e animata però da un regolarissimo beat della batteria e resa ipnotica dalla circolarità a loop del motivo principale. La perturbante sensazione finale è quella di non poter fare a meno di ballare incarcerati in una minuscola gabbia.
Ascoltandola mentre si tiene a mente l’immagine dell’Innamorato si può avere l’idea del vortice di smarrimento in cui cade chi è diviso tra sentimenti opposti; è noto da alcune interviste rilasciate dalla compagna Deborah e da diverse biografie che l’unione dei due, e di conseguenza l’equilibrio mentale di Ian, era stata incrinata dalla relazione del cantante con la giornalista e produttrice musicale Annik Honoré. Il testo delinea, con pochi e scarni versi nello stile tipico di Curtis, la discesa agli inferi della rottura di un amore, con il suo carico di dolore, paranoia, solitudine, senso di fallimento:
“L’abitudine ci divora, il desiderio è basso
e il rancore è alle stelle ma queste emozioni rimarranno dentro
e noi stiamo cambiando e prendendo altre strade
e allora l’amore ci farà a pezzi
l’amore, l’amore ci distruggerà ancora una volta
[…] tu gridi nel sonno, tutti i miei fallimenti mi sono davanti
il sapore della disperazione che mi afferra la gola
qualcosa che era così bello semplicemente non può più funzionare
e allora l’amore ci farà a pezzi
l’amore, l’amore ci distruggerà ancora una volta”.
L’amore si è tramutato da piacere in veleno, la libertà in schiavitù, la pulsione di vita nel suo opposto di morte: l’eros sembra essere avvinto in un indivisibile abbraccio con thanatos. Nel gioco di corrispondenze tra gli arcani è interessante notare come, in riferimento sempre al diagramma Camoin, la sesta colonna raggruppi verticalmente l’Amoureux, il Senza nome e il Giudizio, in una rappresentazione che ricapitola tutti gli i temi su cui ci siamo soffermati: la passione, la morte, anche concepita come catarsi, e la gravità del giudizio finale. Se si guarda invece alle corrisponde numeriche tra i gradi allora il VI richiama il XVI, la maison Dieu, ancora castigo divino ma anche crollo e disfacimento di ambizioni rivelatesi illusorie…then love will tear us apart.
Ascolti:
Claudio Abbado & The Chamber Orchestra of Europe – Don Giovanni; Atto I scena IX duetto Là ci darem la mano (3xCD Deutsche Grammophon, Germany 1998).
Al link troverete recitativo e aria (l’aria vera e propria inizia a 2.03).
Joy Division – Love will tear usa part (7’’ Single, Factory UK 1980)
Bibliografia:
Soren Kierkegaard – Enten eller, tomo primo – Gli stadi erotici immediati, ovvero il musicale erotico (Adelphi, 1976)
Il Papa in musica Non vi è, in tutta probabilità, compositore la cui opera sia maggiormente adeguata al fine di evocare le atmosfere e i significati del V arcano di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), denominato Princeps musicae, formatosi e vissuto a Roma, nel cuore …
L’Imperatore in musica Nella vasta produzione per pianoforte di Ludwig van Beethoven (32 sonate, 5 concerti, numerose raccolte di variazioni e altro ancora) troviamo un’opera alla quale la tradizione ha posto il titolo di Imperatore. Si tratta, per la precisione, del Concerto n.5 per pianoforte …
Lo straordinario arcano della Papessa (o come era anticamente denominata in alcuni dei primi mazzi di tarocchi: la Fede) che costella i significati di conoscenza, sophia, principio femminile, ricettività meditativa, mistero e silenzio, ci permette di soffermarci su un’altra straordinaria figura di donna proveniente dal XII secolo, mistica, filosofa, scrittrice, badessa, scienziata, inventrice di una lingua artificiale e finanche compositrice: Ildegarda di Bingen (1098-1179). Quasi obbligata per il secondo arcano la scelta di questa artista, visionaria e studiosa, la cui opera, sia teologica che musicale, sia sociale che scientifica, parla ancora oggi, con la sua stupefacente ricchezza e poliedrica molteplicità, a noi contemporanei. Il corpus di opere lasciatoci dalla monaca benedettina tedesca, completamente dedicato alla musica sacra, è forse il maggiore di tutto il Medioevo e comprende l’Ordo virtutum, una maestosa rappresentazione teatrale-musicale del cammino dell’Anima verso la salvezza, e numerosi brani composti per la liturgia (antifone, inni, sequenze, responsori) raccolti nel compendio Symphonia armoniae celestium revelationum (Sinfonia dell’armonia delle rivelazioni celesti), di cui fu autrice sia delle musiche sia dei testi. La musica di Ildegarda, in una ideale unità e interconnessione dei diversi saperi, è una prosecuzione e un riverbero delle sue dottrine teologiche e mistiche, saldamente basate sui testi sacri, che pongono al centro la questione della salvezza spirituale dell’uomo e della sua posizione privilegiata all’interno del cosmo, concepita in armonia con un ordine voluto da Dio: attraverso l’intelletto, la volontà e lo spirito egli può elevarsi al di sopra di tutti gli esseri creati e giungere alla visione beatifica; tra il creatore e la creatura si disvela dunque una reciprocità intessuta di amore, mistero e perfezione, che le voci purissime e monofoniche delle sue composizioni, con i loro continui slanci verso l’alto e concepite per il silenzio degli spazi sacri dei monasteri e delle cattedrali, riecheggiano nella parte più profonda dell’animo. E’ questo il concetto ildegardiano della viriditas, ossia quella vitalità che proviene dalla sorgente divina della vita e che si riflette nell’essere umano che si trovi ad essere in comunione con il piano trascendente; la musica terrena come specchio di una musica angelica e celeste. La Chiesa Cattolica la proclamerà santa e dottore della Chiesa nel 2012.
Il brano proposto, il responsorio O carissima mater, è tratto da una pregevolissima incisione dell’ensemble vocale-strumentale Sequentia fondato e diretto dal musicista e musicologo Benjamin Bagby, di stanza a Parigi e specializzato nel repertorio della musica medioevale. L’album fu pubblicato originariamente nel 1985 su etichetta Deutsche Harmonia Mundi, e comprende una selezione delle Symphoniae della compositrice. Si tratta di una delle formazioni di musica antica maggiormente stimata a livello mondiale, che vanta in repertorio l’integrale delle opere musicali di Ildegarda. Il responsorio, nella liturgia romana, indica i versetti che il solista canta in alternanza con il coro; il testo, anch’esso redatto dalla mistica, è il seguente:
O clarissima Mater (Responsorio alla Vergine Maria) / O chiarissima Madre
O clarissima Mater sancte medicine, tu unguenta per sanctum Filium tuum infudisti in plangentia vulnera mortis, que Eva edificavit in tormenta animarum
Tu destruxisti mortem edificando vitam
Ora pro nobis ad tuum Natum, stella maris, Maria
O vivificum instrumentum et letum ornamentum et dulcedo omnium deliciarum, que in te non deficient
Ora pro nobis gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto ora pro nobis
O chiarissima Madre, una santa medicina per mezzo del tuo santo Figlio infondesti nelle dolorose ferite della morte che Eva causò a tormento delle anime
Tu distruggesti la morte creando la vita Prega per noi il tuo Figlio, Maria, stella del mare
O vivifico strumento ornamento di letizia dolcezza delle dolcezze che in te non mancano
Prega per noi e sia gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo prega per noi
Sono evidenti i tratti stilistici della scrittura di Ildegarda: linee melodiche melismatiche di grande purezza si ripetono e volteggiano riecheggiando in uno spazio vuoto in registri sovracuti…sembra davvero di ascoltare voci celesti e presenze angeliche, messaggi sapienziali provenienti da remote regioni spirituali che il canto rende accessibili; quasi come se, per un istante, smettendo di leggere il Libro della Sapienza, la Papessa intonasse una musica che ne disvela il contenuto mistico. Non rimane che ascoltare, rapiti ed estasiati, tali rivelazioni.
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(Post) moderna papessa, compositrice che miscela in maniera disinvolta avanguardia, elettronica e pop/rock e poli-strumentista, Julia Holter ha pubblicato nel 2011 il suo primo disco sulla lunga distanza, Tragedy, un lavoro che si ispirava all’Ippolito di Euripide e che presentava una serie di composizioni enigmatiche, sperimentali, oscure e dense di originale misticismo, frutto della combinazione di archetipi classici, droni elettronici, sonorità d’avanguardia e cantato pop.
In The Falling Age il canto è inizialmente sospeso su una nebulosa di rumori sotterranei e strati di sintetizzatori, per giungere in seguito alle sublimi altezze della seconda parte. Conclusa l’esposizione canora ogni cosa è trasfigurata e rarefatta dalle atmosfere elettroniche in nugoli di suono, quasi un processo di rarefazione e ascesa attraverso i cieli; ma nell’era post-digitale, sembra voler dire la Holter, siamo lontani dalle beatitudini angeliche di Ildegarda: la musica si disperde, si frammenta e si avvolge su se stessa simile ad una spirale che lascia l’uomo nello smarrimento, sommerso da cumulonembi di deflagrazioni sonore che rendono difficile uno sguardo chiaro sulle cose. In chiusura cupi rumori concreti e industriali invadono lo spazio d’ascolto, finendo in tonfi sordi. Come nella tragedia antica l’essere umano è stretto in un fatalismo inevitabile, quasi vittima del volere e delle schermaglie di dei lontani, che rimangono inaccessibili. La potenza generatrice della Papessa si svolge allora in un piano orizzontale e interiore, rivolta alla dimensione umana della creazione di opere d’arte che possano catarticamente convogliare l’angoscia trasformandola attraverso l’espressione e la riflessione estetica, dove il lato yin si impone nella sua fredda esplorazione dell’ombra, delle zone crepuscolari, sotterranee e mortifere della coscienza, nella dissoluzione e rigenerazione di un ordine solare divorato e smembrato da un nugolo confondente di suoni.
Ascolti:
Sequentia – O clarissima mater (da Hildegard von Bingen, Symphoniae, LP Deutsche Harmonia Mundi 1985)
Julia Holter – The falling age (da Tragedy, LP Leaving Records, 2011)
Bibliografia:
Eduard Gronau – Hildegard: Vita di una donna profetica alle origini dell’età moderna (Ancora edizioni, Milano 1996)
Euripide – Ippolito. Testo greco a fronte (BUR, 2000)
Aldo Pavesi
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Ti hanno chiesto di scrivere una tua, seppur breve, biografia. “Oddio”, hai pensato, “e adesso che scrivo?” Prima ancora di trovare uno straccio di risposta, già eri a chiederti se dovessi scrivere di te in terza persona, come si fa per le biografie serie, e …
In questa raccolta sono presenti diversi sogni in cui gli Arcani sono presenti come mazzo, come Lame singole, come stese e come personaggi onirici. Inserisco anche altre narrazioni in cui i simboli dei Tarocchi sono chiaramente espressi dalle immagini e dalla dinamica del sogno. …
“La forza dell’eremita si misura non da quanto lontano è andato a stare, ma dalla poca distanza che gli basta per staccarsi dalla città, senza mai perderla di vista”
Italo Calvino
Vi propongo con entusiasmo un bellissimo articolo di Chiara Fratantonio sul lavoro di Italo Calvino sui Tarocchi: “Il castello dei destini incrociati” e “La taverna dei destini incrociati“.
“A partire dagli anni Sessanta, l’eccezionale predisposizione di Italo Calvino alla sperimentazione e all’apertura verso il postmoderno trova una delle sue migliori realizzazioni ne Il castello dei destini incrociati, opera pubblicata per la prima volta nel 1969 dall’editore Franco Maria Ricci (Parma) come libretto di accompagnamento a una lussuosa edizione di un mazzo di tarocchi del XV secolo noti con il nome di Tarocchi Visconti-Sforza. [..]”.
All’inizio La genesi de Il Sogno di Psiche ai tempi che furono era connessa a ragioni molto pragmatiche: trovare un modo comodo e rapido di distribuire e consigliare il materiale per il Laboratorio dei Sogni. Allora viaggiavo ancora con le fotocopie, per poi evolvere ricorrendo …
Per avere una relazione dinamica con un certo simbolo è importante considerarne tutte le possibili espressioni (sotto forma di sensazioni, emozioni, immagini e pensieri), la letteratura esistente, le sue rappresentazioni nelle varie forme d’Arte. Se il simbolo lo intendiamo come un complesso di significati …
Nelle stese non ci sono rivelazioni in senso stretto, ma c’è il numinoso quando i significati delle Lame e la loro concatenazione dialogante restituiscono una descrizione della realtà interiore sentita come attuale e rappresentativa di sé. Quando siamo davanti agli Arcani sembra di entrare nella dimensione sospesa dell’illo tempore: atmosfere di castelli, viaggiatori, aiutanti, animali possenti, enigmi e Forze della Natura. Forse questo è un paradosso temporale, il presente che si fa fiaba o mito…o forse è proprio il tempo della Psiche.
La formulazione della domanda prima della stesa è un momento molto significativo. Gli elementi che orientano il lavoro e forniscono le chiavi di accesso al processo sono, infatti, l’oggetto della domanda e il modo in cui questa è posta. La domanda, inoltre, racchiude le aspettative del consultante e, per certi versi, la sua visione a priori di quell’incontro. A volte capita che al quesito enunciato il Tarot risponda con immagini e narrazioni che sembrano parlare di “altro”. In questo caso è utile adottare la massima flessibilità se non, addirittura, accantonare la domanda e stare con quel che c’è. A questo punto il consultante può rimanere un po’ basito perché aveva altre aspettative, e al lettore spetta il compito di usare come bussola solo la storia descritta con le Lame. Tuttavia non è infrequente che una domanda pensata prima dell’incontro possa risultare inattuale, nel momento in cui si fa la stesa. L’importante, secondo me, è affidarsi al processo e a ciò che si presenta con curiosità e fiducia, all’interno di un dialogo che permetta una sintonizzazione proficua.
A chi non riesce a trovare la propria domanda e a chi non sa cosa chiedere ma sta cercando qualcosa, propongo di formulare questo semplice ma denso quesito: “cosa ho bisogno di vedere?”. Questa domanda ad alcuni piace molto ed è la mia preferita perché permette di muoversi tra gli Arcani in modo libero, lasciando emergere i significati. Questi movimenti ci aiutano a stare con i bisogni sottesi e sospesi.
Da un sogno, come da una stesa, parte o continua il lavoro interiore: troviamo le coordinate del viaggio, una mappa e un territorio da esplorare.
Cosa sono i Tarocchi I Tarocchi sono un mazzo di carte formato da 22 Arcani Maggiori e 56 Arcani Minori, per un totale di 78 carte. Il termine Arcano sta ad indicare la Lama e contemporaneamente la dimensione misterica di queste immagini. Cosa vuol …
“Le 22 chiavi del Tarocco sono le 22 lettere dell’alfabeto primitivo (…) di modo che, se un prigioniero, senza libri, possedesse il Tarocco e sapesse servirsene, potrebbe in pochi anni acquistare una scienza universale e potrebbe parlare di ogni cosa con una inesauribile eloquenza”. …
“Anima e Animus sono i due guardiani archetipici dell’inconscio: danno accesso alle energie della Psiche e alla forza della Vita”
Claudio Widmann
Negli Arcani Maggiori dei Tarocchi sono rappresentati le immagini e i contenuti che formano la Psiche e ne determinano le sue dinamiche: le Lame delineano un percorso in cui si affrontano tappe di sviluppo e di conoscenza di sé.
Nel corso delle 22 Lame l’anima (Le Mat) vive delle fasi di crescita, sospensione, ritorno alle origini, revisioni e salti evolutivi: in un movimento a spirale in cui ogni acquisizione e conquista della coscienza vengono di volta in volta messe alla prova e corroborate dall’esperienza.
Come percorso psicologico nei Tarocchi sono rappresentate le declinazioni dell’archetipo del Maschile e le relative modalità espressive: a seconda di come incarniamo questa istanza psichica si profila un certo vissuto individuale e la proiezione della controparte sessuale sulla partner (Anima-Eros).
Dal Mago al Mondo (figura androgina simbolo della totalità), passando da L’Imperatore, Il Papa, Il Carro e L’Eremita e Il Sole, si sperimentano i diversi modi con cui vivere l’Animus (*), ovvero l’istanza morale che indica ciò che deve essere fatto, discrimina e ordina: un fattore di regolazione della dimensione dell’Eros attraverso il potere del Logos. Con Animus incarniamo appieno le caratteristiche di cui siamo portatori e viene alla luce la nostra identità che ci differenzia come individui rispetto al collettivo.
Ciascuno di noi vive maggiormente un aspetto polare dell’archetipo del Maschile, da un lato come fattore costitutivo e dall’altro derivante da un imprinting familiare e socio-culturale: si avverte una mancanza di fondo e disarmonia nella relazione (sia intrapsichica che interpersonale) quando non si riesce ad equilibrare un polo con il suo opposto e complementare.
Nel seminario verranno descritte ed esplorate le manifestazioni di Animus secondo gli Arcani Maggiori, negli aspetti costruttivi e dinamici e in quelli di eccesso o difetto, per mettere in relazione e dialogo i vari Maschili che ci abitano e sostenere la Psiche nei suoi processi di integrazione.
Il seminario prevede un massimo di 7 partecipanti.
(*) Da “Gli Arcani della Vita. Una lettura psicologica dei Tarocchi” di Claudio Widmann:
“Il Logos distingue anzitutto soggetto da oggetto, rompendo l’arcaica partecipation mystique, dove me e non me sono avvolti in uno stato di identità fusionale; divide, dunque, il mondo interno da quello esterno. (…) Dal profondo dell’inconscio l’Animus attiva una caratteristica animosità e si oppone sempre a tutto […] “spesso in modo diretto al sentimento.”
“Anima e Animus sono i due guardiani archetipici dell’inconscio: danno accesso alle energie della Psiche e alla forza della Vita” Claudio Widmann Negli Arcani Maggiori dei Tarocchi sono rappresentati le immagini e i contenuti che formano la Psiche e ne determinano le …
“I Tarocchi sono un compendio di immagini simboliche che rappresentano l’insieme della vita psichica, le sue vicende evolutive, i suoi Arcani: in sintesi gli archetipi della personalità e del suo processo di individuazione.” Claudio Widmann I Tarocchi sono un mazzo di carte costituito …