SOGNO da “Dizionario dei simboli” III° parte

Alla voce SOGNO del “Dizionario dei simboli. Miti, sogni, costumi, gesti, forme, figure, colori, numeri” di J. Chevalier e A. Gheerbrant, Ed. Bur Saggi, 2014, pp. 955-963

 

Interpretazione

 

1. L’autore del sogno è al centro del sogno

Non ci si attenda da questa nota una chiave dei sogni. L’intera raccolta di simboli, siano essi atzechi, bantù o cinesi, può servire all’interpretazione dei sogni ma per quanto utile, non sarebbe esauriente. Il sogno anima e combina immagini cariche di affettività: il suo linguaggio è quello dei simboli. Ma l’arte dell’interpretazione non si ricava soltanto dalle regole, dai procedimenti o dai significati codificati ed applicati meccanicamente. Necessita di una comprensione nello stesso tempo intima e ampia. Il sognatore che possiede questo libro potrà leggere alle voci corrispondenti alle immagini dei suoi sogni i valori simbolici che sono legati a tali immagini.

I valori simbolici dei sogni sono fondamentalmente gli stessi delle arti plastiche, della letteratura e dei miti, ma come ovunque, essi sono in simbiosi con altri e specialmente con quel contesto psichico, personale e sociale, che è portatore esso stesso di simboli. La sintesi di tutti questi elementi condurrà il lettore, a partire dalle indicazioni qua e là sparse nel libro, ad una giusta interpretazione della sua esperienza e, in generale, della sua vita sul piano dell’immaginario o dell’immaginativo. La vera chiave dei sogni è nel profondo dei simboli, percepiti o no, ma pur sempre vivaci nell’inconscio. Attraverso se stesso il lettore coglierà il significato dei simboli indicati in questo libro, come coglierà il significato dei suoi sogni.

“Non bisogna dimenticare (scrive C. G. Jung) che si sogna in prima persona, quasi esclusivamente di sé attraverso se stessi”. Il celebre analista oppone all’interpretazione dei sogni sul piano dell’oggetto, che sarebbe causale e meccanica, l’interpretazione sul piano del soggetto. Essa mette in rapporto con la psicologia del sognatore ogni elemento del sogno, per esempio ciascun personaggio agente che vi appare. Ognuno è un simbolo del soggetto. Il primo tipo di interpretazione è analitico: essa decompone il contenuto del sogno nella sua trama complessa di reminescenze, di ricordi  che sono l’eco delle condizioni esterne. L’interpretazione del secondo tipo è contraria e sintetica: “essa distacca i complessi di reminescenza dalle cause contingenti e li fa comprendere come tendenze o componenti del soggetto al quale essa li integra di nuovo. In questo caso tutti i contenuti del sogno sono considerati come simboli di contenuti soggettivi”.

Di ogni percezione approfondita e vissuta di un valore simbolico -che si realizza evidentemente solo a livello soggettivo- si può dire ciò che Jung dice del sogno: “se per caso il nostro sogno riproduce alcune rappresentazioni, esse sono innanzitutto nostre rappresentazioni, alla cui elaborazione ha contribuito la totalità del nostro essere; sono fattori soggettivi che nel sogno (come nella percezione del simbolo), si raggruppano in questo o quel modo, esprimendo questo o quel significato non per motivi esterni soltanto, ma per motivi più sottili della nostra anima. Questa genesi è essenzialmente soggettiva, e il sogno è il teatro in cui il sognatore è insieme l’attore, la scena, il regista, l’autore, il pubblico e la critica.

Il sogno dell’uomo è una manifestazione cosmica e talvolta una teofania, come “un sogno della natura in lui e un sogno di lui sulla natura” (Raimond de Becker) o, secondo gli antichi, un segno di Dio in lui, e un segno di lui in Dio. Il pulsare dei tre livelli dell’Universo e del Sé si congiungono nel sogno.

 

2. L’autore del sogno è al centro di una storia

L’interpretazione dei simboli onirici esige che ciascuno dei tre elementi dell’analisi sia da porre in un contesto, da chiarire con associazioni spontanee e, se è possibile, da ampliare, come l’ingrandimento di una fotografia. La prima regola, quella del contesto, mette in guardia contro l’interpretazione di un sogno isolato. Se infatti è utile ascoltare il racconto molto preciso di un sogno, nondimeno è altrettanto necessario conoscere più sogni dello stesso soggetto, sogni svoltisi in date ravvicinate, poi in date e luoghi diversi; un sogno fa parte di un intero insieme immaginativo; non è che una scena di un grande dramma dai cento atti diversi. Si tratta di non confondere o sovrapporre queste scene, ma di coglierne le articolazioni.

Il contesto implica anche la conoscenza del sognatore, della sua storia, della sua coscienza, dell’idea che si fa di sé e della sua situazione. Poiché la sua vita immaginaria è essa stessa parte di un insieme, che è la vita totale della persona nella società. Questa esigenza conduce parimenti a esaminare gli ambienti nei quali il soggetto agisce e che reagiscono su di lui.

Il sogno, malgrado l’esperienza slegata, si inserisce in una continuità. L’interpretazione dei simboli, notturni o diurni, è una catena senza fine di relazioni. Comprendere l’immaginario non è una semplice questione di immaginazione.

 

3. Il ricorso alle associazioni

L’associazione aggiunge allo studio del contesto, in qualche modo oggettivo, quello del contesto soggettivo. L’autore del sogno è invitato ad esprimere spontaneamente tutto ciò che evocano in lui le immagini, i colori, i gesti, le parole del sogno, prese isolatamente o in gruppo. E’ un’occasione per lui di manifestare legami che erano latenti, nodi emotivi o immaginativi insospettati. Queste associazioni sono fondamentali per l’interpretazione dei simboli, ma sono spesso fragili, artificiali, più o meno volute, deformanti e aberranti, in breve sono da accettare con cautela.

 

4. Le quinte del sogno

L’amplificazione consiste nel dare al sogno analizzato la massima risonanza. Si arriva a questo risultato sia attraverso le associazioni spontanee del soggetto, sia invitandolo a continuare la scena del sogno, come farebbe se partisse da un dato vissuto nello stato di veglia. L’amplificazione volontaria può essere di due tipi: a occhi aperti, con il minimo di controllo, oppure come sogno coscientemente diretto. Essa può provocare una rottura di senso, ma spesso chiarirà il significato del sogno e le sue ambiguità, come le linee prolungate di un triangolo in miniatura ne mostrano meglio il disegno e una proiezione ingrandita rivela meglio l’architettura di un cristallo di neve o le venature di un marmo.

Se l’amplificazione da parte del soggetto delle linee del sogno non è ancora sufficiente a decifrare i simboli, si può ricorrere ad un’altra amplificazione in cui l’interprete prende l’iniziativa, ricorrendo con prudente circospezione all’immenso tesoro delle varie scienze umane. Questi paralleli storici, sociologici, mitologici, etnologici, attinti dal folklore come dalla storia delle religioni, permettono di porre il contenuto del sogno, spoglio di associazioni, in rapporto con il patrimonio psichico e umano in generale. Questo tipo di amplificazione è caratteristico della scuola di Jung e, usato con opportuna cautela, ha svelato più di un enigma.

In un saggio di sociologia del sogno, Roger Bastide mostra bene queste radici sociali dell’immaginario: “alcuni etnologi hanno messo in piena luce quelle che potrebbero chiamarsi le quinte dei sogni: l’autore del sogno prende l’armamentario dei suoi sogni dall’ampia riserva delle rappresentazioni collettive che la sua civiltà gli fornisce; questo fa sì che vi è continuità tra le due età della vita umana, che scambi continui si svolgono tra il sogno e il mito, fra le fantasia individuali e le costrizioni sociali, che il culturale attraversa lo psichico e lo psichico si inserisce nel culturale”.

 

5. Sogni e simboli, principi di integrazione

L’interpretazione del sogno e la decrittazione del simbolo non soddisfano soltanto una curiosità intellettuale. Esse portano le relazioni tra il conscio e l’inconscio ad un livello superiore e ne migliorano le reti di comunicazione. Non fosse che a questo titolo, e sul piano del più normale psichismo, l’analisi onirica e simbolica è una delle vie di integrazione della personalità. All’uomo diviso fra desideri, aspirazioni e dubbi, e incapace di capirsi si sostituisce un uomo più consapevole ed equilibrato. C. A. Meier, citato da Roland Cahen, dice giustamente: “la sintesi dell’attività psichica conscia e dell’attività psichica inconscia costituisce l’essenza stessa del lavoro mentale creativo”.