SOGNARE: il SISTEMA DIGESTIVO del CERVELLO (seconda parte)
Dall’articolo “La scienza dei sogni” di Sander van der Linden in “Mente & Cervello” n. 83, novembre 2011.
“I ricercatori italiani hanno anche usato le più recenti tecniche di imaging cerebrale per indagare sul rapporto tra i sogni e il ruolo delle strutture cerebrali profonde. In questo esperimento i ricercatori hanno scoperto che i sogni più vividi, bizzarri ed emotivamente intensi (cioè quelli che in genere si ricordano) sono collegati all’amigdala e all’ippocampo. Mentre l’amigdala ha un ruolo di primo piano nell’elaborazione e nel ricordo delle reazioni emotive (1), l’ippocampo è coinvolto in importanti funzioni mnemoniche, come il consolidamento delle informazioni dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.
L’ipotesi di un legame tra i sogni ed emozioni emerge anche da uno studio pubblicato da poco da Matthew Walker e colleghi dell’Università della California a Berkley, i quali hanno scoperto che una riduzione del sonno REM (e quindi dei sogni) influisce sulla capacità di comprendere le emozioni complesse durante il giorno. (…) Nel loro insieme, queste recenti scoperte raccontano una storia importante sui meccanismi sottostanti ai sogni e sul loro possibile scopo.
A quanto sembra i sogni ci aiutano ad elaborare le emozioni codificandole e costruendone la memoria. Ciò che vediamo e proviamo nei nostri sogni non è necessariamente reale, ma lo sono le emozioni legate a quell’esperienza. Essenzialmente, le nostre storie oniriche cercano di spogliare l’emozione da una determinata esperienza creandone una memoria. In questo modo, l’emozione stessa non è più attiva (2). Si tratta di un meccanismo importante, perché quando non elaboriamo le emozioni, specialmente quelle negative, crescono i nostri livelli di preoccupazione e ansia. E difatti importanti privazioni di sonno REM sono collegate sempre più spesso ai disordini mentali (3).
In pratica i sogni aiutano a regolare il traffico sul fragile ponte che unisce le nostre emozioni e i nostri ricordi”.
I sogni assolvono a tutte le funzioni cui sono preposti anche se non vengono ricordati: la notte è una specie di “officina di auto-riparazione”, dal punto di vista sia fisico (4) che psicologico.
Gli incubi, i sogni ricorrenti a carattere angosciante e le allucinazioni ipnagogiche e ipnopompiche, sono segnali che richiamano la nostra attenzione e comunicano la necessità di “fermare il mondo” (C. Castaneda): uno o -generalmente- più atteggiamenti e comportamenti emotivi e cognitivi rivelano in questo modo un carattere disfunzionale e riconoscere la criticità in corso può essere utile per non appaltare ulteriormente il disagio sul corpo, attraverso un sintomo.
Il sogno è una rendicontazione dei processi interiori, in cui ogni particolare viene esaminato e messo in ordine con scrupolosa meticolosità, con chirurgica precisione. E’ una discesa che offre all’Io diurno la possibilità di attingere ad una grande forza trasformativa, che conduce dalla conoscenza alla consapevolezza di sè.
Marta Giovannini
(1) dal box “Passioni cerebrali” nell’articolo “Che cos’è un’emozione” di David Sender in Mente & Cervello n. 109 gennaio 2014:
“Nelle neuroscienze affettive si considera spesso l’amigdala come un elemento centrale del cervello emozionale. Sulla sua funzione però ci sono molti contrasti. (…) Altre ricerche infine hanno condotto a riconsiderare il ruolo dell’amigdala, che sarebbe cruciale per valutare la pertinenza affettiva di un evento. Questo approccio, più attuale, conforterebbe le teorie della valutazione cognitiva, secondo le quali solo gli eventi pertinenti sono suscettibili di attivare un’emozione. Così la reazione dell’amigdala in occasione del presentarsi di uno stimolo potenzialmente pericoloso potrebbe spiegarsi con il fatto che stimoli del genere vengono valutati come particolarmente pertinenti, in particolare per la sopravvivenza, e più in generale per il benessere dell’individuo“.
(2) potremmo dire non più “in circolo o dislocata”, che è stata dunque “digerita”
(3) per approfondimento: http://www.psicoanalisi.it/neuroscienze/3951