Shiva, Signore dei Sogni

 

Chi non ha mai sentito parlare di Shiva? Anche per chi non conosce bene le divinità induiste, l’immagine di questo dio è immediatamente riconoscibile.

Questi è, insieme a Brahma (il creatore) e a Vishnu (il preservatore), all’interno della Trimurti (figurazione della Trinità, cara alle religioni monoteiste ma attestata per la prima volta proprio nella tradizione induista) e svolge il ruolo del distruttore.

Sebbene sia dunque associato ad una immagine apocalittica, non dobbiamo pensare a Shiva come un elemento negativo, soprattutto se consideriamo che non si tratta di una distruzione definitiva, ma piuttosto di un nuovo assemblaggio delle forme, che in questo modo evolvono e seguono il samsara (il perpetuo ciclo di vita, morte e rinascita, rappresentato come una ruota).

Non a caso, Shiva è al contempo il Signore dello yoga (Yogishwara) e il Signore della morte. Si può quindi trovare rappresentato dunque tanto seduto placidamente in meditazione, quanto nell’atto di danzare sulla schiena della morte. In altri casi viene raffigurato come lingam (una roccia o una montagna di forma fallica) che simboleggia l’elemento maschile, in altri ancora Shiva cavalca un toro.

Il dio ha tre occhi ben aperti, un tridente che ne attesta i poteri, la gola blu dovuta all’ingestione di tutti i veleni del mondo che non raggiungono lo stomaco grazie ad un serpente che stringe il collo divino e infine lunghi capelli da cui si origina il Gange.

In quanto dio distruttore e riassemblatore, Shiva è una divinità ponte tra la vita e la morte e, in quanto tale, viene associato al mondo dei sogni. Tra i tanti appellativi che lo caratterizzano, infatti, vi è quello di Signore dei Sogni.

Negli Unadi Sutra, infatti si individua nel nome della divinità la radice sin, che significa sonno. Si tratta di quel sonno profondo, privo di sogni, in cui la mente (manas) risulta bloccata e inattiva, incapace di produrre forme mentali.

In quanto tale, questo tipo di sonno viene avvicinato alla turiya, il quarto stato meditativo dello yogin che riesce a bloccare l’attività cerebrale da sveglio, superando in questo modo il dualismo vita/morte e avvicinandosi all’Assoluto.

Questo sonno senza sogni di cui Shiva è il Signore, è quello tipico della fine dell’universo, quando la tendenza disgregante (tamas) riesce a prevalere e dissolve tutti i mondi, portando ad uno stato in cui non c’è né esistenza, né non esistenza, ma solo uno stato di sonno che avvolge tutto. In questo mondo finalmente in armonia con l’Assoluto, solo Shiva rimane per sempre (mahakala), indistruttibile (SadaShiva) e immobile (sthanu).

 

                                     Margherita Battistini

 

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

A. Daniélou, Miti e dèi dell’India, 2008

G. Baiocco & S.Bernoni, India Darshan, 2020