Riunione di famiglia con Morfeo
“Ci sono notti in cui non sai dormire/ E più lo chiami e più Morfeo ti dice «Non ce n’è»”
Che c’entra Cremonini con me? Poco, o tanto, a seconda dei momenti storici. Piccola parentesi, tra le sue mille canzonette leggere, Le sei e ventisei spicca come una piccola gemma nascosta. Torniamo a noi. Ebbene sì, la parola chiave da cogliere era Morfeo. Chi è questo dio greco? È la divinità del sonno, o meglio del sogno. Facciamo chiarezza con una breve riunione di famiglia.
In cima a tutti c’è Hypnos, dio del sonno, figlio di Nyx (Notte) e fratello gemello di Thanatos (Morte). È talmente potente da addormentare dei e mortali, tanto è che nell’Iliade persino Era gli si rivolge per addormentare Zeus su richiesta di Apollo (per recuperare il corpo di Sarpedonte, ucciso da Patroclo, per riportarlo in Licia e seppellirlo con tutti gli onori).
«Dall’alma il corpo, al dolce Sonno imponi
Ed alla Morte, che alla licia gente
Il portino. I fratelli ivi e gli amici
L’onoreranno di funereo rito
E di tomba e di cippo, alle defunte
Anime forti onor supremo e caro.
[…]
D’immortal veste avvolgi: indi alla Morte
Ed al Sonno gemelli fa precetto
Che all’opime di Licia alme contrade».
(Omero, Iliade vv. 453-458 e 681-683)
E’ un dio dalle grandi facoltà: a Endimione concede di dormire ad occhi aperti, ad altri invia gli Oneiroi (i sogni), i principali dei quali sono Morfeo, Momo, Fobetore e Fantaso. Se lo chiedete ai Greci, a Esiodo precisamente, questi sono alcuni dei suoi fratelli, ma secondo i Romani sono i suoi figli. Chissà quale è la verità?
Esteticamente, Hypnos è un bel pezzo di figliolo, un giovane nudo e alato che stringe nelle mani dei papaveri, fiori che condivide con la Morte e la Notte. Alla sua figura paciosa e sonnifera è anche associata una enorme verga dotata di potere soporifero. Secondo Omero vive a Lemno, ma la tesi di Esiodo è ben più avvincente, infatti per lui vivrebbe in qualche landa desolata dell’Ovest, in una casa a due porte, l’una di corno, trasparente, da cui escono i sogni veritieri, e l’ altra d’avorio per quelli ingannevoli. I romani sostengono che il suo alter ego latino Somnus sia solito frequentare luoghi più ombrosi: Virgilio giura nell’Eneide di averlo visto nell’atrio degli Inferi, mentre Ovidio nelle Metamorfosi spergiura di averlo incontrato nel paese dei Cimmeri, in una grotta silenziosa dove non entra mai il sole.
La sua vita sentimentale è un po’ la Beautiful dell’Ellade: se Esiodo nella Cosmogonia ha ragione, è figlio dell’ incesto tra la madre Nyx e lo zio Erebo (Tenebre) e questa cosa deve averlo colpito perché poi è lui stesso ad unirsi alla madre per generare Morfeo (ammesso che sia il figlio!), Fobetore (Incubo) e Fantaso. Sembrerebbe essere stato follemente innamorato di Pasitea, una delle Grazie, e che per avere la sua mano si sia lasciato convincere da Era ad addormentare il potente Zeus per lasciare a Poseidone il tempo di aiutare i Greci nonostante il divieto assoluto di farlo. Eppure sa di rischiare grosso: già in passato ha aiutato Era a pareggiare i conti con Eracle addormentando il padre degli dei, che si è risvegliato e lo ha gettato in mare decidendo di non lasciarlo annegare solo per intercessione della madre Nyx. Ma la promessa della mano di Pasitae vale più della sua stessa vita ed eccolo lì a far chiudere gli occhi al dio presentandoglisi sotto forma di uccello.
Ma ora veniamo a Morfeo.
È Ovidio il primo a nominarlo: ci dice che è figlio della Notte e che si chiama così per la sua capacità di cambiare forma (Morfeo= morphe μορφή) per apparire agli umani: con le sue grandi ali si avvicina silenziosamente alle prede e dopo avere spruzzato sui loro occhi alcune foglie di papavero, regala loro i sogni, insieme ai fratelli Fantaso (colui che si occupa della parte più irrazionale e fantasiosa del sogno) e Fobetore (colui che ci regala gli incubi).
Spesso viene rappresentato nell’atto di abbracciare il padre Ipnos attorniato dagli spiriti dell’immaginazione, altre volte invece indossa delle enormi ali da farfalla e delle alette in testa. Sicuramente ha sempre con sé la cornucopia da cui estrarre il nettare di papavero soporifero.
Sostanzialmente, Morfeo è quel dio proteiforme che costringe l’uomo a riconciliarsi con il suo subconscio ed è emblema di una realtà altra, che è sì onirica, ma anche strettamente collegata al vissuto reale.
Strana la vita, non è vero? Nessuno di noi dice “cadere tra le braccia di Hypnos”, eppure Morfeo era un personaggio del tutto secondario nella mitologia greca, fino a Ovidio non aveva nemmeno un’identità sua (Omero infatti parlava di Oniro come mix di Fantaso, Fobetore e Morfeo stesso). Anche nella sua evoluzione, a Roma, non è rimasto famoso con questo nome, ma con quello ben meno poetico di Somnus. Ciononostante, Oniro, Somnus o Hypnos sono scomparsi dal nostro immaginario collettivo, mentre Morfeo è l’unico di cui troviamo tracce consistenti nella nostra cultura di massa: è uno dei protagonisti della saga Ragazze dall’Olimpo di Elena Kodros, è presente in Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo di Rick Riordan, è il villain del videogioco God of War: Chains of Olympus… E come dimenticare il Morpheus capitano della Nabucodonosor di Matrix delle sorelle Wachowski?
Non ci resta che abbandonarci alle braccia di Morfeo. Buonanotte, amici
Allora il Sonno dalla marea dei suoi mille figli destò Morfeo, un talento nell’assumere qualsiasi sembianza.
(Ovidio, Metamorfosi, libro XI)
Margherita Battistini