Margherita
Giuro che non sarò prolissa! O quantomeno, che ci proverò. Mi chiamo Margherita, sono una ventiseienne laureata in Lettere, con qualche sogno e pochi risultati. Oggi mi imbarco in questa nuova avventura in questo blog. Perché proprio io? Non so, chiedetelo a Marta Giovannini, che ringrazio infinitamente per l’occasione e che spero di non deludere.
Veniamo a noi: con cosa vi tedierò? Con quello che ai letterati piace di più… le parole. I sogni sono fatti di immagini, sapori, rumori, ma soprattutto di parole. Le parole che pronunciamo e ascoltiamo nel sogno stesso, certo, ma soprattutto quelle che usiamo poi, a livello consapevole e non, per rielaborarlo, razionalizzarlo, o anche solo per riporlo nel cassettino dell’inconscio e neutralizzarlo.
Jorge Luis Borges diceva che i sogni sono il genere letterario più antico e, non a caso, ha proceduto a stilare una “storia generale dei sogni e degli incubi” intitolata Il libro dei sogni in cui ripropone, accanto ai suoi stessi racconti, opere fondanti della letteratura universale come L’epopea di Gilgamesh o Il sogno della camera rossa di Kao.
Letteratura e sogno sono parenti perché entrambi si nutrono dell’immaginazione, entrambi si muovono nella creazione di una realtà parallela e a tratti alternativa alla vita reale: talvolta sono lo specchio della realtà che viviamo, in altre occasioni si rivelano come le parole che l’Inconscio cerca di dirci, in altri momenti ancora viaggiano un po’ in direzione ostinata e contraria, per citare Faber, che sta bene su tutto.
«Supponiamo che io sogni un uomo (…) e che poi, immediatamente, sogni l’immagine di un albero. Al risveglio, posso conferire a questo sogno così semplice una complessità che non gli appartiene: posso pensare che ho sognato un uomo che diventa albero, che era un albero. Modifico i fatti, e ho già iniziato a creare delle trame fittizie.»
Borges, Il libro dei sogni
Pensate cosa può succedere se poi gli scrittori sognano le vicende che poi scrivono, o se addirittura decidono che i personaggi che hanno creato, si ritroveranno a sognare all’interno di quelle pagine. O pensate a tutti i film mentali che ci facciamo quotidianamente chiusi nelle nostre stanze o guardando le immagini tremolanti che scorrono fuori dal finestrino opaco di un treno- gli anni da pendolare si sentono tutti!-. In fin dei conti, i sogni son desideri (di felicità… la sentite la canzoncina della Cenerentola della Disney?) e i desideri sono il motore delle nostre azioni, quelle reali e quelle letterarie. Orlando inseguiva Angelica e perdeva il senno, tutti noi ci alziamo dal letto la mattina per migliorare la nostra condizione. Alla base di ogni azione, nostra come di tutti i personaggi di tutte le arti, c’è la ricerca, la quête dell’oggetto dei desideri. Banalmente, ogni nostra azione è volta, a livello profondo, a realizzare un sogno.
E’ con le parole di Borges e con i miei vagheggiamenti vagamente ariosteschi, che rispondo alla domanda perché scrivere articoli su letteratura e sogni.
Altre mie pagine:
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Margherita Battistini
NdR: i bellissimi contributi di Margherita saranno proposti nella categoria Le Parole dei Sogni.