L’esperienza creativa di C. Widmann. Associazioni con i Tarocchi

Propongo delle associazioni tra le descrizioni delle fasi del processo creativo di Claudio Widmann in “L’esperienza creativa” e alcuni Arcani o sequenze di Arcani.

lI materiale citato è tratto dal PDF dell’autore disponibile al link:

http://www.claudiowidmann.it/pdf/l’esperienza%20creativa.pdf

 

Leggendo le parole di Widmann sull’atto creativo mi è venuta in mente la sequenza tarologica le DIABLE, la MAISON DIEV e l’ETOILLE.

“L’atto creativo è quasi sempre un’eruzione improvvisa, una sorta di esplosione; qualcosa erompe nella coscienza immediatamente, improvvisamente e in forma pressoché completa. Nei miti di creazione spesso la prima cosa ad essere creata è la luce. In principio, in effetti, tutto è avvolto nel buio:

Zitto Lucifero non disturbare
Non stare sempre qui a criticare
Beh, sì lo ammetto, sarà un po’ buio…

Questo passaggio per noi è del massimo interesse, perché la luce è forse il simbolo più universale della conoscenza, della sapienza, della coscienza. Per contro le tenebre sono analogiche agli stati di cecità, di ignoranza e di incoscienza; stati in cui si annaspa nel buio, in cui non “ci si vede chiaro”. L’atto creativo è sempre un atto che squarcia le tenebre, che porta luce e che porta “alla luce”.

Si potrebbe dire con la Von Franz che “annaspare nel buio attiva i processi creativi” e che la creatività implica sempre un rapporto dialettico fra buio e luce, fra noto e ignoto. Nell’ esperienza di ciascuno di noi la funzione creativa espande la coscienza, squarcia le tenebre della non conoscenza, del non noto, del non conosciuto. Può essere interessante ricordare che per gli Egizi il verbo ir (creare) si scriveva col geroglifico dell’occhio il cui nome era simile anche etimologicamente (irt), la cui immagine è collegata alla luce e alla coscienza, allegoria del vedere e del vederci chiaro”.

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Nella descrizione di Widmann del caos rintraccio una relazione con le energie libere de le MAT.

“Tutto ha inizio nel caos. Empiricamente il fenomeno non ci è estraneo: davanti a un problema di cui non conosciamo la soluzione, in un momento critico della vita, quando siamo aggrovigliati in una situazione d’impasse viviamo concretamente il χαος.

Nei procedimenti che intendono stimolare intenzionalmente la creatività, il caos viene perseguito tecnicamente: brain storming è il termine con cui si designa l’afflusso libero e caotico di pensieri. L’adolescenza è età specificamente segnata da un intenso flusso creativo e dalla ricerca di soluzioni creative per l’esistenza: è nota anche come età di caos (oggi più frequentemente detto “casino”). Il disordine, il caos, il casino, per gli adolescenti, è un’esigenza. Naturalmente potremmo attingere anche a esempi più illustri di esperienze creative e parlare dei periodi confusivi che precedettero le grandi creazioni pittoriche di van Gogh; oppure ai momenti di travaglio che precedettero certe scoperte scientifiche.

Per noi sarà importante ricordare che caos è archetipo dell’inconscio, dei suoi stati confusivi e dei suoi contenuti amorfi e indifferenziati. Questo aspetto segna l’esperienza creativa a tutti i livelli: quella ordinaria che è di tutti e quella geniale che è di pochi”.

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Nella descrizione del buio emerge l’associazione con i processi profondi rappresentati da le PENDU.

“La creazione è spesso un atto che avviene nel buio. Anche i nostri comuni atti creativi talvolta avvengono nel buio; a volte uno si ritira nella penombra a pensare, più spesso decide di “dormirci sopra”. Abbiamo esempi storici molto evidenti di come la creatività sgorghi letteralmente dal buio; uno dei più emblematici è forse quello del chimico Kekoulé che dopo un lungo periodo in cui annaspava nel caos della ricerca sugli idrocarburi, nella penombra della sera ebbe un sogno ad occhi aperti e vide un’immagine uroborica che gli aprì la mente alla scoperta dell’anello benzenico.

Il buio però può essere inteso anche in un’accezione meno letterale, come fase di incubazione che precede l’emergere dei contenuti creativi. Il pulcino, covato nel buio dell’uovo per 21 giorni prima di uscire alla luce, viene citato in maniera ricorrente nelle metafore della creatività.

Secondo un certo modello, il buio corrisponde a quella fase del processo creativo in cui si accumula una tensione sotterranea che poi sfocia in una subitanea rivoluzione. Accade così nella vita della scienza: vi sono fasi di “scienza normale”, organizzate attorno a paradigmi dominanti e caratterizzate da “cambiamenti di routine” (Barnes); queste fasi, che possiamo assimilare al buio, accumulano un crescendo di tensione creativa che esplode in “cambiamenti rivoluzionari” quali, ad esempio, la rivoluzione copernicana o la teoria della relatività di Einstein. Accade così anche nella storia dell’evoluzione filogenetica: lunghi periodi di stabilità sono improvvisamente scossi da periodi di rapida e profonda trasformazione in cui l’organismo vivente reinventa aspetti importanti del proprio assetto e della propria esistenza.

Propongo, inoltre, di leggere il buio come simbolo di introversione e di notare come l’atto creativo abbia bisogno di un momento di introversione: silenzio, raccoglimento, isolamento, solitudine, abbassamento degli stimoli sensoriali, eccetera”.