La Papessa. Percorso musicale con i Maggiori

La Papessa in musica

Lo straordinario arcano della Papessa (o come era anticamente denominata in alcuni dei primi mazzi di tarocchi: la Fede) che costella i significati di conoscenza, sophia, principio femminile, ricettività meditativa, mistero e silenzio, ci permette di soffermarci su un’altra straordinaria figura di donna proveniente dal XII secolo, mistica, filosofa, scrittrice, badessa, scienziata, inventrice di una lingua artificiale e finanche compositrice: Ildegarda di Bingen (1098-1179). Quasi obbligata per il secondo arcano la scelta di questa artista, visionaria e studiosa, la cui opera, sia teologica che musicale, sia sociale che scientifica, parla ancora oggi, con la sua stupefacente ricchezza e poliedrica molteplicità, a noi contemporanei. Il corpus di opere lasciatoci dalla monaca benedettina tedesca, completamente dedicato alla musica sacra, è forse il maggiore di tutto il Medioevo e comprende l’Ordo virtutum, una maestosa rappresentazione teatrale-musicale del cammino dell’Anima verso la salvezza, e numerosi brani composti per la liturgia (antifone, inni, sequenze, responsori) raccolti nel compendio Symphonia armoniae celestium revelationum (Sinfonia dell’armonia delle rivelazioni celesti), di cui fu autrice sia delle musiche sia dei testi. La musica di Ildegarda, in una ideale unità e interconnessione dei diversi saperi, è una prosecuzione e un riverbero delle sue dottrine teologiche e mistiche, saldamente basate sui testi sacri, che pongono al centro la questione della salvezza spirituale dell’uomo e della sua posizione privilegiata all’interno del cosmo, concepita in armonia con un ordine voluto da Dio: attraverso l’intelletto, la volontà e lo spirito egli può elevarsi al di sopra di tutti gli esseri creati e giungere alla visione beatifica; tra il creatore e la creatura si disvela dunque una reciprocità intessuta di amore, mistero e perfezione, che le voci purissime e monofoniche delle sue composizioni, con i loro continui slanci verso l’alto e concepite per il silenzio degli spazi sacri dei monasteri e delle cattedrali, riecheggiano nella parte più profonda dell’animo. E’ questo il concetto ildegardiano della viriditas, ossia quella vitalità che proviene dalla sorgente divina della vita e che si riflette nell’essere umano che si trovi ad essere in comunione con il piano trascendente; la musica terrena come specchio di una musica angelica e celeste. La Chiesa Cattolica la proclamerà santa e dottore della Chiesa nel 2012.

Il brano proposto, il responsorio O carissima mater, è tratto da una pregevolissima incisione dell’ensemble vocale-strumentale Sequentia fondato e diretto dal musicista e musicologo Benjamin Bagby, di stanza a Parigi e specializzato nel repertorio della musica medioevale. L’album fu pubblicato originariamente nel 1985 su etichetta Deutsche Harmonia Mundi, e comprende una selezione delle Symphoniae della compositrice. Si tratta di una delle formazioni di musica antica maggiormente stimata a livello mondiale, che vanta in repertorio l’integrale delle opere musicali di Ildegarda. Il responsorio, nella liturgia romana, indica i versetti che il solista canta in alternanza con il coro; il testo, anch’esso redatto dalla mistica, è il seguente:

 

O clarissima Mater (Responsorio alla Vergine Maria) / O chiarissima Madre

O clarissima Mater sancte medicine, tu unguenta per sanctum Filium tuum infudisti in plangentia vulnera mortis, que Eva edificavit in tormenta animarum

Tu destruxisti mortem edificando vitam

Ora pro nobis ad tuum Natum, stella maris, Maria

O vivificum instrumentum et letum ornamentum et dulcedo omnium deliciarum, que in te non deficient

Ora pro nobis gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto ora pro nobis

 

O chiarissima Madre, una santa medicina per mezzo del tuo santo Figlio infondesti nelle dolorose ferite della morte che Eva causò a tormento delle anime

Tu distruggesti la morte creando la vita Prega per noi il tuo Figlio, Maria, stella del mare

O vivifico strumento ornamento di letizia dolcezza delle dolcezze che in te non mancano

Prega per noi e sia gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo prega per noi

 

Sono evidenti i tratti stilistici della scrittura di Ildegarda: linee melodiche melismatiche di grande purezza si ripetono e volteggiano riecheggiando in uno spazio vuoto in registri sovracuti…sembra davvero di ascoltare voci celesti e presenze angeliche, messaggi sapienziali provenienti da remote regioni spirituali che il canto rende accessibili; quasi come se, per un istante, smettendo di leggere il Libro della Sapienza, la Papessa intonasse una musica che ne disvela il contenuto mistico. Non rimane che ascoltare, rapiti ed estasiati, tali rivelazioni.

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(Post) moderna papessa, compositrice che miscela in maniera disinvolta avanguardia, elettronica e pop/rock e poli-strumentista, Julia Holter ha pubblicato nel 2011 il suo primo disco sulla lunga distanza, Tragedy, un lavoro che si ispirava all’Ippolito di Euripide e che presentava una serie di composizioni enigmatiche, sperimentali, oscure e dense di originale misticismo, frutto della combinazione di archetipi classici, droni elettronici, sonorità d’avanguardia e cantato pop.

In The Falling Age il canto è inizialmente sospeso su una nebulosa di rumori sotterranei e strati di sintetizzatori, per giungere in seguito alle sublimi altezze della seconda parte. Conclusa l’esposizione canora ogni cosa è trasfigurata e rarefatta dalle atmosfere elettroniche in nugoli di suono, quasi un processo di rarefazione e ascesa attraverso i cieli; ma nell’era post-digitale, sembra voler dire la Holter, siamo lontani dalle beatitudini angeliche di Ildegarda: la musica si disperde, si frammenta e si avvolge su se stessa simile ad una spirale che lascia l’uomo nello smarrimento, sommerso da cumulonembi di deflagrazioni sonore che rendono difficile uno sguardo chiaro sulle cose. In chiusura cupi rumori concreti e industriali invadono lo spazio d’ascolto, finendo in tonfi sordi. Come nella tragedia antica l’essere umano è stretto in un fatalismo inevitabile, quasi vittima del volere e delle schermaglie di dei lontani, che rimangono inaccessibili. La potenza generatrice della Papessa si svolge allora in un piano orizzontale e interiore, rivolta alla dimensione umana della creazione di opere d’arte che possano catarticamente convogliare l’angoscia trasformandola attraverso l’espressione e la riflessione estetica, dove il lato yin si impone nella sua fredda esplorazione dell’ombra, delle zone crepuscolari, sotterranee e mortifere della coscienza, nella dissoluzione e rigenerazione di un ordine solare divorato e smembrato da un nugolo confondente di suoni.

 

Ascolti:

Sequentia – O clarissima mater (da Hildegard von Bingen, Symphoniae, LP Deutsche Harmonia Mundi 1985)

 

Julia Holter – The falling age (da Tragedy, LP Leaving Records, 2011)

 

Bibliografia:

Eduard Gronau – Hildegard: Vita di una donna profetica alle origini dell’età moderna (Ancora edizioni, Milano 1996)

Euripide – Ippolito. Testo greco a fronte (BUR, 2000)

 

Aldo Pavesi

 

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