La geografia della stesa. Scenari possibili

Quando si utilizza il metodo Camoin per le letture di Tarocchi, a seconda di come si dispongono le carte, si possono configurare diversi scenari. Il metodo prevede che il mazzo sia mescolato (dal consultante) in modo tale che al disporsi delle Lame nella stesa queste possano assumere una direzione a diritto o a rovescio. Questo espediente narrativo porta alla formazione di stese di una complessità crescente e ramificata. Possono uscire tre carte a diritto, da completare negli eventuali sguardi a sinistra o a destra (della prima o dell’ultima carta) o stese a sei-sette carte, sguardi e soluzioni compresi. A seconda dei casi può accadere che con le carte si vadano costruendo strutture più complesse, articolate su più livelli, che richiedono un lavoro e un’attenzione che possono non esaurirsi in un incontro. A volte può addirittura capitare che finiscano le carte prima di completare uno sguardo o una soluzione…si tratta allora di una storia lunga che potrebbe aver bisogno di essere ri-narrata.

 

Stese con pochi Arcani nessuna ramificazione

A volte la stesa è una descrizione della situazione del consultante e sembra non fornire una risposta alla domanda posta, nel senso che appare come trascrizione figurata del quesito stesso. Un riflesso visto in uno specchio. Le carte generalmente sono poche e le carte soluzione (se presenti) possono indicare di assumere atteggiamenti (del tutto interiori, come modo di vedere il mondo e di porsi) e/o comportamenti (manifesti, azioni) che fanno capo al buon senso. In linea di massima è una stesa che non aggiunge molte informazioni ma fa stare in quel quadro.

Per alcuni queste letture sembrano favorire una presa d’atto senza la quale non ci può essere altro movimento conoscitivo (o azione); per altri sono una significativa conferma del proprio stato interno, a cui la stesa e la lettura conferiscono una sorta di riconoscimento e legittimità.

Visto il quadro, possono trovare spazio riflessioni e meditazioni che daranno i propri frutti a momento debito.

 

Stese con più Arcani e con ramificazioni

La stesa può aprirsi verso sinistra o verso destra.

Se la stesa si apre a sinistra sembra mettere in evidenza gli antecedenti intesi come precondizioni, eventi e attitudini su cui è utile soffermarsi: sono elementi che spiegano il qui e ora. Uso il termine spiegare, anche se improprio, per dire che tra la parte sinistra e quella centrale della stesa sembra esserci una relazione diretta, una continuità (se questa traiettoria è confermata dal consultante).

Se la stesa fiorisce verso destra potrebbe evidenziare:

– uno scenario futuribile che è presente in potenza o già in atto a livello psichico (ma non per forza ancora manifesto); il futuribile non coincide necessariamente con il futuro;

– le tendenze comportamentali legate allo stile emotivo e cognitivo della persona (un modo di sentire e pensare, e quindi poi di fare, in cui il consultante può riconoscersi).

In questo secondo caso le Lame sembrano indirizzare verso due tipi di considerazioni:

a) la prevedibilità della reiterazione di modelli di interpretazione/azione già assunti in passato, come abitudini e relativi schemi di pensiero;

b) a determinate condizioni, la possibile presenza di una vera e propria coazione a ripetere, ipotizzabile quando la dinamica di inciampo narrata nelle Lame si è già ripetuta più volte nella biografia della persona. In questo caso potrebbe essere presente una difficoltà ad apprendere dall’esperienza (Bion) che deriva, a sua volta, dalla difficoltà a digerire e metabolizzare eventi e condizioni di vita. In tal caso potrebbero manifestarsi carte come La Roue de Fortune (rovesciata, e magari anche guardata dalla Senza nome), la Lune e l’Appeso, in diverso dialogo tra loro o con altre carte.

In generale queste fioriture (che richiedono numerose carte) sembrano puntualizzare qualcosa che la persona ha bisogno di vedere, offrendo un numero consistente di riferimenti alla biografia del consultante ed esplicitandone le attitudini e/o tendenze.

 

Asse destra-sinistra

Le carte a sinistra nella mia esperienza possono rappresentare dunque:

-attitudine del soggetto: stile emotivo, stile cognitivo, sistema valoriale, credenze, visione del mondo; a volte la prima carta a sinistra può coincidere anche con il segno zodiacale del consultante;

-archetipo costellato, con informazioni più o meno ricche sulla formazione del complesso;

-diversi livelli e tipi di passato: passato prossimo o remoto a livello di eventi specifici; storia personale e/o storia familiare.

Le carte tutte a destra possono rappresentare uno scenario futuribile (tanto quanto una narrazione onirica) in cui c’è un’ammonizione o un incoraggiamento (cfr. Jung, in relazione al sogno) o una semplice descrizione di ciò che il consultante pensa potrebbe verificarsi, stando al suo presente e alle sue proiezioni.

 

Asse alto-basso

Quando le stese tendono a ramificare verso l’alto, in un dispiegarsi verticale e gerarchico di due o più Arcani, potrebbe essere importante concentrarsi sui possibili significati esistenziali e generali del vertice. Questi potrebbero risignificare in modo più ampio gli Arcani del rigo base. In questo senso il rigo base fa da fondamento a ciò che potrebbe essere un valore, un progetto, una condizione importante per la persona.

 

Sincronicità e Tarocchi

La stesa di Tarocchi la considero sincronica sul piano del qui e ora. Un’altra sua prerogativa sembra essere la capacità di aprire una finestra che affaccia sulla linea del tempo, narrando una storia che è in grado di condurci sia nel passato (inteso come sopra) sia uno scenario futuribile o plausibile, stando sempre con ciò che al consultante risuona e risulta utile. La lettura non mira a rivelare cose che il lettore non può sapere o a sorprendere il consultante con effetti speciali: come forma di dialogo è un’occasione (per chi lo vuole) di ripercorrere un itinerario che possa riportare al presente, creando connessioni di senso, attraverso più sguardi.

Mi piace pensare che gli uni con gli altri ci aiutiamo a pensare, scambiandoci le prospettive in cui confluiscono sensazioni, emozioni, pensieri –pensati e non- e i suoni delle parole. Il consultante a sua volta, con la sua storia, con la visione che porta, restituisce al lettore qualcosa, gli fa fare un’esperienza che probabilmente sarà significativa e altrettanto sincronica, quanto lo è per il consultante la propria stesa.

Lavorare sul senso, ricavare degli spazi per stare con i simboli e con ciò che hanno da dirci, è benefico per la Psiche, che letteralmente si “nutre” di questo cibo immaginale.

 

Concludo con le parole di C. G. Jung, sul principio finalistico-progettuale che orienta la psiche e il nostro agire nella realtà:

Parlo esplicitamente di finalistico per evitare confusioni con il concetto di teleologico.

Con il termine di finalità intendo definire semplicemente la immanente tendenza psicologica a un fine.

Invece di “tendenza a un fine” potremmo anche parlare di “senso finale”.

Tutti i fenomeni psicologici hanno insito un senso del genere.

C. G. Jung, Le dinamiche dell’inconscio

 

Marta