Il LAVORO con l’ONIRICO

Il lavoro con l’onirico (quello attivo compiuto con i sogni) permette nel tempo di acquisire una maggiore capacità di comprensione delle immagini personali e collettive, di aumentare l’abilità di autoanalisi e di saper mettere in relazione eventi, emozioni e produzioni oniriche in un continuum dotato di senso e scopo.

Il lavoro con il sogno porta a considerazioni pratiche relative a quanto segue:

  • con la stesura del diario notturno -e l’osservazione del rapporto tra eventi interiori, esterni e contenuti onirici- è possibile imparare, nel tempo e con pazienza, a riconoscere la trasformazione simbolica che operiamo su stati d’animo, emozioni, percezioni e credenze (creando dei veri e propri codici personali a partire da un linguaggio universale).
  • Dallo studio dei nostri sogni possiamo constatare come l’attività mentale onirica tende a mostrarci: a) una prospettiva significativa su una situazione x; b) come stiamo vivendo un certo ambito della nostra vita; c) qualcosa di importante che abbiamo tralasciato; d) tende a compensare le visioni unilaterali, invitandoci ad allargare i nostri orizzonti di senso. Non in ultimo è nel pensiero divergente tipico del sogno che si esprime la nostra grande forza creativa, quel fuoco dal profondo che anima i nostri progetti e ci offre idee e visioni da realizzare da svegli.
  • I sogni rappresentano una delle più significative e veritiere forme narrative della Psiche. Le immagini di Psiche dispiegano narrazioni recondite, complesse, vibranti. Queste storie si possono ascoltare e vedere nei sogni, nella reverie (o sognare ad occhi aperti), nell’atto artistico, nel linguaggio non verbale o in un sintomo.
  •  Il sognare è un processo che culturalmente non trova spazi di trattazione e condivisione nelle società contemporanee industrializzate. Il  sogno usa un linguaggio che conosciamo, perché vi ricorriamo tutte le notti, ma con cui non siamo in confidenza da svegli. Dialogando con questa bellissima lingua possiamo imparare a renderla più familiare e comprensibile. Il sognare è un territorio da esplorare e frequentare di notte, e da conoscere e coltivare di giorno: studiandone la natura, le funzioni e gli scopi, leggendone la letteratura, contemplando produzioni artistiche ispirate all’onirico.
  • In questo suo essere una seconda vita, come lo definisce Gérard De Nerval, il sogno mostra le immagini che ci abitano, la nostra mitologia personale e le sue evoluzioni: é un tuffo nel profondo, nell’assoluto di cui siamo parte e in cui possiamo rigenerarci.
  • Il territorio del sogno può essere sede di incontro e dialogo con il nostro Daimon (2).

 

Marta Giovannini

 

(1) Insight (letteralmente “visione interna“) è un termine di origine inglese usato in psicologia, e definisce il concetto di “intuizione”, nella forma immediata ed improvvisa.

L’insight consiste nella comprensione improvvisa e subitanea della strategia utile ad arrivare alla soluzione di un problema o della soluzione stessa – colloquialmente conosciuto come lampo di genio o con l’espressione inglese: “Aha! Experience”. A differenza di ciò che è considerato problem solving in generale, dove la soluzione del problema è raggiunta tramite una costruzione analitica e consequenziale, l’insight avviene in un unico passo e compare inaspettatamente nella mente del solutore (Sternberg & Davidson, 1995). L’insight è spesso il risultato di una ristrutturazione degli elementi del problema, anche in assenza di preesistenti interpretazioni (Kounios & Beeman, 2009).

Una definizione intuitiva del concetto di insight è l’esclamazione “Eureka!”, attribuita ad Archimede di Siracusa nel momento in cui scoprì (tramite un insight) il suo noto principio.

(fonte Wikipedia)

(2) “Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di essere venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino”. J. Hillman, Il codice dell’anima