IL DIARIO ONIRICO: uno strumento necessario per lavorare con i Sogni
La premessa
Quello sul sogno è un lavoro prettamente relazionale che coinvolge l’Alterità in tanti sensi: quella interna, con cui siamo chiamati a confrontarci durante e dopo il sogno, ma anche l’Altro come soggetto con cui ci poniamo in relazione per imbastire un processo di esplorazione e co-costruzione dei significati. L’Altro può essere la/il terapeuta, la persona che è apparsa nel nostro sogno o un gruppo di condivisione etc.: la Relazione è il territorio in cui ci proiettiamo, coraggiosamente, per raggiungere un’esperienza di senso, di riconciliazione dei fatti e dei significati del Sogno con i fatti e i significati della vita di Veglia, così come sostenuto dal paradigma della Cultura del Sogno (Pascoe, 2010).
L’idea da cui vorrei partire per arrivare a parlare del diario onirico è che il sogno, come fenomeno naturale e processo unitario dello psicosoma, può essere esplorato attivamente da ciascuno di noi. Lavorare con il sogno può diventare una parte integrante del proprio quotidiano, se intimamente si avverte che il vissuto onirico è un’esperienza che può arricchire e dotare di nessi di senso il percorso di conoscenza di sé e che occuparsene è un modo di avere cura e di stare in contatto con se stessi, con gli altri e con l’ambiente. Sognare e prestare attenzione al Sogno riflette un’attitudine profondamente ecologica, così come ci insegnano le Culture del Sogno di ogni Terra e periodo storico.
Lavorare con il sogno implica diversi piani di relazione e diversi livelli operativi. Uno di questi è la parte di lavoro individuale, come pre-digestione dei contenuti e come lavoro cartografico dell’Anima. Per quanto necessario rimane un piano parziale, il più delle volte, se non è seguito da un lavoro più ampio e inclusivo, ovvero se non contattiamo l’Altro (esterno, soggetto Altro) come interlocutore capace di mediare la relazione con l’Altro in noi.
Sognare, ricordare e stare con il Sogno come processo integrante della Salutogenesi
Ricordare i propri sogni significa anche monitorare la nostra condizione generale: ciò consente di aumentare la propria consapevolezza e ci offre la possibilità di riconoscere i nostri bisogni autentici e di intercettare gli strumenti che occorrono per dare loro una risposta adeguata. Occuparsi della propria vita psichica non trascurando le immagini diurne e notturne, è una pratica che rientra nella Salutogenesi, ovvero nel percorso di costruzione attiva della propria salute, mediante il riconoscimento e l’utilizzo delle risorse di cui disponiamo.
Tornare a prestare attenzione ai sogni, ricordarseli o poterci lavorare, non sono operazioni sempre immediate, né necessariamente continuative nel tempo: è fisiologico avere periodi in cui non ci si ricorda i sogni o in cui non si dispone delle risorse per ricontattare certi contenuti da svegli. Inoltre è importante tener conto del fatto che, a seconda delle proprie condizioni generali e delle forme e dei contenuti che si manifestano nei Sogni, l’Altro che può guidarci nel processo di conoscenza e di ristrutturazione autentiche è la figura della/del Terapeuta (psicoterapeuta, nella nostra cultura).
Terapeuta è Aiutante/Compagna-o dei viaggi di Psiche, che a sua volta è scesa/o nel suo Mondo Infero, grazie al sostegno e alla presenza di un Altro; in questo percorso ha appreso la danza e il movimento di andata e ritorno fruttuoso e in sicurezza tra quelli che sembrano essere due mondi (della coscienza e dell’inconscio). Questa conoscenza e competenza è quella messa in campo nell’alleanza e nella relazione terapeutica, è quella che ci viene trasmessa e che abbiamo la possibilità di apprendere, con il tempo, l’umiltà, la pazienza e la fiducia nel processo in atto.
Il diario onirico
Uno degli strumenti principali che può aiutarci a familiarizzare o a mantenere un rapporto con il mondo dei sogni è il diario onirico, qui inteso come doppio diario. Anche leggere libri sui sogni è una prassi molto efficace per allenarsi a focalizzare l’Attenzione sul Sognare e per immergersi nella Cultura del Sogno.
Possiamo immaginare il diario onirico come uno spazio e un tempo che dedichiamo a noi stessi e come un oggetto concreto che si fa depositario delle nostre tracce biografiche. Il diario è da intendersi come un oggetto di particolare valore anche simbolico: consiglio di lasciarlo sul comodino, come rimando visivo al lavoro di compilazione e all’intenzione di ricordare i sogni al risveglio. Personalmente ritengo ottimale l’utilizzo di un diario cartaceo per una serie di motivi. Innanzitutto lo scrivere su carta implica prendersi il tempo di dedicarsi a tale attività, con attenzione e in uno stato di ascolto dei propri processi interiori. Scrivere a mano è di per sé una pratica di riconnessione e un modo per fare chiarezza
in se stessi. In una realtà veloce e sempre più immateriale ed evanescente come quella in cui siamo immersi, ridare valore al tangibile, a ciò che permane come segno, è un modo efficace per radicarsi, per stare con quello che c’è e per tornarvi in un secondo momento. La possibilità di lasciare delle tracce concrete e ripercorribili, come una biografia, può rivelarsi preziosa anche a distanza di molti anni.
Il diario onirico come doppio diario
La mia proposta di lavoro rispetto al diario onirico è di tenere un doppio diario, diurno e notturno, al fine di disporre di uno strumento che consenta di cogliere gli elementi di continuità e discontinuità tra la vita di Veglia e quella di Sogno (che non sono tanto distanti, ma ci appaiono tali). In linea generale il diario può essere utilizzato in due momenti della giornata: alla mattina, per riportare sogni e impressioni immediate; alla sera, per riportare gli stati vissuti e i fatti salienti del giorno. In un secondo momento ancora, sulla base di quanto riportato, è possibile lavorare con il sogno quando si dispone di tempo ed energia (dato che lavorare con i sogni è un processo energivoro).
Al mattino: scrivere i sogni che si ricordano, meglio se al tempo presente; annotare la data, scegliere un titolo da dare ad ogni sogno; in una sezione sottostante al report onirico scrivere qualche parola sulle sensazioni fisiche al risveglio, le impressioni, le associazioni immediate e lo stato d’animo. Se non si ha tempo di scrivere a mano è utile annotare i sogni e le altre informazioni sullo smartphone; oppure scrivere delle parole chiave per ricordarsi il sogno e ripercorrerlo più volte per fissarlo nella memoria.
Alla sera è utile riportare nel diario:
− pensieri, emozioni e stati d’animo che hanno dominato la giornata e/o loro variazioni (e in caso a seguito o in associazione a quale evento);
− eventi che hanno suscitato in noi un particolare coinvolgimento;
− immagini diurne;
− eventuali fenomeni di sincronicità;
− eventuali disturbi o sintomi.
In linea generale ha senso segnare tutto ciò che ha scaturito un certo interesse o un certo rifiuto, creando momenti di “rottura” con lo stato ordinario di coscienza.
Tutto questo lavoro di raccolta e attenzione sui fatti del giorno rende più semplice seguire il filo d’Arianna che conduce alla nascita di un sogno: la storia di un evento onirico spesso inizia nei giorni precedenti o il giorno precedente. Avere fermato su carta certe immagini e considerazioni è un modo utile per ritrovare nei sogni quei contenuti a cui abbiamo rivolto l’attenzione o che possono averci colpito in molteplici modi, andando ad attivare processi, risposte, emozioni e reazioni che non necessariamente sono giunti a coscienza.
Ci sono sogni, complessi e di grande portata, la cui origine probabilmente non è rintracciabile nei giorni precedenti così come accade per gli altri. Il vantaggio del diario è anche quello di fermare maggiormente nella memoria le immagini oniriche e di poterle sentir risuonare quando nella realtà di Veglia qualcosa sarà capace di attivarle e di dotarle di senso, anche a distanza di molti anni.
Sensazioni e istantanee oniriche
Se capita ricordarsi poco o niente al risveglio è comunque molto importante riportare nel diario le sensazioni e lo stato d’animo: la chiave di volta per poter dialogare proficuamente con le proprie produzioni oniriche è sapersi osservare e portare attenzione ai propri processi interni, in qualsiasi momento del giorno. Se del sogno rimangono solo frammenti possiamo segnarli e provare a lavorare su un’istantanea onirica, esplorando le emozioni che ci suscitata, i collegamenti che si attivano nell’archivio della memoria, le connessioni con il presente e con ciò che avverrà nei giorni successivi.
Buon lavoro a tutte/i!
Marta