DIZIONARIO JUNGHIANO
Questo breve dizionario è utile come punto di riferimento per orientarsi nel sistema di definizione junghiano della psiche.
Da “Ecobiopsicologia: psicosomatica della complessità” di Diego Frigoli, M&B Publishing, 2004.
ANIMA: personificazione della natura femminile nell’uomo; pone l’uomo di fronte al mondo per lui insicuro dell’Eros.
ANIMUS: personificazione della natura maschile nella donna; pone la donna di fronte all’insicurezza del Logos.
ARCHETIPI: termine utilizzato da Jung (ripreso dalle ideae principales del Corpus hermeticum e altri testi antichi) per indicare delle condizioni a priori, che precedono mondo e psiche, ordinanti le immagini a carattere arcaico proprie di tutta l’umanità. Un archetipo non è direttamente conoscibile, ma è riconoscibile da suoi effetti, come l’istinto della fame non può essere provato ma ne è visibile la manifestazione come messa in atto di comportamenti finalizzati al suo soddisfacimento.
L’archetipo è un modello, qualcosa di simile al pattern of behavior della biologia; è sempre collettivo, perchè risultante dall’esperienza comune, è sintesi di innumerevoli processi simili tra loro sperimentati dall’umanità. E’ un precipitato mnesico, risultato dell’impatto della psiche con il mondo. L’archetipo consente alla psiche di tradurre il fisico nello psichico, in altri termini gli istinti e il dominio della materia nelle immagini corrispondenti della psiche.
In definitiva gli archetipi sono strutture di funzionamento dei processi psichici, “disposizioni innate a produrre idee e motivi di fantasia affini e universali”.
J. Hillman, analista e scrittore post-junghiano, fondatore della Psicologia Archetipica, definisce gli archetipi come “i modelli più profondi del funzionamento psichico, come le radici dell’anima che governano le prospettive attraverso cui vediamo noi stessi e il mondo. Essi sono le immagini assiomatiche a cui ritornano continuamente la vita psichica e le teorie che formuliamo su di essa”. Essi possono essere raggiunti anche attraverso l’analisi dei sogni, il cui “mondo infero” ci ricollega alle “ombre universali” dell’inconscio collettivo (fonte Wikipedia).
INCONSCIO COLLETTIVO: attorno all’inconscio personale si trova l’inconscio collettivo, caratterizzato da contenuti non specifici per il nostro Io, derivati non da esperienze personali ma “dalla possibilità di funzionamento che la psiche ha ereditato, cioè dalla struttura cerebrale ereditata”.
L’inconscio collettivo è più antico della coscienza e consta di contenuti che rappresentano il modo di reagire dell’umanità fin dai suoi inizi, indipendentemente da differenziazioni storiche, etniche o di altro genere – in situazioni di natura genericamente umana quali la paura, il pericolo, la lotta contro le forze superiori, le relazioni tra i sessi o tra i figli e i genitori, le figure del padre e della madre, il comportamento di fronte all’odio e all’amore, alla nascita e alla morte, la potenza dei principi dell’oscurità e della luce, ecc.”. Queste modalità che la psiche ha ereditato si ritrovano nelle trame mitologiche, nelle immagini religiose, nelle abitudini rituali, nelle esperienze collettive antropologiche, che in ogni tempo e in ogni luogo, al di là di ogni migrazione etnica rappresentano il patrimonio comune dell’umanità.
L’inconscio ha poi l’importante funzione di comportarsi in modo compensatorio nel confronti della coscienza. Quest’ultima, infatti, con le sue esperienze nate da reazioni di adattamento alla realtà esterna, trova come adeguato bilanciamento una serie di reazioni inconsce nate dall’esperienza dell’umanità che, integrate ai bisogni dell’Io, rendono possibile all’uomo l’esperienza della totalità della psiche. Se ad esempio un intellettuale vede il proprio io investire esageratamente sul piano della ragione, la funzione del sentimento si imporrà automaticamente, manifestandosi di sorpresa con atteggiamenti infantili, fantasie e sogni puramente istintuali di fronte ai quali il soggetto apparirà indifeso.
Per Jung l’inconscio presenta in sè una sorta di dinamismo progettuale in quanto è visto anche come una profonda sorgente di sapienza. Quando l’uomo riesce a prendere contatto con il proprio mondo interiore, si impossessa delle immagini dell’inconscio e della loro pregnanza emotiva, che per la coscienza vengono a svolgere il ruolo di orientamento e di progetto.
INCONSCIO PERSONALE: attorno all’Io e al suo campo di coscienza Jung situa l’inconscio personale, nel quale si ritrovano tutte le “cose dimenticate, rimosse, percepite, pensate e sentite al di sotto della soglia della coscienza”. Questi contenuti sono affini a quelli che Freud denominò preconsci e inconsci, ovvero quelli si possono far emergere alla coscienza con uno sforzo di volontà e quelli che, essendo rimossi, possono essere richiamati alla coscienza con le libere associazioni.
INDIVIDUAZIONE: è il processo di realizzazione di sè, “individuarsi significa diventare un essere singolo e, intendendo noi per individualità la nostra intima, ultima, incomparabile peculiarità di diventare se stessi, di attuare il proprio Sé”. All’interno del percorso psicanalitico il percorso di individuazione verso il Sè è contrassegnato da una serie di tappe psicologiche ben cadenzate, che impongono un cammino d’integrazione delle forze psichiche evocate:
- tappa: conoscenza dell’Ombra;
- tappa: incontro con le immagini dell’Animus e dell’Anima;
- tappa: attraverso il congiungimento dell’inconscio e del conscio si raggiunge il Sé.
IO: parte della psiche destinata a permettere il nostro adattamento alla realtà esterna. Jung definisce l’Io come un “complesso di rappresentazioni che costituisce il campo della mia coscienza e che mi sembra possedere un alto grado di continuità e di identità con se stesso”.
OMBRA: è l’altra parte oscura di noi stessi, che sebbene invisibile fa parte della nostra totalità. L’ombra è una figura archetipica, che corrisponde alla presa di coscienza di tutte le qualità nascoste della propria personalità. Jung ne distingue due diverse forme: quella personale e quella collettiva. La prima è collegata alle vicissitudini storiche della nostra personalità, mentre la seconda corrisponde a quei lati oscuri presenti in tutta l’umanità, e che possono essere legati allo spirito del tempo, come ad esempio un certo egoismo proprio dell’epoca oppure una certa fiducia generica nella tecnologia e nella scienza, propria dell’età moderna. Conoscere l’Ombra significa recuperare le proprie proiezioni, non soltanto individuali ma anche collettive, con il risultato di non sentirsi più estraniati dalla vita ma partecipi ad essa, anche se i difetti del mondo sono stati scoperti come difetti personali.
PROIEZIONE: meccanismo arcaico e primitivo che consiste nello spostare sentimenti o caratteristiche proprie, o parti del Sè, su altre persone od oggetti. Una proiezione è espressione di una tendenza inconscia ancora irrealizzata, vista nell’immagine di un oggetto o di una persona esterna, che per il sognatore la rappresenta in modo particolarmente adeguato (ad es. il sentimento dell’odio può essere proiettato su un serpente velenoso). Nella vita da svegli la proiezione è caratterizzata da un’intensa carica affettiva e da una particolare reattività nei confronti dell’oggetto o della persona.
PSICHE: comprende l’insieme di tutti i processi psichici sia consci che inconsci; la nostra coscienza non costituisce che una piccolissima parte della psiche totale. Può essere paragonata a una piccola isoletta attorno al quale vi sta il mare immenso dell’inconscio e al centro di quest’isola si può situare ciò che chiamiamo l’Io.
SE’: la nascita del Sè è resa possibile dal congiungimento tra conscio e inconscio, ed è punto centrale ed equilibrante le forze della psiche. Si pone come entità autonoma rispetto all’Io: è sovrapersonale perchè meno egocentrico dell’Io e offrendo ad esso una visione del mondo non più limitata alle categorie spazio-temporali ordinarie, finisce per amplificare la coscienza dell’Io nella direzione della propria universalità, il Sè.
“Rappresentando una complexio oppositorum, una sintesi degli opposti, esso può apparire anche come una diade unificata, quale per esempio il Tao, fusione della forza yang e della forza yin“.
Il Sè rappresenta in ultima sintesi la capacità di unire l’inconscio al conscio realizzando praticamente l’ unione di queste due realtà. Come “centro” della vita psichica il Sè si caratterizza per la capacità di non sfuggire più agli istinti e alle emozioni, perchè si è riconosciuto che tali “forze” della vita altro non sono che i simboli specifici del processo del divenire. Approfondendo la conoscenza del Sè, anche la coscienza dell’Io subisce una salutare amplificazione, che spesso si manifesta in un atteggiamento di evoluzione spirituale della personalità.
Il divenire Sè è dunque più di ogni altra cosa, una via per dare senso all’esistenza, per formare il carattere e per acquisire una visione del mondo non più limitata alla propria esistenza personale. Modificando l’immagine che l’uomo si crea del mondo, egli finisce per modificare se stesso secondo una prospettiva più universale, meno dominata dai vissuti individuali.
SISTEMA PSICHICO: modello dinamico di immagini e rappresentazioni in costante movimento regolate dal sistema assiale degli archetipi, presente nella zona del’inconscio collettivo. Gli archetipi sono in grado di orientare le immagini secondo un significato non soltanto individuale ma anche genericamente umano. Quando esiste armonia tra conscio e inconscio la personalità si presenta equilibrata, mentre se vi è discordanza possono subentrare vari sintomi psichici o fisici.