Incontrare un animale in sogno è un evento molto significativo: nel movimento di ricerca di senso ritroviamo in questi un compagno di viaggio, un alleato, un curatore e un grande insegnante.
Ringrazio le sognatrici e i sognatori che hanno condiviso con me queste loro storie oniriche, contribuendo in modo prezioso al farsi della raccolta.
***
Chi desiderasse aiutarmi ad ampliare questa pagina con nuovi sogni sugli incontri con gli Animali può compilare il seguente questionario/raccolta:
https://forms.gle/NyqtvWUEjrNC3LXA6
Tutte le informazioni e le indicazioni di compilazione sono riportate nella prima e nella seconda sezione del modulo Google.
Chi ha già compilato il questionario e vuole solo inserire nuovi report onirici può utilizzare questo modulo:
https://forms.gle/UR557zYGawraFgxG8
***
Consiglio vivamente la lettura del libro di J. Hilmann “Presenze animali“, Adelphi, 2016. Dal risvolto del testo:
“Chi nasce oggi in una grande città – o anche in campagna – non ha molte occasioni per vedere animali, se non gli antichi testimoni della vita domestica: cani e gatti. Ma gli animali continuano a visitarci, per lo meno nei sogni. E ci ricordano un’altra vita – ormai remota e lunghissima – in cui gli uomini erano stati una specie mescolata a molte altre. Anche in cielo, le costellazioni dello Zodiaco – il cui nome stesso significa luogo degli animali – disegnano la mappa di una zoologia che non cessa di manifestarsi. Più di ogni altro fra coloro che hanno preso le mosse da Jung, James Hillman ha saputo interrogarsi su queste «presenze» e inchinarsi davanti al loro potere, come mostra questo libro, che è una magnifica guida per chi voglia riconoscere che cosa sono gli animali in noi”.
Il Serpente verde smeraldo
“Sono in una radura, con il sole alto di mezzogiorno, la natura è verdeggiante tutto attorno. Sulla destra vedo una bambina di circa 4-5 anni, da sola, gioca tra le piante, so che è protetta dalla stessa natura in cui è immersa. Proseguo verso destra in direzione di una cascatella e del ponte che la supera. Dal corso d’acqua vedo scendere e venire verso di me un grande serpente color smeraldo che si muove con velocità ed eleganza. Si pone al mio cospetto e io lo raccolgo prendendolo all’altezza della mascella per evitarne il morso (penso ai documentari sui serpenti) e con l’altra mano ne accompagno il movimento attorno al braccio destro, su cui si attorciglia. Con la punta della coda si aggancia al mignolo e mi dico di ricordarmi -al momento in cui lo lascerò di nuovo a terra- di spostare la coda.
Iniziamo un giro della radura -in senso orario- guardandoci negli occhi: il suo sguardo è quasi umano, mi sento molto immedesimata in lui e proprio per questo allento la presa sotto la bocca, per non fargli male e lasciarlo muovere l’articolazione. So che se non lo tenessi in quel modo morderebbe, ma non per nuocermi, piuttosto -istintivamente- per difendersi e liberarsi. Incontriamo due uomini che rimangono all’altezza della cinta di alti alberi che contornano la radura e poi ritorniamo al punto da cui siamo partiti. Sgancio la coda dal mignolo e su un pezzo di prato con più erba lo lascio cadere, sapendo che ciò avverrà nel punto più morbido dove l’erba è alta.
Mi allontano continuando a guardarlo e dal suo corpo si estende una propaggine che viene verso di me: camminando all’indietro e a fatica (come ci fosse una sorta di ipergravità), mi sposto a sufficienza per non essere catturata. A quel punto mi inchino a mani giunte per salutarlo e ringraziarlo e il serpente, usando la coda e l’altra parte di corpo, esegue lo stesso gesto”.
Note della sognatrice: sogno fatto in un periodo di stress in cui si verificavano ricorrenti episodi di bruxismo.
***
Il Serpente piumato
“Sto risalendo la costa di una montagna, con mio padre e la sua compagna, è pomeriggio. In lontananza vedo il gruppetto di case che dobbiamo raggiungere prima che cali il sole: la strada è molta ancora, tutta in salita, temo di non avere le forze di giungere fin lassù. Ecco che mi trovo all’improvviso all’interno della casa, senza i compagni di viaggio: ci sono ragazzi e ragazze più giovani di me, sembra un ritrovo. Sulla sinistra della stanza c’è un divano bianco e -oltre- la porta finestra da cui arriva la luce esterna. Con lo sguardo mi rivolgo verso il divano e vedo arrotolato come un gatto un grandissimo serpente piumato: come se i miei occhi l’avessero svegliato, questi si leva in volo e distendendosi inizia un giro della stanza in senso antiorario.
Mi trovo esattamente a h 6. Il serpente ha un piumaggio che va dall’azzurro al bianco, screziato d’argento: sono in piedi e tocca la mia gola al suo passaggio, in tutta la sua lunghezza. Sento il morbido delle piume ma anche la forza del suo corpo. Compiuto il giro torna sul divano e poi scompare e dalla stessa direzione viene verso di me una giovane ragazza, vestita con maglietta e jeans, capelli lunghi, mossi e scuri. Comprendo -solo vedendola- che lei ha interceduto per me con il serpente e mi inchino giungendo le mani per ringraziarla di questa bellissima manifestazione”.
Note della sognatrice: sogno fatto in guarigione dalla seconda ricaduta di malattia con febbre alta e placche alla gola.
***
Il Pitone e la scala
“Sono al primo piano di una casa sconosciuta, è notte, dalle finestre arriva filtrata la luce della luna. Sono fermo in cima alla scala, in fondo a questa c’è un grande pitone, immobile come se dormisse. Non ne conosco la ragione ma io devo assolutamente scendere quella scala: quindi corro giù e insieme agli ultimi due gradini salto anche il pitone. A questo punto corro più veloce che posso in un corridoio sulla sinistra, giro un angolo e mi rendo conto che il pitone mi sta inseguendo. Anche se scappo lui è più veloce di me, sento che mi morde una scarpa: cado a terra e d’istinto mi volto e gli afferro la testa, glie la stringo per poi alla fine staccargliela”.
Note del sognatore: ho ricordato il sogno solo due ore dopo il risveglio, a lezione di storia dell’Africa Sub Sahariana, mentre si parlava di simboli e animali africani.
***
Il Geco
“Sono in una zona dell’Austria (che mi piace molto), in montagna tra i boschi sopra Innsbruck, un luogo dotato di una fortissima energia oggettiva. Ad un certo punto vedo su una parete rocciosa (elemento che in realtà non appartiene a questo luogo) vedo un geco.
Questo geco è molto grande (in natura non ne esistono di queste proporzioni) e ha un bellissimo cromatismo. La sua grandezza è inquietante, io ho con me un fucile e valuto che è carico e tolgo la sicura, continuo a guardarlo rimanendo pronto ad usarlo nel caso fosse necessario in extremis. Continuo a guardare il geco e mi allontano per metterlo meglio a fuoco: è grande meno di un metro e più di mezzo metro. I suoi colori sono: turchese, verde chiaro, giallo striato. Penso che questo non è un animale di questo mondo: ha gli occhi color giallo ambra con la riga verticale da rettile. Il geco muove la testa e a sua volta mi guarda.
Ora mi ricordo delle leggende alpine che mi raccontava mia nonno sui basilischi. La tradizione vuole che certi contadini e montanari riportano di averli visti: sono degli animali mitologici, dei serpenti che si erigono, hanno una specie di doppia cresta che si apre nella zona delle orecchie. I basilischi fissano gli esseri umani e riescono così ad ipnotizzarli. Memore di tutto ciò mi pongo il problema “non è che il geco mi vuole ipnotizzare?”, e penso che comunque al bisogno ho il fucile con me, anche se non vorrei doverlo usare. Valuto solo che nel caso vale mors tua vita mea, non ho intenzione di farmi divorare. Poi questo pensiero passa e poi succede qualcosa che non ricordo bene, ma ho la sensazione che vinco il mio timore e il senso di estraneità.
Ora vedo che il geco è ancora più grande di quanto avessi realizzato prima e gli salgo in groppa, salendo in verticale sulla parete rocciosa. Per mantenermi in equilibrio e mantenermi aderente sull’animale in movimento mi sporgo in avanti e cerco di assecondare l’andamento di spalle, corpo e busto (come si fa quando si va a cavallo galoppando: bisogna stare sul pezzo e assecondare allo stesso tempo)”.
Note di Riccardo: il motivo della rigenerazione è un tema che mi appartiene. Il giorno successivo al sogno sono in casa e sto lavorando in terrazza, che affaccia su un cortile pieno di piante fiorite, profumi e verde. Ecco che con la coda dell’occhio vedo sul muro di fronte a me qualcosa che si muove. E’ un piccolo geco che si arrampicava sulla parete dentro casa.
Ndr: il geco è un animale noto per il motivo della rigenerazione cellulare e per la sua capacità di aderire alle superfici con un sistema di ventose molto particolare.
***
L’Orso nel fiume
“Sono lungo il corso di un fiume: vedo il corpo di un orso inerme scorrere con le acque, non so se sia morto o solo svenuto, il muso è nell’acqua”.
***
Lupi e cani nel bosco
“Sono all’esterno di una casa nel bosco con delle persone (ricordo in particolare due uomini della mia età). Siamo su una specie di crinale (ma non in alta montagna) e la strada precede la casa e continua oltre essa. C’è una situazione di ricerca o simili, forse di tensione; è tardo pomeriggio. Io procedo per un po’ a sinistra, da sola: gli alberi sono sia alla mia destra che alla mia sinistra. Ora è notte. Cammino fino ad arrivare ad un punto in cui mi ritrovo davanti un animale, in piedi su una grande pietra piatta, un po’ sopraelevata rispetto al terreno. Lo guardo e rapidamente riconosco che è un lupo. E’ grigio perla, pelosone e morbido, non è molto grande come stazza ma è indubbiamente un lupo (si capisce dagli occhi, penso nel sogno).
L’animale mi guarda, non è minaccioso, non ringhia e non abbaia ma ritengo opportuno tornare indietro, fine del viaggio. Per fare questa operazione senza dare le spalle al lupo (per non rimanere “scoperta” o senza occhi dietro le spalle) inizio a camminare all’indietro, in modo cauto. Per un po’ di strada. Quando sono abbastanza lontana mi giro nella direzione verso cui muovo i passi. Ecco che ad un certo punto mi si affianca un cane (cane senza dubbio, riconoscibilissimo): è anche lui pelosone e morbido, di color marrone e nero, taglia media. Per la seconda volta vado in allerta, in stato di attenzione e vigilanza…ora il cane mi prende la caviglia e la scarpa sinistra con un morso che non penetra la carne, ma che sento bene, è una presa decisa. Mi fermo, lo guardo e cerco di fare un’operazione simile alla precedente: dopo averlo invitato ad allontanarsi dalle mie gambe (con il mio corpo e lo sguardo) mi muovo a mia volta mantenendo lo sguardo verso il cane. Il cane si avvicina per la seconda volta e mi riprende sempre la caviglia di sinistra, lo sposto fisicamente da me e poi torno verso la casa senza fare altri incontri”.
Note della sognatrice: sogno del 4 giugno 2020. Negli anni ho fatto diversi sogni sui lupi e i cani, singolarmente e insieme. L’ultimo sogno che ricordo in cui lupo e cane erano insieme in un sogno è del 2018: il lupo si trasformava in un cane gigantesco, mitologico, come potrebbe esserlo un personaggio dei film di Miyazaki. Il lupo anche in un altro sogno di molti anni prima si trasformava: da lupo bianco fulgido (di grande taglia) diventava un ragazzo e ci baciavamo. In questo sogno di oggi metto in atto una prassi utilizzata per evitare gli attacchi delle tigri nelle terre d’Africa: si indossano delle maschere di volto umano sul retro della testa perché l’animale abbia l’impressione di esser visto così da inibirlo nell’azione (la tigre tende a non attaccare frontalmente e se guardata). Nel sogno io cammino all’indietro perché l’animale si senta visto e per scongiurare eventuali attacchi. Ieri c’è stato un evento legato ad un cane (che si è rimasto incastrato con una zampa) che mi ha fatto pensare a quando vivevo in una grande casa con tanti cani. Mi sono preoccupata e allarmata, anche per la signora che lo stava aiutando e che il cane ha accidentalmente morso.
***
Il fiuto del Leone
“Sono nel bosco, vicino casa. In lontananza vedo un leone: non lo sento minaccioso, ma desidero che non si accorga di me tramite il mio odore. Sto quindi attento a non mettermi in direzione del vento”.
Note del sognatore: sto attraversando un periodo di astenia.
***
Le due Tigri
“Sono una tigre e mi trovo con una tigre maschio sdraiata a terra: ci tocchiamo il muso a vicenda. Sento con le vibrisse”.

***
Il canyon e la Tigre
“Sono in un canyon, sulla parete scoscesa, sotto di me il vuoto. Posso solo o salire o scendere ma non sostare. Risalgo e appena mi affaccio vedo una grande tigre che mi guarda. Non posso passare di lì, quindi cerco un punto in cui fermarmi. Ne individuo uno e mi siedo, mi rilasso. Quando risalgo, sperando che la tigre se ne sia andata, la ritrovo ancora lì. A quel punto lei mi parla e dice di attenderla. Si allontana per tornare poco dopo, con un oggetto per me (che il sognatore non ricorda). Una volta che me lo ha consegnato se ne va e io mi sento forte e sereno: sono libero di procedere”.
Note del sognatore: ho deciso da poco di partire per un lungo viaggio in India.
***
Il Gatto Nebbia
“Una volta ho sognato un gatto grigio, che chiamavo Nebbia, non per la sua tinta, ma perché non si lasciava afferrare”.
Sogno di Ciro Fusciello
***
La Signora degli Animali
“Sono in un deserto, sullo sfondo domina un grande olivo. Mi trovo seduta su un trono e attorno a me ci sono animali di diverso tipo (leoni, giaguari), che mi proteggono”.
***
Il morso della Tarantola
“Vedo la mia mano destra in primo piano, mi ha punto una tarantola: è gonfia e piena di siero”.
Note della sognatrice: la sera stessa del sogno si manifesta febbre a 41°.
***
Il Ragno sul soffitto (della bocca)
“Sono in una stanza, con poco o zero mobilio. In alto sul soffitto c’è un ragno enorme, di color nero e marrone (non ne esistono di queste proporzioni nella realtà), il suo corpo è chiaramente a due segmenti. Nella scena successiva sento qualcosa al centro del mio palato, metto due dita in bocca e tiro ciò che sento che è attaccato. Mi ritrovo in mano la metà posteriore del ragno. Penso che l’altra metà è ancora dentro”.
Note della sognatrice: è un periodo in cui sento l’esigenza di dire cose nuove, cose non dette, cose che a volte sento “non dicibili” per non perturbare me stessa nelle relazioni, ma cose che c’è bisogno di dire per farle funzionare.
***
Le Formiche sulla mano
“Sono lungo il marciapiede di una strada non trafficata, di giorno, da sola. Una schiera di formiche risale da terra lungo il braccio destro fino all’apice del dito indice: osservo la scena incuriosita finchè le formiche non iniziano a pungermi e sento un gran bruciore. Compare un panda con la bocca da formichiere che mi dà una mano a toglierle cominciando a mangiarsele”.
Note della sognatrice: sogno fatto in fase di riabilitazione da distorsione al piede in due punti distinti, con fascite plantare. La Dottoressa consiglia il rimedio omeopatico Formica in fiale, per modulare il processo infiammatorio; le formiche nel sogno pungono nel punto LI 1, Mercante dello Yang in MTC, punto di Intestino Crasso.
****
La visita delle Api
“Sono in una radura, ai lati ci sono degli alberi, davanti a me si apre la vista sul lago; parlo al telefono con mia madre, tenendo il cellulare sull’orecchio sinistro. Da sinistra sento arrivare un suono crescente e vedo un addensamento nero che avvicinandosi riconosco essere un vasto sciame di api. Questo si avvolge attorno a me, e lentamente tutte le api sono sul mio corpo: indosso una maglietta a maniche corte e pantaloncini. Sento che le api, con le piccole zampe, tastano la mia pelle e penso che è un momento in cui bisogna rimanere in silenzio, in cui non avere paura. Poco dopo lo sciame si scioglie e riprende il suo volo verso destra: rimango con la sensazione che sia accaduto qualcosa di sacro”.
Note della sognatrice: sogno fatto prima di un grande cambiamento esistenziale -trasferimento in città e ripresa degli studi interrotti a diciotto anni.
***
La Rondinella
“C’é una rondinella che come fossi il suo piccolo mi imbocca il cibo con il becco: all’inizio sono un pò impressionata, poi capisco che lo fa per il mio bene”.
Note della sognatrice: il sogno è stato fatto durante una notte di dolori articolari.
***
Gli Uccelli nella cesta
“Sono con un uomo che tiene in mano una cesta contenente due uccelli di media grandezza. Uno di questi ha il capo reclinato a destra, sembra malconcio ma respira e lo accarezzo; dico che è solo stanco per il lungo trasporto e ha solo bisogno di riposo. Ora alza il capo e si mette in piedi: di colpo il suo aspetto diventa quasi umano, gli occhi sono grandi e le piume formano una chioma attorno al volto. Parla speditamente e io lo guardo sbigottita e meravigliata finché dice: Non sto molto bene, ieri sera ho mangiato carne“.
Note della sognatrice: la sera prima avevo mangiato carne e mi capita di digerirla male.
***
Il saluto del Pappagallo
“Suonano alla porta e vado ad aprire: è un mio amico che non vedo da tempo, che per molto tempo ha abitato nelle foreste del Brasile. Lo abbraccio felice che sia qui e sulla sua spalla sinistra sta un piccolo pappagallo giallo, verde e azzurro, che mi dà un “bacio” sulla guancia. Faccio strada lungo il lungo corridoio di casa e il pappagallo mi dice “Ciao zucca arancione!”.
***
Il Fenicottero rosa
“Sono in una grande stanza, sul fondo, lontane, ci sono delle altre persone. Mi viene incontro un fenicottero rosa che inizia a darmi dei bacini sul volto: è un momento gioioso in cui sento lo slancio dell’animale con grande affetto”.
***
Il gabbiano
“Sono un gabbiano dalle ali forti, volo nel cielo limpido sopra al mare poi mi distacco dallo stormo per planare sulla spiaggia deserta e mettermi a prendere il sole, steso in modo un po’ bizzarro sul dorso”.
Note della sognatrice: sogno del 28 marzo 2020, periodo lockdown.
***
L’abbraccio del Cavallo
“Esco da un capannone industriale al seguito di un corteo di diversi animali: mi ritrovo in uno spiazzo molto ampio, semicircolare, che dà sull’infinito. Alle mie spalle rimane la struttura e il cielo diurno, mentre sopra di me inizia la notte, il cielo tempestato di fitte stelle, molto luminose e di diversi colori.
Ora sono sola, alla mia destra c’è un cavallo, marrone, guarda dritto davanti a sè: quindi si volta e mi invita a salire, ma ho paura, è come se non fossi ancora pronta. L’animale piega il suo collo attorno al mio, permettendo così di appoggiarmi a lui, di essere abbracciata. Sento il calore del respiro e della pelle del cavallo. Guardo il cielo e le stelle colorate e capisco che sto sognando: la scena diventa instabile e il sogno svanisce”.
***
Il Cervo d’oro
“Sono in una fitta foresta, da sola. Procedo ed ecco che mi viene incontro un cervo d’oro che mi dice ‘è tutto a posto, stai conducendo bene la tua vita’. Inizio a piangere per la commozione”.
Note della sognatrice: al risveglio stavo piangendo anche nella realtà.
***
Il cerbiatto ferito
“Sono in macchina con L. in una regione del Nord Italia, di montagna. Ci stiamo dirigendo verso un paese, una vallata circondata di montagne. In lontananza vedo un’enorme struttura (tipo palasport) ma di proporzioni immense, mai viste. È tutta bianca e sul lato in basso c’è scritto “tuttomucca” o qualcosa di simile. In realtà è una specie di microcosmo nel mondo, è lì che Laura mi sta portando. Le chiedo se il posto che raggiungeremo è distribuito in tutta la struttura e lei mi risponde che siamo dirette in un punto specifico di quel grande posto.
Ora che siamo entrate nella struttura siamo in una strada di bosco, asfaltata ma ricavata all’interno di un’area boschiva. Il cielo è il cielo di una giornata grigia e autunnale ma non fredda (anche se siamo nella struttura il cielo si vede).
Ad un dolce tornante troviamo un uomo maturo, che si è fermato ed è sceso dalla sua macchina. Sulla sinistra della strada, coricato sull’erba c’è un cerbiatto che è stato investito e che soffre molto. Quando lo vediamo ci vengono le lacrime agli occhi e Laura e il signore chiamano un veterinario. Il cerbiatto apre a malapena gli occhi. Io penso che questa scena me l’ero immaginata, e che è una delle mie più grandi angosce vedere un animale che muore, e che muore per mano della tecnologia umana. Ci allontaniamo di poco (ora il cerbiatto giace a terra alle nostre spalle) e L. mi chiede di guardarlo mentre attendiamo. Mi avvicino al cerbiatto e noto che ora il suo respiro è di un essere vivente che dorme e penso che se riesce a resistere dormendo all’arrivo del veterinario, allora potrà salvarsi e intanto soffrire di meno. Ecco che rimane la preoccupazione ma l’angoscia diminuisce”.
Note della sognatrice: il sogno è stato fatto durante il lockdown. I temi dominanti sono la vulnerabilità e la presenza di un’umanità sensibile alle ferite (il signore che si è fermato a soccorrere il cerbiatto). La relazione e la cura (come sguardo e attenzione) rappresentano una possibilità di guarigione. Il sonno del cerbiatto sembra richiamare le funzioni riparative del sonno, un sonno “indotto” dalla Natura che può salvare l’animale. Forse il lockdown è questo “sonno” e questo “fermarsi” e il cerbiatto rappresenta l’essere umano, la nostra condizione più “umana”, dotata di anima come l’”animale”?
***
Il titanic e i Pesci bianchi
“Nel sogno vedo la scena dall’alto come se stessi volando. Inizialmente mi vedo in terza persona: sono su una nave che riconosco essere il Titanic ma è una ricostruzione moderna, è molto più piccolo e semplice. Sono felice di notare questo particolare: infatti sono seduto al centro della nave (qui la visuale è in prima persona) e penso che mi piace il fatto che sia solida ma semplice e ben proporzionata, come se le cose importanti ed essenziali avessero questa volta avuto più importanza dell’immagine. Sulla nave ci sono io seduto al centro e mia sorella seduta a prua rivolta verso di me in una posizione più alta; so che c’è anche il capitano che guida la nave ma non lo vedo: sento in ogni caso che mi posso fidare, che sono in buone mani. Stiamo navigando al centro dell’oceano ma allo stesso tempo le acque sono basse (forse non più di mezzo metro) e completamente trasparenti perché posso vedere chiaramente la sabbia sul fondo.
L’atmosfera è estremamente serena e tutto appare calmo e tranquillo, sono leggermente infastidito dalla presenza di mia sorella perché sento che preferirei essere da solo. Ad un certo punto è proprio lei che mi indica qualcosa nell’acqua: io in effetti dalla mia posizione non posso vedere bene, e noto solo delle chiazze bianche in movimento. Così, incuriosito, mi sposto verso il lato della nave per vedere meglio e noto che ci sono dei pesci completamente bianchi nell’acqua che si muovono formando figure simili a mandala in movimento. Rimango sorpreso da questi pesci bianchi e piuttosto grandi, qualcosa che non mi sarei aspettato in quelle acque. Resto affascinato da questa armonia e bellezza di cui non comprendo razionalmente il messaggio, ma sento che c’è qualcosa di profondamente intelligente nell’istinto che guida queste creature e in perfetta armonia con l’universo”.
Note del sognatore: il sogno è cosi avvolto in un’atmosfera di armonia che sembra tutto essere fantastico, ricordo la visione stessa sembra quasi surreale, la luce che immerge tutto è calda e avvolgente un paradiso terrestre. Sogno fatto in periodo lockdown.
***
I due pesci
“In piedi con le gambe nell’acqua fino alle cosce, accanto a qualcuno che mi mostra che ha preso un pesce, bianco, lo tiene crudamente stretto in una mano e questo si dimena dando colpi di coda a vuoto. Dopo qualche istante dalla superficie argentea del lago emerge un pesce nero identico a quello catturato, sono grossi e affusolati entrambi, diversi solo nel colore, con un salto arriva ad afferrare il pesce bianco con la bocca e tenendolo nel morso prosegue l’arco del salto, riportando il suo compagno giù nell’acqua con sé. Ho la possibilità di vedere i piccoli segni in quattro file, lasciati dai dentini dell’uno sul dorso dell’altro”.
Note della sognatrice (la stessa di “Il gabbiano”): sogno del 26 aprile 2020, periodo lockdown.
***
Le Foche bianche
“Sono in un parco, c’è una grande villa in lontananza (potrebbe essere un parco reale). Ho la macchina fotografica con me e ricerco un posto dove stare: ecco che mi appoggio al tronco di un grande salice. Davanti c’è una pozza d’acqua, color biancastro, come sulfurea. Tolgo scarpe, calzini e pantaloni e immergo le gambe: arrivano quattro foche, piccole, bianche, con grandi occhi neri e profondi. Ritraggo d’istinto le gambe e queste scompaiono: per rivederle immergo di nuovo le gambe e le foche tornano, mi circondano il piede destro e cominciano a strusciarvisi contro col muso. Sono bellissime”.
Note della sognatrice: quando ho fatto il sogno avevo da poco preso una storta alla caviglia destra.
***
I Capodogli nel Tirreno
“Sono con L., siamo in vacanza insieme in una località del mar Tirreno (penso siamo in Toscana). La luce è quella del pomeriggio, siamo sulla spiaggia e siamo ferme ad osservare il mare. Alla nostra sinistra e alla nostra destra, in lontananza ci sono dei promontori che sembra cingere e creare una specie di rientranza del mare. L’acqua è color blu profondo. Ecco che vediamo delle grosse pinne che emergono dall’acqua, più di una, saranno almeno tre o forse quattro. Dalla riva a dove spuntano le pinne non dista molto, l’acqua deve diventare subito profonda. Ci chiediamo di che animali siano: io penso al delfino, lo dico a L.; lei mi fai notare che non sarebbero così tanto grandi le pinne se fossero delfini, e dice che potrebbero essere delle orche. Le rispondo che nelle nostre acque non ce ne sono e concludo (come per esclusione) che quelli sono capodogli. In quel momento uno degli animali esegue un salto ed emerge dalle acque grigio e lucente, grande. Conferma la supposizione. Quello che salta è l’animale più a sinistra della scena”.
Note della sognatrice: io e L. siamo amiche da almeno due decenni e siamo state in vacanza insieme. A pensarci, in parte il paesaggio del sogno e le acque che divengono subito profonde mi ricorda il viaggio a Capo de Gata e la Cala de la Media Luna. A tratti in questi giorni “sfiato” come un capodoglio.
RACCOLTA SOGNI vol. 3
Vi presento la Raccolta sogni vol. 3, antologia onirica in cui convergono nuovi sogni.
Come sempre ringrazio tutte/i coloro che li hanno condivisi Chi desiderasse contribuire ad ampliare i contenuti di questa pagina può scrivermi all’indirizzo [email protected].
Respirare insieme
“Mi trovo in un edificio composto da diverse stanze comunicanti (senza porte), ho la sensazione che sia vicino al mare e in una località estera. Ci sono M. e A., i facilitatori di respirazione olotropica: siamo in molti a partecipare, siamo distribuiti in gruppi nelle varie stanze. Il posto nel sogno sembra grande. Stiamo facendo degli esercizi che comprendono sia respiro (veloce in iperventilazione) sia dei movimenti con il corpo, è come un corso “preparto” rivolto a tutti (sia donne che uomini). C’è un’atmosfera di impegno e presenza, molta concentrazione e raccoglimento, è un momento molto importante. A. ci segue nella prima stanza e vedo M. nel corridoio che collega all’altra stanza, lui segue l’altro gruppo ma può vedere anche noi. Nelle diverse stanze facciamo in sincrono gli stessi esercizi”.
Sogno di M., gennaio 2020.
Nel deserto
“Sto camminando in un deserto, non sono spaventata…ho acqua e viveri a sufficienza e so che sto andando verso una foresta tropicale; mi godo i particolari, il cielo così nitido, azzurro e luminoso da abbagliare, la sabbia e la terra di un giallo dorato e il confine netto perfettamente delineato che separa il cielo dalla terra. Il silenzio è talmente profondo, vasto da risultare assordante; tutto è immobile, non soffia il vento, non odo il lieve rumore degli insetti che popolano il deserto; posso solo sentire il movimento dei miei passi, il frusciare delle vesti che si sfiorano mentre cammino, il battito del cuore e il sangue che pulsa nelle vene; questo silenzio inizialmente mi inquieta ma poi mi sento sospesa, fuori dal tempo…”.
Sogno di C., del 29 dicembre 2020.
L’uccellino e i semi
“Un uccellino prende dei semi dalla strada e li porta a dar da mangiare ad una persona stesa (sono io?) Uno alla volta, ne prende uno, va dalla persona, lo lascia in bocca, ritorna e così via. I semi sembrano essere una traccia (tipo pane di Hansel e Gretel) che però in questo modo si perde”.
Sogno di Flaminia, dicembre 2020.
Il crocevia
“Sono con mia figlia all’incrocio di quattro strade periferiche in collina. Il paesaggio è ameno, alberi, prati. Vedo mia figlia di fronte a me, è in una delle vie sotto un grande albero. Ora vedo un grande uccello spiccare il volo, viene verso di me ma poi gira a sinistra e si trasforma in mia figlia. Ha il capo inclinato a sinistra, veste un abito lungo azzurro. Mia figlia levita in aria, poi si allontana dalla vista verso l’orizzonte. Mi giro verso l’altra mia figlia che è alla mia sinistra, seduta a terra, per dirle “hai visto tua sorella?!”, ma l’altra non è più visibile, si è persa di vista”.
Sogno di S., 28 dicembre 2020.
Immersioni
“Sono con S., in pausa dal gruppo di studio da C.. Stiamo osservando un ragazzo che fa immersioni, si muove all’interno della stanza piena di acqua che in alcuni punti sembra diventare un vero e proprio uno scenario subacqueo. Io e S. siamo lì nella stanza ma contemporaneamente siamo fuori dalla scena, non siamo nell’acqua.
Commentiamo che il ragazzo deve fare attenzione nelle discese e nelle risalite, perché l’attività che svolge non è priva di rischi. Ora vediamo che risale lungo un cunicolo che lo porta verso l’alto (verso una superficie che non possiamo vedere), seguendo il cavo di sicurezza con cui era disceso”.
Sogno di M., 29 dicembre 2020.
Nel grembo della madre
“C’è una gran festa in maschera dove gli invitati sorseggiano champagne in flûte di cristallo e danzano sulle note di un walzer. La sala è immensa. Ricorda una di quelle che è possibile trovare nel palazzo di Versailles, coi lampadari molto grossi e il soffitto affrescato d’azzurro e di oro. Io sono all’esterno, ad un lato della sala, potrei entrare in qualsiasi momento, ma sembra che io non ne abbia affatto voglia: in una mano tengo la mia maschera, nell’altra non un flûte, bensì un’intera bottiglia di champagne. Guardo la sala e mi accorgo che gli uomini sono vestiti eleganti, esattamente come le donne, ma i primi indossano dei completi neri, senza saperne troppo di vestiti, sembrerebbero frac, tutti uguali, le seconde, invece, dei vestiti di colore rosso, ma tra loro diversi, vestiti a fascia oppure pomposi, non fa differenza. Le donne sono vestite di rosso, gli uomini di nero e tutti indossano una maschera, tutti tranne me.
Mentre bevo dalla bottiglia, mi spavento al sentire una voce vicina dirmi: “ti scoccia tutta questa ipocrisia, vero?”, dopo aver sputato quanto stessi bevendo, mi volto e alla mia destra vedo una donna con una maschera, indossa un vestito a fascia, color verde marino, e si porta la mano alla bocca, quasi a mascherare la risata causata dalla goffa reazione che il suo spavento mi aveva provocato. Le rispondo di sì e allora lei mi invita a seguirla. Dobbiamo arrivare al piano superiore, ma per farlo, anziché passare per la grande sala dove gli altri continuano a ballare e a bere, decidiamo di arrivarci tramite dei cespugli perfettamente squadrati e fitti. Vedo lei che si destreggia amabilmente su quei cespugli e con un paio di salti, aggraziati ed eleganti, la vedo già percorrere un corridoio esterno del piano superiore che prima, appoggiato com’ero a questi stessi cespugli, non riuscivo a vedere.
Tocca a me, metto la mano sul cespuglio, faccio per darmi lo slancio e salirci su, ma ci affondo dentro. Cerco di divincolarmi, ma, l’ultima cosa alla quale assisto, è la ragazza mascherata, vestita di color verde marino, entrare in una stanza con altri due uomini. Allora io mi lascio inglobare nel cespuglio senza emettere più alcun fiato”.
Note di Ciro Fusciello: era un periodo in cui decisi di essere sincero a discapito di ogni mio possibile interesse. Nel cespuglio mi sentivo all’inizio a disagio, ma poi al caldo, come al sicuro.
In giro come a bordo piscina
“Sono sul mare, un po’ distante dalla costa. Ora sono sull’acqua e non in acqua (come se io fossi una barca), anche se la sensazione è quella di essere appena riemersa. Vedo delle grosse pinne di cetaceo, almeno tre o quattro, all’interno di una rete attaccata ad una barca (nemmeno tanto grande, come farà a trasportarle?). La scena mi turba, penso che questa non è affatto sopravvivenza, non è necessario. Ora guardo dritto verso la costa: vedo diverse piccole barche a vela in lontananza e ancora più in là il molo. Penso che sono piuttosto lontana e che ci vorrà non poca fatica per tornare a riva. Sono sull’acqua come se ci remassi sopra ma senza avere una barca, come se la barca e la rematrice fossi io con il mio corpo. Mi chiedo se ce la farò a coprire quella distanza senza stancarmi tutto d’improvviso: le distanze in acqua non sono facili da calcolare e ciò che sembra relativamente vicino in realtà è lontano.
Inizio a procedere e mi chiedo anche se non ho paura di cosa c’è sotto l’acqua. Stranamente non mi spavento e vado dritta di fronte a me. Vedo mano a mano la distanza ridursi e mi avvicino alle barche che avevo visto in lontananza. Ora sono arrivata al molo, sono appena passata dall’acqua alla superficie di cemento. Sono a piedi nudi, indosso un costume intero da nuoto e una cuffietta di tessuto da piscina. Ci sono delle persone lì nei paraggi. Io mi sistemo il costume e nel frattempo mi tolgo la cuffia e cammino come se fosse del tutto normale che uno al molo vada in giro in quel modo.
Mi ritrovo ora ad andare a destra e a prendere una strada porticata, come quelle più strette del centro di Bologna dalle parti di Santo Stefano. Incontro una comitiva di bambini, una scolaresca, e devo fare uno slalom andando verso destra per trovare una via di scorrimento. La scena mi fa sorridere: i bambini sono così contenti di tutto, anche solo di essere lì a camminare sotto i portici (chissà qual era la meta del loro andare)…e io sono in costume come se camminassi a bordo piscina dopo una nuotata o un allenamento.
Sono con un uomo che conosco in un ufficio vicino al porticciolo di prima. Lui sta alla mia sinistra. Davanti a noi, dietro un grande vetro, c’è una gentile e simpatica signora bionda, sui cinquant’anni, piena e sorridente, con una bella voce e altrettanta vitalità. Lui deve fare delle analisi del microbiota intestinale, ma manca un foglio o una richiesta. L’ufficio sembra di tipo amministrativo, è semplice e illuminato dalla luce che proviene dalla porta di ingresso, di vetro, alle nostre spalle. Pur mancando un foglio, chiedo alla signora se è possibile lo stesso richiedere l’esame, c’è una certa urgenza e lei trova un escamotage per renderlo possibile. Io sono grata e sollevata, mi sento capita e non vittima delle solite perversioni burocratiche.
Ora sono fuori, ci sono dei ragazzini di 13-14 anni al massimo. Mi dicono che la situazione è complicata, come solo degli adolescenti potrebbero fare: non si spiegano con precisione, alludono perlopiù. C’è di mezzo una separazione, un’impossibilità a stare insieme, per una coppia del luogo, ma senza sentimenti di astio, piuttosto con dispiacere. Sembra essere accaduto qualcosa che rende tutto questo complicato.
Ora sono seduta su una sedia: alla mia sinistra siede un uomo (l’uomo della coppia, lo stesso dell’ufficio) e alla mia destra ci sono altre sedie con altre persone sedute sopra. Alle nostre spalle la parete di pietra delle case del porto, siamo in uno spiazzo o piazzetta tra le case. Una donna (della mia età) si accinge a fare dei saluti prima della partenza. Inizia dall’uomo alla mia sinistra, il suo uomo, sono loro quelli della situazione complicata. Io tengo una mano dietro la testa dell’uomo, appoggiata sulla sua area occipitale. Lei si china per salutarlo e baciarlo: sembra che il saluto delle labbra debba posarsi sulle guance ma avvicinandosi le loro labbra si incontrano. Io non sono girata verso di loro, guardo avanti in attesa del mio turno, ma sento che stanno per baciarsi. Ecco che mi sento sia la donna che quell’uomo e avverto le nostre labbra incontrarsi”.
La zolla, il mare e il serpente
“Mi ritrovo all’aperto, di giorno, accucciata in basso come i bambini, con in mano una grossa zolla di terra mista argilla, di forma ovoidale. La guardo per bene, mi rendo conto che è molto secca, come se fosse rimasta senza acqua per tantissimo tempo. Questa terra compatta è color antracite, opaco. Ci metto il palmo della mano destra sopra, partendo all’estremità avanti-sinistra e arrivando fino a quella opposta. Poggiando delicatamente la mano la terra si reidrata e vivifica, come se stesse ricevendo dell’acqua. Vedo formarsi delle venature, delle tracce. Sono felice che ora la terra sia così, rinata con l’acqua.
Nel frattempo ecco che dove sono accucciata è arrivato il mare. Ho i piedi nell’acqua, che è limpida e fredda. Non è estate. La sabbia è scura come quella di un’isola vulcanica. Ecco che a riva, portato dal movimento placido delle onde e dal suo stesso nuotare, arriva un serpente d’acqua, nero e grigio, a rombi con delle note di bianco. Sarà più di un metro, non lo vedo steso ma nel classico movimento a onda. Vedo che la sua traiettoria è quella del mio piede destro, ma non lo tolgo. Il serpente arriva e si rigira, in modo che ora che torna indietro a toccare il mio piede è la sua coda, e non il muso. Lo vedo farsi poco più avanti e poi mettere la testa perpendicolare sulla sabbia: spinge e si crea un canale per nascondersi. Realizzo che quel mare è abitato da molti serpenti e che forse è opportuno non farci il bagno”.
Sciamani in casa
“Vivo ancora nella casa della nonna D., L. deve organizzare un incontro con esperti di “stati non ordinari di coscienza” a cui parteciperà uno sciamano; io propongo casa mia (casa di mia nonna) e così ci ritroviamo io e 3 uomini in salotto. Uno è L., uno è il suddetto sciamano e un terzo indefinito.
I tre si dispongono nello spazio a formare un triangolo, lo sciamano mi invita a prendere una sostanza. Quindi io vado in camera mia, la ingerisco come se fosse una pillola, e subito la mia visione della realtà si distorce. Mi guardo le mani e le loro dimensioni cominciano a variare, prendo in mano un pezzo di lego grande (il gioco), poi riattraverso il corridoio e passo davanti al tinello per ritornare in salotto. Nel tinello ci sono mia madre con mia sorella e fratello (da parte di padre); sono molto allarmate (soprattutto mia madre e mia sorella), non capiscono cosa stia succedendo in quella stanza, vogliono entrare per controllare che non ci sia nulla di strano. Io, cercando di risultare lucida, sono molto nervosa e infastidita, le trovo invadenti e irrispettose ma non c’è modo di contenerle. Sono imbarazzata, sono stata io ad invitarli ed ora mi ritrovo in questa situazione…
Quindi entrano in salotto, la mamma vuole chiamare dei carri armati. Si affacciano nel salotto e vedono che non c’è nulla di strano. Penso in quel momento che quell’invasione di campo rappresenti il Super-io che ho interiorizzato dei miei genitori e che ancora non ho abbattuto. Sta invadendo il mio spazio, i miei interessi e il mio mondo un po’ segreto e proibito che con cura cerco di proteggere dal loro bigottismo. Mia sorella e mia madre si ritirano e io posso finalmente ricongiungermi ai tre uomini. Di nuovo, come già precedentemente mi avevano esortato a fare, lo sciamano e l’uomo ignoto mi invitano a sdraiarmi tra loro due. Non c’è nessun contatto fisico, loro sono posizionati a circa due metri l’uno dall’altro, seduti a formare i vertici di un triangolo equilatero. Io mi trovo nella mediana di uno di questi lati. Ora mi sento protetta, serena e posso finalmente entrare nell’esperienza. Lo sciamano inizia a parlare delle diverse cose che potrebbero succedere durante l’assunzione di questa sostanza, sento male ma ad un certo punto nomina un lego. In quel momento riesco a ricordarmi dell’esperienza che ho avuto in camera e gliela comunico. Penso che finalmente, a differenza della maggior parte dei sogni che faccio, vivo un maschile protettore e positivo, un maschile alleato al quale posso affidarmi”.
Note della sognatrice: un paio di giorni prima ho fatto un altro sogno che riporta sempre il tema della “magia”. Sono con mia madre e rientriamo sempre nella stessa casa (di mia nonna, dove ho vissuto la mia adolescenza). Qui vivono con noi le sorelle di E., sono due ragazze particolari, hanno dei poteri ma questo le rende anche estremamente emotive e umorali. Ricordano un po’ degli animali, forse per il grado di istintualità con cui si comportano, in contrasto con la compostezza e formalità di mia mamma. La maggiore è nervosa, mentre la piccola è più curiosa quando ci vede rientrare. La scena si svolge nel tinello. Mia madre questa volta è un po’ inibita mentre io cerco di mediare tra le due parti: le comprendo entrambe, mi comporto come un’interprete. La sensazione che ho è che la casa sia una sorta di centro per persone “dotate”; siamo femminili forti e non c’è traccia di maschili. Nel sogno penso che ancora una volta sto rappresentando un femminile alleato e speciale.