Il Sogno di Psiche è crogiolo di esperienze, riflessioni e ipotesi di indagine sul sogno e sul sognare. E’ pensato e sentito come un laboratorio, un vero e proprio spazio di lavoro in cui si hanno a disposizione strumenti, nozioni e storia della dimensione onirica: un viaggio nel mondo di Psiche, dove si formano le immagini che ci rendono ciò che siamo. Le immagini diventano idee (“ciò che è stato visto”) e come tali ci possono condurre, ispirare e liberare oppure bloccare e rallentare, nel percorso di rivelazione a noi stessi che è la Vita .
Al ritiro della coscienza e dell’Io diurno, subentrano le scene e gli attori del nostro teatro interiore: in un gioco di specchi e riflessi è rappresentata la relazione con noi stessi e quella con il mondo. Tutte le declinazioni dei bisogni di conoscenza, delle conflittualità irrisolte e delle istanze individuative, si rivelano in questo spazio che mostra “la situazione così com’è”, senza sentimentalismi.
“Gli eventi onirici indicano la via. Indicano ciò che è probabile o sicuro che si sviluppi, in base alla situazione attuale. Quindi essi incoraggiano o ammoniscono. Il soggetto nel sogno può accettare di correre un rischio e assolvere ad un compito difficile, oppure può fare un passo falso e precipitare in un dirupo. Tali esiti sono metafore che richiamano l’attenzione su qualcosa che è accaduto o sta accadendo al di fuori della consapevolezza. Dato che il sognatore -prima del messaggio del sogno- non comprende la natura dell’evento, l’immagine onirica è un invito ad esaminare i fatti esterni o psicologici. Ma l’esito indicato dal sogno può anche essere modificato o evitato se mutano la consapevolezza e la capacità del sognatore” (1).
“Il sogno sostiene lo sviluppo dell’individuo presentando il materiale che deve essere affrontato in quel momento” (2).
Quando l’Io si distanza dalla realtà interiore, il sogno giunge come vettore di forza coscientizzante: diviene cassa di risonanza della voce del Daimon (3) che vede e prevede, conservando in sè l’immagine del nostro destino.
Il sogno assolve a molte funzioni: oltre a quelle antiamnesica, compensatoria, problem solving, ludica, ristrutturante l’unità psicosomatica, traumatolitica, sua proprietà fondamentale è quella di mostrare la rete dei significati che si intessono nell’esperienza, in un continuo balance tra la necessità di adattarsi al cambiamento e quella di percepire e conservare la propria integrità e specificità.
L’attività onirica, in ultima istanza, sembra svolgere un ruolo rivelatorio e auto-correttivo rispetto alla struttura, validità e sostenibilità della nostra immagine del mondo. Ci fa entrare nelle “crepe” della sua architettura e attraverso l’esplorazione e l’osservazione possiamo comprendere come questa immagine, ormai depositata sul fondo della coscienza, rischia per abitudine e inerzia di sovrascriversi al mondo stesso, in un moto di tradimento della realtà. Come scrive Ferdinando Pessoa: “Solo i sogni sono sempre quelli che sono. E’ il lato di noi in cui nasciamo e siamo sempre naturali e nostri”, in cui quindi riscoprirci e individuarci.
L’esperienza onirica appartiene tanto alla psiche quanto al corpo, senza soluzione di continuità, ci attraversa in ogni direzione e diventa biografia, traccia storica, riscoperta di identità. Ogni qual volta riponiamo cura e attenzione al “farsi dell’anima” (4) ci prendiamo anche la responsabilità delle nostre scelte e della libertà che ricerchiamo.
Meta e contemporaneamente direzione di un vivere totale è lo sviluppo della capacità di accorpare il sentire, il pensare e l’agire in una sequenza armonica e naturale che non si oppone alla realtà, ma si accorda con essa in uno slancio vitale d’espressione di sè, all’interno di contesti di relazione con il mondo. Il sogno è uno strumento per stare nella Realtà, ci allena al mondo della veglia, ci informa sul giorno che verrà.
Il blog propone un menù composto di letture tematiche intese come angolature sull’onirico e affini: dalle riflessioni, alle teorie, i racconti, passando per i libri, i film e le immagini. Il tutto atto a promuovere cultura del sogno e del sognare, per rientrare in contatto con il linguaggio che ha dato origine e forma al mondo e ne permette il continuo divenire.
Marta Giovannini
(1) Da “Il linguaggio dei sogni. Simboli e interpretazioni” di E. C. Whitmont e S. B. Perera, Ed. Astrolabio, p. 36
(2) ibidem
(3) “Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di essere venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino”. J. Hillman, Il codice dell’anima
(4) “Chiamate, vi prego, il mondo ‘la valle del fare anima’. Allora scoprirete a cosa serve il mondo”, scriveva il poeta John Keats in una lettera del 1819. L’espressione è stata ripresa dall’analista e scrittore post-junghiano James Hillman per indicare come la vita sia l’avventura umana del vagabondare per la valle del mondo col fine di fare anima, di trasformare gli eventi in esperienze.